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Cicolano



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Cap. I Il Cicolano
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Aspetto fisico

Cicolano è chiamata fino al 1810 la Valle del Salto. E’ in quest’ anno che tale nome scompare definitivamente dagli atti ufficiali ( 1 ).
E’ noto come esso e l’ appellativo Cicoli con cui ancora oggi si indicano gli abitanti de luogo, non siamo altro che una corruzione dei termini Aequicoli ed Aequicolanum dell’ epoca classica e di Ecicoli ed Ecicolanum del Medioevo ( 2 ).
Nella forma attuale appare per la prima volta nel 761 e da quell’ anno fino al 1810, figura con le varianti di Aecicoli-Aecicolanum, Ciculae-Ciculi, in tutti gli atti ufficiali riguardanti gli abitanti di quella zona montuosa, posta ad occidente della provincia dell’ Aquila, tra le diramazioni degli Appennini centrali.
La regione in questione, comprende all’ incirca gli attuali comuni di Fiamignano, Petrella Salto ( detta anticamente Petrella dei Cicoli ), Borgorose ( in passato Borgocollefegato ), Pescorocchiano, con una estensione di circa 466 Kmq.
I suoi confini sono per la maggior parte naturali e pertanto delimitano con precisione una unità geografica. Partendo dalla vetta del Monte Nuria ( m. 1888 ), estremità settentrionale della regione, il confine segue la linea del displuvio tra il bacino del Salto e quello dell’ Aterno, includendo nel primo i piani carsici di Cornino e di Rascino ( 3 ); passa poi per le vette di Torrecane, Vignoli, Caspriola, raggiunge monte S. Rocco e il Costone volgendo ad ovest, raggiunge il Salto, proprio nel punto in cui la valle di questo si restringe in una strozzatura, tra il monte Dente e il monte Saticone, che ne termina il corso superiore. Oltre a questa strozzatura il confine corre ancora su un dorso montuoso che divide il Vallone Pratolungo, affluente dell’ Imele, dalla valle di Varri compresa nel Cicolano e infine gli affluenti di sinistra del Salto da quelli di destra del Turano.
Lo spartiacque Salto-Turano funge da limite del Cicolano fino al monte Arringo, donde il confine, raggiungendo direttamente il Salto ed il lago presso Vallececa, diviene per breve tratto convenzionale. In mezzo a questa cerchia di montagne, “Il Frassino, il Castagno, la Quercia e il Noce vi lussureggiano con tutto il rigoglio della robusta flora dell’ Appennino e oltre i mille metri, secolari boschi di faggi, di aceri e ginepri coprono le solitarie Piagge fin presso alle sublimi creste del monte Nuria e della Duchessa” ( 4 ).
Lungo questa valle scorre il fiume Salto, che nasce dalla montagna delle Verrecchie e raggiunge Scurcola e di Magliano. A mille metri sul livello del mare, in posizione dominante la Valle del Salto, sorge S. Lucia di Fiamignano, uno dei più importanti centri della regione Equicola. “ Erede dell’ antico “ Castrum “ di Poggiopoponesco fra le sue mura vissero personaggi noti e gloriosi oppure famigerati e temibili, che, per opposti motivi riuscirono a dare al loro luogo di origine una notorietà superiore a quella che gli sarebbe stata conferita dalla appartata posizione geografica”( 5 ).
I suoi abitanti furono dediti alla agricoltura e alla pastorizia e, anche se oggi il progresso ha imposto diverse necessità che hanno spinto i “ moderni equicoli “ ad abbandonare in parte il loro luogo nativo, per cercare lavoro in città, queste attività sono tuttora vive e produttive.

NOTE

  1. Sentenza del 17 maggio della commissione feudale del Re delle due Sicilie, Gioacchino Napoleone, nella controversia tra i comuni di Fiamignano, Gamagna, Petrella, Mareri, Sambuco e Poggioviano “ facenti parte del contado dei Cicoli nel II Abruzzo Ulteriore “ e la famiglia Barberini di Roma, sulla proprietà della montagna Rascino. Tuttavia nell’ uso locale, il nome Cicolano è ancor vivo; esso appare in riviste, giornali e su alcune carte geografiche.
  2. Dionisio di Alicarnasso: II, 72, fu tra i primi ad usare tali nomi.
  3. La località è nota oggi con il nome di Rascino.
  4. G. Colucci, Firenze 1866.
  5. H. Romanin, Rieti 1983: 5.

Cap. II   Cenni Storici
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II, 1 Gli Equicoli

E’ quasi impossibile dire quali siano stati i primi abitanti del Cicolano. Gli storici latini, già al loro tempo, poterono parlare di “ antica gente equicola “, d’ altra parte recenti rinvenimenti risalenti al 1961, di resti umani e di rozze ceramiche nella Val di Varri, ci riportano al periodo neolitico ( 3500-2500 a.C. ). Sul finire del VI sec. Prima dell’ era volgare, la loro storia divenne più precisa: il nome degli Equi-Equicoli ( 1 ) appare per la prima volta in un trattato di pace, stipulato nel 534 con Tarquinio il Superbo ( 2 ).
Molte città furono fondate dalla bellicosa popolazione del centro Italia, dedita essenzialmente alla agricoltura e alle armi ( 3 ), il cui centro di maggiore importanza dovette essere Nerse, nello alto Cicolano ( 4 ).
Tra i leggendari Re degli Equicoli, converrà ricordare solo i più importanti, come Sertore Resio e Settimio Modio ( 5 ), ma il personaggio più noto fu senza dubbio Gracco Clelio, “ Imperator “ degli Equicoli, cioè comandante dell’ esercito, sconfitto dal dittatore romano Cincinnato ( 6 ). Di grande importanza, presso la civiltà Equicola fu il culto dei morti; il fatto è chiaramente dimostrato dal ritrovamento di una necropoli avvenuto nei mesi scorsi, nelle vicinanze di Corvaro.
Nel territorio di Fiamignano non mancano importanti ritrovamenti archeologici ed epigrafici. In proposito, potremo citare una statua romana, riportata alla luce nella zona di Radicaro o la vasca di una fontana, oggi situata nella piazza di Fiamignano.
La storia degli Equicoli è per larga parte coincisa con una lotta continua e disperata contro Roma, in difesa della propria indipendenza. Molte volte, più che di autentiche guerre, si è trattato almeno da parte degli Equi, di disordinate incursioni nel fertile agro romano, per rifornirsi dei beni che il loro territorio, inadatto alla coltivazione, non poteva fornire. Proprio i Romani furono la causa della fine dell’ indipendenza equicola; nel 300 a.C. infatti. La coraggiosa popolazione fu definitivamente sconfitta dall’ esercito del console M. Valerio. Con la fine dell’ indipendenza, la nazione Equicola, entrata a far parte della Repubblica Romana, scomparirà del tutto dalla storia. Solo una piccola parte degli Equi riuscirà a mantenere la propria individualità: si tratta esattamente degli Equi che abitavano la Valle del Salto: è assai probabile anzi, che proprio da allora sia invalso lo uso di indicare questa parte della popolazione rimasta autonoma, con il nome di Equicoli.
Una volta piegati alla potenza di Roma, gli Equicoli della Valle del Salto vennero aggregati alla tribù Claudia, come testimoniano le numerosissime epigrafi latine rinvenute nella zona.
Con la fondazione della colonia di Carsoli, il territorio Equo fu di fatto stretto in una morsa dalle vigili sentinelle romane ( 7 ). Qualche anno dopo venne accordato loro lo “ Ius Civitatis “, cioè il pieno diritto di cittadinanza romana ( 8 ). In seguito, vennero a formare un municipio autonomo. Sotto il dominio di Cesare Augusto, fecero parte della IV Regione d’Italia, con Adriano appartennero alla provincia del Sannio, sotto il dominio di Onorio fecero parte quasi sicuramente della provincia Valeria, alla quale appartenne tutto il Cicolano fino all’ arrivo dei Longobardi, nel 568. Certo è che dalla fine del III sec., fino alla caduta dell’ Impero Romano d’ occidente ( 476 ), non si hanno più notizie del popolo Equo della Valle del Salto, ma il rinvenimento di alcune monete coniate sotto il dominio di diversi imperatori che si succedettero nella storia di Roma, fino alla caduta dell’ impero, ci lascia supporre che la zona in questione non fu mai priva di abitanti.

NOTE

  1. Presso gli scrittori Latini i due nomi Equi-Equicoli, furono usati sempre indistintamente; è solo nella tarda età classica che il secondo sembra restringersi a designare solo quella parte degli Equi-Equicoli abitanti nell’ alta Valle del Salto. ( Cfr. ENCICLOPEDIA ITALIANA, X 219; XIV, 147 ). Il loro territorio, nei tempi antichi era più esteso dell’ attuale Cicolano. Esso comprendeva le Valli del Salto e del Turano, ad ovest del Fucino, verso Rieti; ad occidente toccava i territori dei Sabini presso monte Lucretile; a meridione andava a toccare i territori di Palestrina e di Anagni. ( R. Almagià, Teramo 1909, n.2, 59 ). Qualcuno sostiene che Equi ed Equicoli siano state due tribù distinte fin dall’ inizio della loro esistenza, anche se appartenenti allo stesso bellicosissimo popolo: “ Quella che occupava la regione più aspra e più fitta di boscaglie, sulle rive del Salto e del Turano era quella degli Equicoli e l’ altra, che occupava il territorio tra l’ Algido e l’ Aniene, era degli Equi “ ( L. Colantoni, Lanciano 1889; 29 ).
  2. Tito Livio, I, 55.P.
  3. Virgilio Marone, VII, 748 – 51: “ Horrida……Gens, assuetque multoVenatu nemorum, duris aequicola glebisArmati terra excercent, semperque recentes Convectare iuvat praedas et vivere rapto”. Ib., IX, 684; “ …. Pulcher Aequicolis armis “.
  4. P. Virgilio Marone, VII, 742 – 48.
  5. Valerio Massimo, X: “ Aequicolis Septimium Modium, postea Sertorem Resium, qui primus ius feciale instituit “.
  6. Tito Livio, III, 25 – 28.
  7. Tito Livio: X, 13.
  8. M. T. Cicerone: I – 35 “ Ut maiores nostri Tuscolanos, Aequos, Sabinos, Hibernicos in civitatem etiam acceperunt “.

II, 2 Castaldato Cicolano

Del Cicolano al tempo delle invasioni barbariche dei Visigoti, condotti da Alarico, degli Unni, condotti da Odoacre, ed infine dei Goti di Teodorico, non si ha nessuna notizia. E’ solo con la sconfitta di questi ultimi da parte dei Longobardi, popolo di origine scandinava giunto in Italia nel 568, che se ne ritornò a parlare. La piccola regione cadde sotto il dominio dei barbari probabilmente già a partire dal 568, al tempo della distruzione della non lontana abazia di Farfa, nella confinante Sabina. Sotto la dominazione longobarda, apparve per la prima volta il termine “ Cicolano “ . In quegli anni cominciarono a configurarsi nuovi nomi di località, delle quali però non è sempre facile individuare l’esatta ubicazione. Alcuni nomi dei centri abitati, di cui si iniziò a parlare sotto la dominazione longobarda sono Cesiniano, di ubicazione ignota ricordata a proposito di una donazione del 762, di Teodori, figlio di Teodochi, esercitale di Rieti, al monastero di Farfa e Paterno, pure di ubicazione incerta, a proposito della donazione di un casale col colono Sabulo e la sua famiglia, avvenuta nel 767, da parte di Autone di Guadalperto, alla sopracitata abazia ( 1 ). La dominazione longobarda durerà 206 anni, fino alla morte di re Desiderio ( 774 ). In questi anni il Cicolano costituì un “ Castaldato” a se, nel “ comitato reatino “, aggregato al ducato di Spoleto ( 2 ).
Dei vari ufficiali del piccolo castaldato cicolano, ci resta memoria solo del castaldato Teodiperto e di Teudiperto, in un documento dell’ 817 ( 3 ).

NOTE

  1. RF. , II, doc. 50, an. 762, 55 “ … In Ciculis loco qui dicitur Caesinianus …”
  2. Il regno longobardo in Italia si articolava in Regioni ( 18 ), Ducati ( 36 ) – tra i più potenti quelli di Spoleto e Benevento – amministrati da duchi nominati da re, Comitati: territori o contadi sui quali governava un conte nominato dal duca.
  3. RF. , II, doc. 250, an. 821, 207: “ Breve memoratorium qual iter venit Teudipertus castaldus de Fciculis”.
II, 3 Il Cicolano e I Franchi

Il Castaldato cicolano si mantenne tale anche sotto i franchi, scesi in Italia nel 774 con Carlo Magno. In questo periodo presero vita nella zona, diverse località. Così, nel 778, troviamo menzionati i tre centri di Cesenano, Cangiano e Vico ( 1 ), in alcune donazioni fatte al monastero di Farfa dal chierico Teudiperto. Mentre è incerta l’esatta ubicazione dei primi due, quasi sicuramente il terzo centro corrisponde allo attuale S. Stefano di Riotorto, come attestano due documenti degli anni 877 e 1191, i quali parlano rispettivamente di un “ Vicolo “ o “ Vico “, che si può quasi con certezza identificare col citato villaggio. Nel 972 viene menzionato per la prima volta il fiume Salto. I coniugi Goderisio e Alda, infatti, nel donare all’abate di Farfa, Mauroaldo, le loro quattro case, affermano che esse si trovano nelle vicinanze del fiume Salto ( 2 ).

NOTE

  1. I RF. , II, doc. 112, an. 778, 98 – 9. “ De mea substantia casas in Eciculis in fundo Cesenano quae reguntur per Patriciolum et Lupulum et Ferrulum casas, vineas, terras … quanta ipsi suprascripti coloni ad suam tenent manum ….”. II RF. , II, doc. 118, an. 778, 102: “…. Portionem meam in Eciculis in integrum, in loco qui dicitur Vicus, casas nostras quae reguntur per Bonolum et Antoniolum, cum terris, vineis, omnia in integrum …”
  2. II RF. , II, doc. 153, an. 792, 128 – 9: “ …Et in flumine Saltus casa quae reguntur per Causepertum et Trasecundam “. Nessuno degli antichi scrittori cita il fiume Salto, esso era conosciuto con il nome di “ Imele “ ( Himelis ).

II, 4 Le invasioni Saracene

Verso la fine del sec. IX, la furia devastatrice dei Saraceni si abbatté sul Cicolano. La vicina abazia di S. Salvatore venne distrutta dagli Agareni ( altro nome dei Saraceni che adoravano il dio Agar ) nell’ 891 ( 1 ), ed è quest’anno che risale infatti, la loro occupazione del Cicolano. Del passaggio dei nuovi invasori in questa zona restano, ancora oggi, indubbi segni; basti pensare ad alcuni terreni presso S. Lucia di Fiamignano, detti “ Muro saraceno “.
Al periodo della dominazione di questo popolo, in parte di origine araba, si fa risalire il sorgere, nel Cicolano, di numerosi castelli ( se ne contano in tutto 31 ). Le popolazioni, spaventate dalle continue incursioni devastatrici, cominciarono ad edificare luoghi adatti alla difesa, quelle rocche e quei castelli di cui, in qualche caso, rimangono tracce ancor oggi. Si trattava evidentemente, di costruzioni senza alcuna pretesa militare, ma che potevano ben servire come rifugio in caso di assalti nemici. Di tanti castelli, la maggior parte è oggi scomparsa, dei rimanenti non ci restano altro che ruderi. Tra i più importanti, ricordiamo quelli di Poggiopoponesco e di Radicaro; il primo, nelle vicinanze dell’antica Vesbola, è quasi del tutto scomparso per dar luogo, circa un chilometro più a est, allo attuale villaggio di Fiamignano; il secondo, che sorgeva sul colle della Comunanza, ha seguito la stessa sorte, ed ha lasciato il posto al villaggio di Radicaro.
Il dominio Saraceno nel Cicolano, ebbe probabilmente fine nel 910; quest’anno avrebbe dovuto segnare un momento di grande rinascita per la piccola regione del centro Italia, l’inizio di una vita più rigogliosa e feconda, eppure fino a qualche anno fa, sembrava che un velo di morte fosse sceso su questa zona, mancando per i sec. X, XI e XII ( 2 ), qualsiasi attestazione storica. Solo ora, con la pubblicazione dell’intero cartario di Farfa, si può affermare che il Cicolano, anche durante un periodo così oscuro, continuò la sua umile vita, mantenendosi sempre a castaldato. I documenti giunti fino a noi non sono molto numerosi, in compenso citano nuove località, delle quali fino a questo momento non si ha alcuna testimonianza. Ricordiamo in proposito, Radicaro e Punzano. Nel 1038 si iniziò a sentir parlare dei territori di Varri e di Pescorocchiano. Nel 962 il Cicolano passò, insieme alla Marsica, alla Chiesa Romana, per donazione dell’imperatore Ottone I di Sassonia ( 3 ). Nel 974 si tornò a parlare, dopo ottantatre anni di abbandono, del monastero di S. Salvatore.


NOTE


  1. Cfr. RF. , II. 15.
  2. R. Almagià, Teramo 1909: 64: “ Nei documenti dei secoli X e XI e di buona parte del XII, non trovo menzione del nome Cicolano ”.
  3. D. Lugini, Rieti 1907: 113.

II, 5 Abruzzo Citeriore – Abruzzo Ulteriore

Negli anni compresi tra il 1143 ed il 1150, il Cicolano passò sotto la dominazione dei Normanni, scesi in Italia oltre un secolo prima. Erano anni in cui esso aveva ormai acquisito una fisionomia ben definita. Durante il periodo feudale, che con alterne vicende durò fino al 1810, si ebbe un primo accenno alla scarsa popolazione che, per la verità, restò tale anche nel corso dei secoli successivi. Con la caduta del potere normanno ( 1194 ), ebbe fine anche la struttura dei territori comitali ed entrarono in vigore i giustizierati; Federico II di Svevia infatti, in una curia generale tenuta a Messina, divise il territorio del Regno di Napoli in nove provincie dette “ Giustizierati “, tra i quali quello d’Abruzzo, con sede nel corso del tempo, a Sulmona, a Penne, a L’Aquila ( 1 ). Nel 1273, Carlo I d’Angiò divise il troppo esteso giustizierato d’Abruzzo in due parti: “ Citra “ e “ Ultra “; il fiume Pescara fungeva da confine. Il Cicolano venne a far parte dell’Abruzzo Ulteriore. Infine, nel 1684, Carlo II di Spagna divise l’Abruzzo in tre provincie: Abruzzo Citeriore ( Chieti ), Abruzzo Ulteriore I ( Teramo ), Abruzzo Ulteriore II ( L’Aquila ), nel quale fu incluso anche il Cicolano ( 2 ). E’ proprio con la forma amministrativa dei giustizierati, che si venne a parlare di “ provincia Cicolana “.


NOTE


  1. P. A. Di Michele: Rieti, 1970: 41.
  2. E. Abbate: Roma, 1909. I, 353.

II, 6 I Baroni Mareri

La famiglia Mareri dominò il Cicolano per oltre quattro secoli, e non di rado entrò in lotta con i sovrani della corte di Napoli, alla quale il Cicolano era soggetto ( 1 ). Il primo Mareri di cui si ha menzione, è Filippo, sposo di Imperatrice, figlia di conti locali. Dopo la scomparsa di Filippo Mareri, avvenuta prima del 1228, i possedimenti furono divisi tra i suoi figli maschi, Tommaso e Gentile. Nel 1241, Tommaso, per essersi rifiutato di eseguire alcune commissioni imperiali, venne spogliato di tutti i suoi beni; li ottenne di nuovo grazie all’aiuto del pontefice Innocenzo IV, che dichiarò devoluto alla Romana Chiesa il regno di Napoli alla morte di Federico II.
Ma i Mareri, ben presto furono di nuovo costretti a vedere i loro feudi passare ad altre mani, quelle di Carlo I d’Angiò, il quale aveva sconfitto Corradino di Svevia, insieme con i suoi alleati, tra cui i Mareri, nel 1268, nella battaglia combattuta tra il monte Carce e Scurcola. Essi, insomma, passarono al potere regio e furono donati da re Carlo I, ai diversi signorotti del luogo. Dei Mareri non si sentì più parlare per diversi anni, eppure si deve pensare che essi tentarono più volte, e con successo, di tornare al potere. Col trascorrere del tempo, la potente famiglia tornò infatti nelle grazie della corte di Napoli, non per niente nel 1306, venne investita dal re dei Feudi di Mareri, Petrella, Girgenti e Rascino: i territori aumentarono nel corso degli anni seguenti. Sul finire del 1400, tuttavia, la dominazione dei Mareri iniziò il suo cammino verso la fine; nel 1574 troviamo ancora un Giovanni Antonio Mareri, che ricevette l’investitura dei Feudi di Collefegato e di Poggiovalle nel 1584 ( 2 ).
In seguito si ha notizia di Cesare e Francesco Mareri, ultimi epigoni della nobile famiglia, che per tanto tempo era stata la padrona quasi incontrastata del piccolo regno Cicolano.


NOTE


  1. P. A. Di Michele, Rieti, 1970: 42
  2. D. Lugini, Rieti, 1907: 279 – 81.

II, 7 I Conti di Cicoli

Già nel sec. XIII, alcuni castelli del Cicolano erano stati per breve tempo in mano ai Colonna, ma solo nel 1848, col possesso del Feudo di S. Anatolia, cominciò lo stabile dominio di questa nobile famiglia sulla nostra regione ( 1 ). Primo signore di detto Feudo fu Lorenzo Colonna a cui successe il figlio Antonio. Altri signori si avvicendarono con il trascorrere degli anni, determinando le sorti di genti e paesi. La vita dei piccoli Feudi era già molto dura per ragioni ambientali, ma sotto il dominio dei Colonna la povertà e la miseria assunsero aspetti ancor più tristi. Nel 1656, il terribile flagello della peste, che travolse il regno di Napoli, raggiunse anche il Cicolano. La popolazione venne decimata, basti pensare che il numero delle famiglie di S. Anatolia, passò da 90, nel 1648, a 43, nel 1669 ( 2 ). Piuttosto scarse sono le notizie a nostra disposizione sulla famiglia Colonna; sappiamo però con certezza che essa fu sempre presente nelle vicende del Cicolano fino alla abolizione del feudalesimo, in particolare nelle questioni riguardanti i territori di S. Anatolia, Spedino e Corvaro.


NOTE


  1. Stemmi della famiglia Colonna nel Cicolano si possono osservare uno nella fontana di Fiamignano, artisticamente scolpito, datato 1585; due a Mareri, uno dei quali porta le iniziali P. C. , datato 1577; uno nella fontana di Fontefredda, rozzamente inciso su pietra calcarea.
  2. ( P. A. Di Michele, Rieti, 1970: 52 ).

II, 8 La Rinascita del Cicolano

Una pallida idea dello strapotere dei signori e della misera esistenza della umile gente del Cicolano, si può avere scorrendo gli Statuti Feudale del Cicolano ( 1 ), che riguardano i feudi di Petrella Salto, Rigatti, Marcetelli e altri. Il signore aveva completa giurisdizione civile e criminale ( 2 ), con il diritto di eleggere giudici ed ufficiali, destinati ad amministrare la giustizia. Al signore aspettava anche la gran parte delle risorse della terra, ogni diritto sui pascoli, sui corsi d’acqua e sul bestiame.
Con la fine del feudalesimo, un’aria nuova tornò a spirare sul Cicolano. Per volontà di Gioacchino Murat, succeduto a Giuseppe Bonaparte, quale vicerè del regno di Napoli, venne ridotto il numero dei comuni, i quali vennero riuniti entro unità più vaste ( 1808 ). Dopo qualche anno, l’intera provincia dell’Abruzzo II Ulteriore, venne divisa nei tre distretti di Sulmona, L’Aquila e Cittaducale. Il Cicolano venne aggregato a quest’ultimo. Esso fu suddiviso nei due circondari di Petrella e Mercato, e di Borgocollefegato.
Col ritorno nel 1815, del regno di Napoli ai Borboni, e precisamente a Ferdinando I delle due Sicilie, iniziò anche nella nostra zona l’ attività dei carbonari. Proprio in virtù di questo sentore di libertà, le popolazioni di quei luoghi accolsero con entusiasmo la costituzione emanata dallo stesso re Ferdinando. Così l’anno seguente ( 1821 ), circa mille uomini combatterono sotto il comando del generale Pepe, per sbarrare il passo all’esercito austriaco presso Rieti, per impedirgli l’occupazione del regno di Napoli ed il ripristino del governo assoluto. Inutile dire che furono sconfitti dai dominatori venuti dal nord. Ferdinando II, che regnò dal 1830 al 1858, visitò il Cicolano per meglio definire la linea di confine tra il suo Regno e lo Stato Pontificio. Conclusione della visita fu un patto, stipulato nel 1840 e ratificato solo nel 1842; in base ad esso, al re sarebbero spettati i villaggi del Cicolano di Offeio e S. Martino, in cambio del villaggio di Casette, che, dal Regno, venne ceduto alla chiesa.


NOTE


  1. I più antichi d’Abruzzo, furono rinvenuti nel 1932, in un codice del sec. XIV, dall’Archivio Vaticano ( A. A. Arm. I XVIII. 3660 ). Consta di 87 cc. , numerate in varie riprese …. scritto da varie mani, una principale della fine del sec. XIII che si può portare a circa il 1294. ( P. Sella, Casalbordino, 1933: vol. I ). I giudizi vengono svolti in base alle costituzioni del Regno e la consuetudine locale.
  2. Negli Statuti si ha qualche traccia di leggi penali: a Petrella, per esempio, centro del feudo con una “ curia “ con cancelliere e notaio, è vietato portare armi e giocare a dadi. ( Ibidem ).

II, 9 Il Brigantaggio

Nel 1860, anche i quattro comuni del Cicolano fecero subito atto di adesione al governo del Re Vittorio Emanuele II; fu tuttavia una adesione di breve durata. Subito dopo, per vari motivi, tra i quali la probabile pressione esercitata dal defunto regime, la gente del Cicolano iniziò a dare segni di insofferenza, fino a quando il 28 Ottobre, si ebbe una sollevazione generale della zona contro il nuovo regno d’Italia ( 1 ). Solo nel novembre dello stesso anno, tornò un po’ di pace. Si tentò di spegnere con ogni mezzo dle rivolte, ma la repressione spinse non pochi ribelli al Brigantaggio, Sostenuti anche dalla speranza di un ritorno al potere del deposto re Francesco II.
La piaga del Brigantaggio afflisse per molti anni il Cicolano; si trattava generalmente di piccole bande di fuorilegge che commettevano ogni sorta di saccheggi, rapine ed estorsioni.  Dalle numerose bande, alcune vennero sgominate dalla forza pubblica, altre furono invece indotte a costituirsi spontaneamente.


NOTE


  1. P. A. di Michele, Rieti 1970: 69

CONCLUSIONE

Con la fine del feudalesimo prima, e con l’unità d’Italia poi, nel Cicolano si iniziò a sperare che un po’ di benessere cominciasse a fiorire anche in questa terra, che raramente aveva vissuto momenti di pace e floridezza; tuttavia gli anni trascorrevano e la speranza si consumava nell’attesa.
Di una linea ferroviaria, quella della Valle del Salto, decretata con la legge del 14 Marzo 1865 ( 1 ), come pure di una cava di petrolio nei pressi di Riotorto, non si è più parlato ( 2 ). Le scarse opere pubbliche, realizzate in un secolo di storia, si possono contare sulle dita di una mano. L’opera maggiore è senza alcun dubbio la costruzione del grande bacino del Salto – 280 milioni di metri cubi di acqua – terminato poco prima dell’ultima grande guerra che, sebbene abbia spogliato l’intera zona delle terre più fertili, lungo il letto del fiume omonimo, costituisce, data la sua felice posizione, un forte richiamo turistico. Con l’ampliamento della provincia di Rieti ( 12 Gennaio 1927 ), il Cicolano entrò a far parte del circondario di Cittaducale e fu staccato dalla provincia dell’Aquila.
I quattro comuni di Fiamignano, Petrella Salto, Pescorocchiano e Borgocollefegato ( Borgorose ), contano oggi oltre settanta frazioni. Nell’ultimo secolo la popolazione della zona ha subito un sensibile aumento, nonostante , le non poche vittime del terremoto del 13 Gennaio 1915 e delle ultime guerre. Nell’ultimo ventennio tuttavia, soprattutto i giovani hanno abbandonato il Cicolano nella speranza di un’avvenire migliore, in città. Attualmente il Cicolano è ben collegato alla città di Rieti grazie ad una superstrada, il cui ultimo tratto è stato terminato proprio questo anno. Al capoluogo abruzzese, la nostra regione è collegata tramite una autostrada in funzione ormai da sedici anni.


NOTE


  1. D. Luigini, Rieti, 1907: 65 – 6.
  2. T. Bonanni, L’Aquila, 1883: 109.

Cap. III
Strutture economiche e produttive
del Cicolano
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Pur essendosi verificato in questi ultimi anni, un indubbio miglioramento delle condizioni di vita del Cicolano, in relazione ad una maggiore dotazione di servizi sociali, non è stato registrato alcuno sviluppo, per quanto riguarda le strutture economiche.  Le scarse possibilità di sfruttamento in agricoltura, per ragioni di carattere morfologico, la mancanza di insediamenti industriali, nonché la sporadicità delle iniziative turistiche, costituiscono i motivi fondamentali della mancata crescita economica.  Tutto ciò pone in chiara evidenza come il fattore “ montagna “ incida profondamente nella economia di una zona, condizionandone lo sviluppo.  Pertanto il potenziale economico di questa regione, riveste un carattere preminentemente agricolo – silvo – pastorale.  La massima componente del valore della produzione del settore primario, è data infatti dalla produzione silvo – pastorale.  Urge pertanto operare affinché la rete viaria provinciale, tuttora limitata, venga ammodernata ed ampliata con opportune modifiche.  Oltre al settore turistico, da tali realizzazioni potrebbero trarre sensibile vantaggio anche le attività terziarie generalmente considerate.
Non può inoltre escludersi, sia pure in una prospettiva non immediata, che la zona del Cicolano, la quale ha carattere di complementarietà tra i nuclei industriali di Rieti, Cittaducale ed Avezzano, possa accogliere insediamenti industriali, quali dipendenze dei nuclei menzionati, che non si pongano in antagonismo con l’agricoltura, ma ne divengano un prezioso sostegno.  Le colture che interessano prevalentemente l’economia agricola del Cicolano, sono rappresentate dai cereali e dalla patata.  Non viene praticata la coltura dell’ulivo, mentre molto diffusa è la coltura del nocciolo.  Rilevante importanza economica assume la produzione foraggera, proveniente in gran parte, da prati e pascoli di cui la regione è ricca.  L’allevamento del bestiame risulta ben distribuito in tutte le località della zona, con prevalenza di ovini, seguono i bovini e gli equini.  La valle del Salto, con i suoi paesaggi estremamente suggestivi, con l’apertura dell’autostrada Roma – L’Aquila, è lambita, seppure ai suoi margini, da un’imponente corrente di traffico e di scambi di natura extra regionale.  Grazie alle nuove vie di comunicazione, la zona potrebbe aspirare a quello sviluppo turistico, fino ad oggi impossibile, a causa della lontananza da importanti arterie di comunicazione.  

Cap. IV
Presentazione del Punto di Inchiesta
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S. Lucia di Fiamignano

Il luogo presso il quale sono state svolte le inchieste a partire dal Settembre 1990, è S. Lucia frazione di Fiamignano, in provincia di Rieti.  Fiamignano ha assistito nel corso del tempo a momenti di incremento demografico, tuttavia attualmente la popolazione è notevolmente diminuita a causa delle scarse possibilità di impiego che offrono quei luoghi.  La tabella che segue indica il numero di abitanti che dal 1861 ad oggi risiedono nel suddetto comune.


Superficie al 1971
1861
1871
1881
1901
1911
1921
1931
1936
1951
1961
1971
1981
1987
1991

ha 10.070
3.402
3.227
3.475
4.142
4.397
4.515
4.690
4.366
4.270
3.492
2.463
1.969
1.914
1.858

Indicatori Socio – Economici ( 1 )



Censimento Ottobre 1981
Popolazione senile ( età 60 anni ed oltre )
Popolazione infantile e giovanile
( età inferiore a 15 anni )
1969
532

282
Popolazione Attiva
Occupati548
Disoccupati36
In attesa di prima occupazione88
Totale672
In Condizione Professionale per Settore di Attività Economica
Agricoltura, Caccia, Foreste, Pesca110
Industria208
Altre Attività266
                                Addetti alle Unità Locali
Industria, comprese costruzioni edilizie
59
Commercio, Pubblici esercizi, Alberghi60
Trasporti e comunicazioni10
Pubblica Amministrazione , Servizi Pubblici e Privati72
                         Reddito procapite( Dati B. S. Spirito 1987 milioni )

NOTE

  1. Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura Rieti,  Rieti 1990.
Cap. V  
La Scelta degli Informatori
__________________________________________________________________

V, 1  Considerazioni Generali

Non è stato sempre facile condurre una inchiesta dialettologica; in primo luogo, infatti si è dovuto scegliere gli informatori, compito straordinariamente delicato, che non solo ha richiesto molto tempo, ma anche un notevole dispendio di energia, pazienza e soprattutto esperienza maturata solo con il trascorrere dei mesi.  E’ lecito chiedersi secondo quali modalità sia avvenuta la scelta.  A S. Lucia ho avuto la fortuna di conoscere, ancor prima di cominciare le indagini dialettologiche, un intero nucleo familiare a cui componenti ho spiegato i motivi del mio interesse per il dialetto di quei luoghi; così, molto gentilmente, tutti si sono offerti di aiutarmi a svolgere il mio lavoro, collaborando con vivo entusiasmo.  Il capofamiglia, Angelo Alvisini, è il proprietario del bar di S. Lucia di Fiamignano e mi è stato di grande aiuto perché, come è noto, in un piccolo centro il bar costituisce il luogo presso il quale si riuniscono gli uomini dopo il lavoro.  Non a caso, proprio lì ho conosciuto i miei primi informatori di sesso maschile che mi hanno fornito molti dati dialettologici preziosi.  La mia ricerca sarebbe stata, se non impossibile, assai ardua, se non avessi avuto al mio servizio uno strumento insostituibile; il registratore.
Il suo uso, tuttavia, non è semplice come potrebbe sembrare; esso, infatti, influenza necessariamente l’informatore, e mentre alcune persone si sono mostrate totalmente indifferenti alla sua presenza, altre ne sono state fortemente condizionate ed hanno reagito in modi diversi ( 1 ).  Il suo uso insomma ha dei pro e dei contro, ma costituisce pur sempre un mezzo indispensabile per le ricerche dialettologiche.  Dal canto mio, non ho ritenuto opportuno nasconderlo, perché ho sempre voluto agire “ alla luce del sole “, cioè stabilendo con gli informatori un rapporto basato sulla sincerità e sulla cordialità.  Durante il corso delle registrazioni ho avuto quasi sempre al mio fianco Armanda Alvisini, figlia di Angelo, prima ricordato; è per merito suo che ho avuto la possibilità di conoscere molte persone del paese, di entrare nelle loro case, di sondare il terreno prima di dare il via alle inchieste, di parlare dei problemi quotidiani, di entrare insomma nella loro vita, sebbene solo per qualche ora.

V, 2  Sesso

Dalla mia esperienza è emerso che le donne sono, di norma, le rappresentanti più affidabili del dialetto locale, poiché, nel corso della loro vita hanno viaggiato meno rispetto agli uomini, sono rimaste quasi sempre nelle loro case con i figli, non hanno combattuto la guerra, ecc…
Gli uomini, al contrario si sono spostati frequentemente da un paese all’altro, quando non sono addirittura venuti in città per motivi di lavoro.  Le donne conoscono alla perfezione tutto ciò che riguarda la casa, sanno tessere e filare ( dunque conoscono ancora, per esempio, i nomi delle varie parti del telaio ), fare il pane, e, non di rado usano correntemente la terminologia agricola tradizionale.  Purtroppo, però, difficilmente si mettono a disposizione del raccoglitore, perché troppo impegnate nei lavori domestici o agricoli; non a caso i primi informatori sono stati solo ed esclusivamente uomini.

V, 3   Età

Le persone più adatte sono risultate quelle di età compresa tra i 50 e gli 80 anni; non ho tralasciato, tuttavia, di intervistare anche una donna di 26 anni ( Armanda Alvisini ), la quale, con tutti i limiti che la sua giovane età comporta, è risultata una discreta conoscitrice del suo dialetto.  E’ chiaro che i soggetti più giovani non padroneggiano completamente il vocabolario dialettale, ma è pur vero che le persone molto anziane si stancano facilmente, non sempre sono vivaci intellettualmente, spesso hanno vuoti di memoria e non di rado hanno una pronuncia poco chiara per mancanza di denti ( 2 ).
Quando è stato possibile, ho cercato di proporre lo stesso argomento a diverse persone, anche in separata sede, per cercare di ottenere il maggior numero di dati.  Questa scelta, medidata a lungo, è risultata utile perché mi ha fornito la occasione di confrontare forme e parole che, a volte, sono risultati leggermente diverse o anche in netta antitesi tra loro.

V, 4   Grado di Istruzione

I questionari che ho avuto a disposizione vertono su diversi argomenti tutti strettamente connessi alla vita quotidiana e alle attività che si svolgono in paese; ho ritenuto perciò necessario scegliere come informatori persone che avessero praticato l’agricoltura, che conoscessero come si lavorano le carni del maiale, che sapessero tessere o che avessero avuto a che fare con gli animali domestici ecc…  Ho tentato qualche volta di intervistare persone colte, ma con scarsi risultati, non perché le persone di una certa levatura sociale non sapessero parlare il dialetto ( anzi molte volte, sono proprio questi soggetti che si sforzano di parlare un dialetto più “ fedele “ di quello parlato da chi non ha un buon grado di istruzione e che magari deve spostarsi in città ), ma probabilmente perché il medico, l’ingegnere, l’insegnante, provano vergogna ad esprimersi in una lingua che è ancora sinonimo di ignoranza, povertà e miseria, ormai superate dall’odierno benessere, è come se si volesse cancellare dalla memoria il passato !
D’altra parte si commetterebbe un errore gravissimo se si identificassero le persone colte con quelle intelligenti; così nelle classi inferiori si trova spesso un talento naturale, non accompagnato da una istruzione corrispondente.  Ci si meraviglia nel vedere come persone semplici rispondono con tanta spontaneità e prontezza alle domande poste loro.

V, 5   Provenienza

Tra le condizioni necessarie è importante che l’informatore sia nato e vissuto in paese e che provenga da una famiglia del luogo; per questo non ho mai tralasciato di chiedere il luogo di nascita l’attività svolta e gli eventuali spostamenti dal sito di origine.  Il ritmo dell’inchiesta è stato fortemente condizionato dal temperamento della persona intervistata.  C’è chi ha risposto riflettendo prima di parlare, chi invece è riuscito a capire immediatamente ciò che poteva essere utile per la mia ricerca; non è mancato chi si è accontentato di fornire semplicemente il termine dialettale corrispondente a quello italiano, ed infine chi si è perso in inutili chiacchiere, dimenticando il suo compito ( 3 ).  Le inchieste si sono svolte in un primo momento nel bar di S. Lucia di Fiamignano, successivamente nelle abitazioni degli informatori; ciò ha comportato il vantaggio di avere a disposizione una notevole quantità di materiale etnografico, ( si pensi per esempio agli oggetti usati in cucina ).  Qualche volta non solo l’informatore, ma anche altri membri della famiglia sono stati presenti durante lo svolgimento delle inchieste, ma questa situazione, se ha portato a confrontare l’uso di diversi termini, ha avuto il forte limite di rendere incomprensibile l’ascolto del nastro registrato a causa delle voci che si sono sovrapposte e delle persone che, parlando tra loro, hanno continuamente interrotto l’inchiesta.  Il tempo impiegato in ogni singola “ seduta “, è variato a seconda dell’argomento da trattare e della disponibilità degli informatori; in base a queste condizioni la durata di ogni registrazione è oscillata tra i 40 minuti ed un’ora e un quarto circa.

NOTE

  1. In proposito, mi sembra opportuno citare quello che è accaduto durante la mia prima inchiesta,     svoltasi nel Settembre 1990.  L’informatore, Alberto Falsarone, non sapeva che questa si sarebbe svolta con l’ausilio del mezzo meccanico, ed aveva dunque accettato con tutta tranquillità di rispondere alle mie domande.  Quando però collocai il registratore sul tavolo, ciò deve averlo influenzato non poco, perché iniziò a parlare quasi solo italiano, e non senza imbarazzo.  Altre persone hanno invece mostrato sul momento una certa emozione, poi superata con molta facilità.  Altre ancora sono state ben felici di rendersi utili ed hanno voluto, a fine inchiesta ascoltare la loro voce incisa sul nastro.
  2. K. Jaberg e J. Jud,  Milano  1987:  I,  243.
  3. Ibidem :  247 – 8.

V, 6   Gli Informatori


Pasquale Antonini nato a S. Lucia di Fiamignano nel 1914, professione Norcino.
( Allevamento, Uccisione, Lavorazione del maiale e conservazione dei salumi ).

Domenico Antonini nato a S. Lucia di Fiamignano nel 1922, professione macellaio.
( Allevamento, Uccisione, Lavorazione del maiale e conservazione dei salumi ).

Angelo Alvisini nato a S. Stefano di Fiamignano nel 1935, professione gestore del bar di S. Lucia.
( Allevamento, Uccisione, Lavorazione del maiale e conservazione dei salumi e Il Corpo Umano).

Armanda Alvisini nata a S. Stefano di Fiamignano nel 1965, diplomata presso l’Istituto Tecnico Commerciale di Rieti.  ( Il Corpo Umano ).

Rosaria Cherubini nata a S. Lucia di Fiamignano nel 1908, casalinga.
( Animali domestici e d’allevamento, Altri animali, la Terra il cielo ed i Fenomeni Atmosferici, Tempo, Spazio, Quantità, l’Abbigliamento e i Colori ).

Carmine Rencricca nato a S. Lucia di Fiamignano nel 1942, professione fabbro.
( L’Agricoltura, le Piante, le Erbe ).

Alberto Falsarone nato a S. Lucia di Fiamignano nel 1932, professione finanziere.
( Allevamento, Uccisione, Lavorazione del maiale e conservazione dei salumi ).

Fausta Rencricca nata a S. Lucia di Fiamignano nel 1924, casalinga.
( La vita domestica ).

Cap. VI
__________________________________________________________________
Trascrizione dei suoni

L’uso del registratore ha reso non necessaria la trascrizione nel momento stesso in cui le inchieste sono state effettuate.  Questo ha consentito di risparmiare tempo e di evitare le continue interruzioni che ha una trascrizione immediata avrebbe richiesto.  Le diverse inchieste sono state trascritte in un secondo momento, in modo da rendere la lettura comprensibile non solo agli addetti ai lavori, ma a chiunque desideri avvicinarsi realtà dialettale.  I simboli fonetici adottati sono per la maggior parte identici alla normale grafia italiana, sono stati presi solo pochi accorgimenti per poter riportare sulla carta suoni che nello italiano standard sono del tutto assenti.
Così si è fatto uso di / / per raffigurare la sibilante palatale preconsonantica, di / J / quando si è sentita la necessità di specificare che non ci si è trovati di fronte ad un suono vocalico.  Le consonanti soggette a sonorizzazione o ad assordimento sono state trascritte con un trattino verticale sotto di esse.  Il raddoppiamento sintattico, tipico dello italiano centro – meridionale viene sempre riportato, mentre gli accenti sono segnati quando la parola è sdrucciola, quando ci si trova di fronte ad esiti di parole metafonetiche, ogni qual volta vi sia ambiguità.
VI, 1   Suoni Vocalici

Le vocali / a /, / i /, / u / si trascrivono come in italiano.
/ è / …. è, la “ e “ aperta dell’italiano “ sèrra
guèrra “  ( voc. Palatale medio – bassa, suono aperto ).
/ é / …. è la “ e “ chiusa dell’italiano “ céra, séra “
( voc. Palatale medio – alta, suono chiuso ).
/ ò / …. è la “ o “ aperta dell’italiano “ òca, còlla “
( voc. Velare medio – bassa, suono aperto ).
/ ό / …. è la “ o “ chiusa dall’italiano “ όrso, pόnte “
( voc. Velare medio – alta, suono chiuso ).

VI, 2   Suoni Consonantici

Le consonanti “ p,  b,  t,  d,  l,  r,  f,  v “ si trascrivono come nella normale grafia italiana.
Lo stesso vale per le consonanti “ c “ e “ g “, per cui
/ c / …. è la “ c “ dell’italiano “ césto, cìnema “.
( cons. affricata palatale sorda, davanti a / e /  ed  / i / ).
/ c / …. è la “ c “ dell’italiano “ càne, còro “
( cons. occlusiva velare sorda, davanti a / a /,  / o /.  / u /).
/ ch / …. è il  “ ch “ dell’italiano “ òche, pòchi “
( cons. occlusiva velare sorda, davanti ad / e / ed / i / ).
/ chi / …. È il “ chi “ dell’italiano “ chiàve, òcchio “
( cons. occlusiva prevelare sorda, davanti ad / i / semivocalica o semiconsonantica ).
/ g / …. è la “ g “ dell’italiano “ gènte, agìre “
( cons. affricata, palatale sonora, davanti ad / e / ed / i / ).
/ g / ….è la “ g “ dell’italiano “ gàra, gàmba “
( cons. occlusiva, velare – sonora, davanti ad / a /, / o /, / u / ).
/ gh / …. è il “ gh “ dell’italiano “ ghìro, pàghe “
( cons. occlusiva, velare - sonora davanti ad / e / ed / i / ).
/ ghi / …. è il “ ghi “ dell’italiano “ ghiànda “
( cons. occlusiva, prevelare – sonora, davanti ad / i / semivocalica o semiconsonantica ).
/ ggl / …. è il “ gl “ dell’italiano  “ màglia, fìglia “
( cons. laterale – palatale, sempre intensa in posizione intervocalica ).
/ ggn / …. è il “ gn “ dell’italiano “ gnòmo, mugnàio “
( cons. nasale – palatale, intensa in posizione intervocalica ).
/ sc / …. è la “ c “ del toscano e del romanesco “ nòsci “
( sibilante – palatale ).
/ ∫ / …. è il suono di cui si è detto sopra, ma in posizione anteconsonantica.
( aquilano ∫tèo ).
/ ssc / …. / sc / dell’italiano “ àscia, pèsce “.
( sibilante, palatale intensa ).

VI, 3   Sonorizzazioni e Desonorizzazioni ( Assordimenti )

• / b / quando tende a desonorizzarsi b > p
• / d / quando tende a desonorizzarsi d > t
• / g / quando tende a desonorizzarsi g > c
• / v / quando tende a desonorizzarsi v > f

• / p / quando tende a sonorizzarsi p > b
• / t / quando tende a sonorizzarsi t > d
• / c / quando tende a sonorizzarsi c > g
• / f / quando tende a sonorizzarsi f > v

N.B.  Lettere simboleggiate con un trattino verticale sotto di esse, che assumono le sembianze sonore delle lettere della tabella di destra.

Cap. VII  
Fenomeni Linguistici
__________________________________________________________________

VII, 1   Vocalismo
VII,   1.1 Sistema Eptavocalico

Il sistema vocalico latino subì modifiche considerevoli nell’uso popolare.  Dal latino arcaico la norma classica ha ereditato solo cinque vocali, ognuna delle quali aveva due valori a seconda della sua lunghezza.  Queste distinzioni di lunghezza vocalica non solo erano alla base della versificazione latina, ma soprattutto indicavano spesso l’unica differenza fonologica tra le parole di diverso valore semantico, per esempio, ŏs “ osso “ e ōs “ bocca “.  Le variazioni di lunghezza vocalica assumevano importanza anche nella struttura grammaticale: così nella declinazione RŎSĂ era nominativo e RŎSĀ ablativo, mentre nella coniugazione soltanto la lunghezza vocalica serviva a differenziare, per esempio, le forme del presente LĔGĬT, LĔGĬMUS e le corrispondenti forme del perfetto LĒGĬT, LĒGĬMUS. Nel latino volgare tutti questi valori scomparvero. Distinzione quantitative furono sostituite da distinzioni qualitative ( 1 ).

VII, 1.2 Dittongamenti

Non è presente il dittongamento di è ed ò in sillaba libera, per cui avremo pèe “ piede “,
bόnu “ buono “ ( e bòna “ buona “, bόni “ buoni “, bòne “ buone “ ), cécu “ cieco, lat. Caecu (m)”, sòla “ suola “.

VII,  1.3 Metafonesi

Si tratta uno dei principali fenomeni fonetici dell’area italiana centro – meridionale.  Consiste nel mutamento della vocale tonica per effetto di –I ed –U finali originarie latine, tanto in sillaba chiusa, e riguarda sia le vocali toniche medio – basse ( medio – aperte )  -è > è,  ò > ό-  sia le vocali toniche medio – alte ( medio – chiuse )  -é > ì,  ό > ù-.  Se la vocale finale è diversa da –I e da –U il cambiamento non si verifica.
B. ampanelli trattò per primo l’argomento, usando, per indicare la metafonesi, il termine “ oscuramento “ ( 2 ).

Metafonesi per –I finale

è > è
campanélli “ campanelli “, cappélli “ cappelli “, cortélli “ coltelli “, crissciarélli “ singhiozzi “, énti “ denti “, érri “ maiali da riproduzione “, Fornélli “ fornelli “, gemélli “ gemelli di osso che i contadini indossavano al posto della cravatta“, monélli “ bambini “, poerélli “ budella del maiale essiccate e condite con sale e pepe “, pèi “ piedi “, quadérni “ quaderni “, scommarélli “ mestoli “, bélli “ belli “, cancélli “ ind. e imp. Pres. II p.s. , tu cancelli “, Sénti “ ind. e imp. Pres II p.s. , tu senti, senti tu “.

è > ì
angolìtti “ angoletti “, capìlli “ capelli “, fazzoletti “ fazzoletti “, pìli “ peli “, pizzìtti “ pizzetti “, porchìtti “ maialini da latte “, sìppi “ zeppi “, t’tti “ tetti “, frìddi “ freddi “, nìri “ neri “, quìlli “ quelli “, quìssi “ questi “, crìssci “ ind. e imp. pres. II p.s. , tu cresci cresci tu “, mìtti “ ind. e imp. pres. II p.s. , tu metti “, -mpìggni “ ind. e imp. pres. II p.s. , tu intingi; intingi tu“, vìdi “ ind. e imp. pres. II p.s. , tu vedi “.

ò > ό
fascioli “ fagioli “, ommeni “ uomini “, porci “ porci “, sordi “ soldi “, cotti “ cotti “, forti “ forti “, troppi “ troppi “, porti “ ind. pres. II p.s. , tu porti “.

ό > ù
fùnti “ fonti “, ielùni “ geloni “, morcùni “ legna da ardere, in parte già bruciata, ormai spenta “, mozzùni “ v. morcùni “, pantalùni “ pantaloni “, pormùni “ polmoni “, siggnùri “ signori, nel senso di ricchi, benestanti “, rùssci “ rossi “, panùggni “ ind. e imp. pres. II p.s. , tu intingi il pane nello olio “. ,

Metafonesi per –U finale

è > è
accéssu “ accesso “, cappéllu “ cappello “, cervéllu “ cervello “, commérciu “ commercio “, cortéllu “ coltello “, crissciaréllu “ singhiozzo “, éntu “ vento “, geméllu “ gemello di osso che i contadini indossavano al posto della cravatta “, monéllu “ bambino “, nférnu “ inferno “, péttu “ petto “, sgabbéllu “ sgabello “, pennéllu “ pennello “, quadérnu “ quaderno “, témpu “ tempo “, unguéntu “ unguento “, vecchi “ vecchio “, béllu “ bello “, céntu “ cento “, appréssu “ appresso “, mmézzu “ in mezzo “,

è > ì
ascìtu “ aceto “, angolìttu “ angoletto, cantuccio “, cap’llu “ capello “, ciocchìttu “ piccolo ciocco di legno “, fazzolìttu “ fazzoletto “, Francì cu “ Francesco “, mìlu “ melo “, pìlu “ pelo “, pìsu “ peso “, tallìttu “ porcile “, tìttu “ tetto “, frìddu “ freddo “, nìru “ nero “, crìssciunu “ ind. pres. III p. pl. , crescono “, mìttu “ ind. pres. III p. pl. , mettono”.

ò > ό
cerόttu “ cerotto “, cόllu “ collo “, cόrpu “ corpo “, decόttu “ decotto “,όcchiu “ occhio “, orzarόlu “ orzaiolo “,όssu “ osso “, picciόlu “ capezzolo, picciolo “, pόrcu “ porco “, riarόlu “ v. orzarόlu “, venόcchiu “ ginocchio “, bόnu “ buono “, ciόppu “ zoppo “, cόttu “ cotto “, grόssu “ grosso “, mόrtu “ morto “, pόcu “ poco “, cόpru “ ind. pres. III p. pl. , essi coprono “, pόzzu “ ind. pres. III p. pl. , essi possono “.

ό > ù
cottùru “ paiolo di rame “, generùsu “ generoso “, lenticchiùsu “ lentigginoso “, pùrzu “ polso “, ∫cannatùru “ coltello per scannare il maiale, dalla lama fina e lunga dai 30 ai 40 cm. “, gelùsu “ geloso “, lùngu “ lungo “, pelùsu “ peloso “, rugùsu “ rugoso “, rùssciu “ rosso “, rùttu “ rotto “, sùrdu “ sordo “.

VII,  1.4  Distinzione tra –O ed –U finali

Il dialetto di S. Lucia di Fiamignano come in genere quelli dell’area Sabino-Aquilana, nonché quelli dell’Umbria sud-orientale e delle Marche centrali, distingue spesso, alla finale tra –U ed –O, latine originarie ( contro la Toscana che ha solo –O, e l’Italia meridionale, che presenta in genere, il conguaglio sulla vocale “ neutra “ -∂ ).  
Norcìnu “ norcino “, pànnu “ panno “, presùttu “ prosciutto “, appiccàtu “ appeso “, cìcu “ piccolo “, ma emo rìsu “ ind. pass. pross. II p. pl. , abbiamo rìso, lat. Habemu (s), la u passa regolarmente ad o”, lόco “ là “, quànno “ quando “, tèngo “ ind. pres. II p. s. , io tengo “ ( 3 ).

VII,  1.5  Assenza di Anafonesi

L’anafonesi è un fenomeno proprio della pronuncia toscana, poi passato all’italiano letterario, per il quale i gruppi latini come –ĬNC-, -ĬNG-, -ŬNC-, con vocale breve, conservano il loro suono, come in “ tinca “ e “ lingua “.  A S. Lucia, vi sono termini che dimostrano assenza di anafonesi:
léngua “ lingua”, -mpéggne “ intingere “, stréggne “ stringere “.

VII,  1.6  Casi particolari del vocalismo tonico

E’ presente l’assimilazione della vocale tonica con quella finale, tuttavia questo fenomeno si verifica solo in poche parole ( 4 ):
nève “ neve “, sòle “ sole “, scème “ sceme “.

VII,  1.7  Casi particolari del vocalismo finale

fùme “ fumo “, ròtte “ grotta “, trόppi “ troppo “( no mmaggnà troppi ), càrgi “ calce “.

NOTE

  1. W. D. Elcock, L’Aquila 1975:  37 – 7.
  2. B. Campanelli usa il termine oscuramento per dire “ metafonesi “ - v. art. 3 “ dello oscuramento ” -. “ L’importante scoperta dell’Ascoli intorno alla influenza che esercita sulla vocale tonica la vocale finale di una parola, trova nel dialetto reatino tanti e sì diversi riscontri … Chi non affermerebbe a prima vista che, per esempio, le parole ìstu, ìssu, ìllu, strìttu, mìssu, ùrsu, mùnnu, mìtti, sfùnni, che corrispondono alle toscane questo, esso, quello, stretto, messo, orso, mondo, metti, sfondi, non siano altro che le latine iste ( istus ), ipse ( ipsus ), ille ( *illus ), strictus, missus, ursus, mundus, mittis, exfundas ?  Ma pur non è così; il mìssu reatino, per allegare un esempio,  non à a che fare col mìssus latino, anzi all’origine missus è più vicino a messo che a mìssu.  Dobbiamo spiegare tutto con il fenomeno della influenza che esercita sulla tonica l’ultima vocale “. ( B. Campanelli,  Rieti  1896 e rist. anast. 1976 : 41).
  3. Vi sono tuttavia, anche a S. Lucia alcuni casi in cui compare una vocale simile alla “ neutra “, in sintonia con i non lontani dialetti dell’italia meridionale ( da Avezzano verso est e sud ):  pond “ punte “, nu pèzz  e péssce “ un pezzo di pesce “.
  4. Il Cicolano presenta alcune caratteristiche dialettali proprie del reatino, altre dello aquilano, così se sòle è identico al reatino, nève è identico all’aquilano; a Rieti infatti née conserva la é originaria che diventa è nei dialetti di S. Luciae dell’Aquila.

ī
ĭ    ē
ĕāŏō    ŭ ū
iè
èàòόù
VII, 2  Consonantismo
VII,  2.1  Esiti di B e V

Gli esiti di B sono variabili; generalmente B si conserva: béllu “ bello “, brùttu “ brutto “, biàncu “ bianco “, bùrru “ burro “.
Cade in aé “ avere , lat. habere “, όcca “ bocca “, occόne “ boccone “, ràcciu “ braccio “ ( 1 ).
V resta intatta in principio di parola: velénu “ veleno “, vàio “ ind. pres. I p.s. , vado “; se intervocalica cade: nùola “ nuvola “, nόu “ nuovo “, bée “ ind.pres. III p.s. , beve “, càa “ ind. pres. III p.s. , scava “, mascinoléa “ ind. imp. I e III p.s. , macinavo, macinava “, tenéo “ ind. pres. I p.s. , tenevo “.  La labiale intensa si ritrova in rabbelà “ ricoprir di cenere “, abbuticchià “ avvolgere “.


VII,  2.2   Esiti di  D

In principio di parola, seguita da vocale, tende a cadere: ènte “ dente , éta “ dita ”, ìtu “ dito ”, ùnnola “ donnola ”,  ha ìttu “ ind. pass. Pross., ha detto ”.  Intervocalica, se scempia cade in péi “ piedi ”, rόe “ inf. E ind. pres. III p.s., rodere; Egli rode ”; raddoppia in gioveddì, “ giovedì ”luneddì, “ lunedì ” marteddì, “ martedì “.

VII,  2.3   Esiti di  G

G velare in principio di parola cade in unnèlle “ gonne “; si conserva in gòbba “ gobba “, gόla “ gola “, gόzzu “ gozzo “.  Nel nesso –GR- cade in ràssu “ grasso “, rόssu “ grosso “, ràttete “ imp. pres. II p.s. , grattati “.  G prepalatale si conserva sia in principio sia all’interno di parola: Giacomùcciu “ dim. di Giacomo “, Giggétto “ dim. di Luigi “, lègge “ inf. e ind. pres. III p.s. leggere, legge, lat. legĕre, lĕgis “.

G > j : iàcciu “ ghiaccio “, iànne “ ghiande “, iόrni “ giorni “, iùu “ gioco “.
G+E > j:  iélu “ gelo “, ielàtu “ gelato “.
DJ > j: iόni “ giorni “.
NJ > NG > GGN: maggnà “ mangiare “,όggne “ ungere “, panόggne “ intingere il pane nello olio “.
G > V: venόcchiu “ ginocchio “.
G > ʓ : nʓinocchiàtu “ inginocchiato “.

VII,  2.4  Esiti di  C

C velare resta intatta sia in principio che allo interno di parola: cammìnu “ camino “, cam àna “ campàna “, càne “ cane “, àcca “ vacca “, ruggicà “ rotolare “.
C palatale si conserva sia in principio sia allo interno di parola: cipόlla “ cipolla “, cocìna “ cucina “, pilùccia “ pentolino “.
C > SC se intervocalica: ascot “ aceto “, camìsce “ camìcie “ ( 2 ).

VII,  2.5   Esiti di  L

Quando non è accompagnata da altra consonante, sia in principio che all’interno di parola, si conserva: lèbbere “ lepre “, léngua “ lingua “,monéllu “ bambino “, sìmmola “ semola “.
in gruppo si trasforma in R, la quale sonorizza la consonante che segue:
LT > rd: ardàre “ altare “, àrdu “ alto “.
LC > rg: càrgi “ calce “, dόrge “ dolce “.
LP > rb: cόrbo “ colpo “,όrbe “ volpe “, Sant-Erbìdio “ Sant-Elpidio, nome di una località del Cicolano “.

VII,  2.6   Rotacismo

L > r: brù “ blu “, sόrdi “ soldi “, ruscèrta “ lucertola “.

VII,  2.7   Palatalizzazione di S preconsonantica

E’ interessante notare che la palatalizzazione della sibilante in posizione ante consonantica, vitalissima nelle parlate aquilane, non sembra ancora stabilizzata nel dialetto di S. Lucia dove, l’esito palatizzato e quello privo di palatalizzazione coesistono davanti a  t, c, p:  ∫carpàru, ma anche scarpàru “ calzolaio “,∫càrpi, ma anche scàrpi “ scarpe “.  Seguono lo stesso esito ∫cannatùru “ coltello usato per scannare il maiale “,∫pàlle “ spalle “, ∫tòrte “ storte “,∫trùppiu “ storpio “,∫tì “ questi “,∫crocchià “ schioccare “, ventré∫ca “ pancetta di maiale “.

VII,  2.8   Sonorizzazione delle consonanti sorde dopo nasale

Si chiama sonorizzazione quel fenomeno per cui le consonanti sorde  c,  t,  p, tendono a trasformarsi nelle rispettive sonore  g,  d,  b,  mentre il fenomeno opposto ( che vede, cioè, l’avvicinamento di  g,   d,  b,   a   c,  t,  p ), è detto assordimento o desonorizzazione.  Negli esempi che seguono la sonorizzazione delle consonanti sorde è dovuta all’influenza delle nasali M e N.
MP > mp: campàna “ campana “, càmpu “ campo “, nciampecàtu “ inciampato “.
NT > nt: Antoniu “ Antonio “, piànta “ pianta “, énti “ denti “, éntu “ vento “, sentì “ sentire “.
NC >nc : ànca “ anca “, biànca “ bianca “, nciampecàtu “ inciampato “.
NZ > nʓ : delinquènʓa “ delinquenza “, Nùnʓia “ Nunzia “.

VII,  2.9   Assordimento delle consonanti sonore


G > c: chìru “ ghiro “, scommaréllu “ mestolo “.
Z > s: sàmpa “ zampa “, sinàli “ grembiuli “, sόppu “ zoppo “, sόrfu “ zolfo “.

VII,  2.10   Assimilazione

Contro la Toscana e lItalia settentrionale, e di accordo con l’Italia meridionale, il dialetto di S. Lucia di Fiamignano, come del resto l’intera Sabina, conosce l’assimilazione progressiva di ND, MB, LD. ( 3 ):
ND > nn: Cannelòre “ candelora “, mόnno “ mondo “, tùnnu “ tondo “, stenneréllu “ mattarello “.
MB > mm: mmottìllu “ imbuto “, bammàsce “ ovatta “.
LD > ll: càllu “ caldo “, callàru “ caldaio “.

NOTE

  1. Compaiono tuttavia anche bόcca, boccόne e bràcciu, dove la B può affievolirsi in V per cui risulta vràcciu.
  2. Sono presenti anche alcuni casi in cui C si conserva tale: cocìna “ cucina “, còce “ cuocere “.
  3. Inoltre ho avuto modo di registrare anche un caso di assimilazione progressiva di T > tt: Ittere “ Hitler “.

VII,  3   Fenomeni Generali
VII,  3.1   Aferesi

Nférnu “ inferno “, nvérnu “ inverno “, ncùccate “ imp. pres. II p.s. , accucciati “, recchìni “ orecchini “.

VII,  3.2   Apocope

No “ non”, pé “ per “, so “ ind. pres. I p.s. e III pl. Io sono, Essi sono”, tè “ ind. pres. III p.s. , imp. pres. II p.s. , tu tieni; tieni tu “; il fenomeno compare inoltre in tutti gli infiniti dei verbi: dormì “ dormire “, maggnà “ mangiare “, scarraccià “ franare “, sentì “ sentire “, somentà “ seminare “, sta “ stare “, piòe “ piovere “, vedé “ vedere “.

VII,  3.3   Epentesi

Strambèlla “ stampella “.

VII, 3.4   Epitesi

Mpόne “ un po’ “, pàrtolu “ parto “.

VII,  3.5   Attrazione

L’attrazione è un fenomeno assai comune nel dialetto di S. Lucia, così come lo è in tutta la Sabina; esso consiste nel passaggio di una consonante da una sillaba all’altra, sia anteriore che posteriore. Talora l’attrazione è reciproca tra le due consonanti di due sillabe successive.
Attrazione Semplice: cràpa “ capra “, crapìttu “ capretto “, cra∫tatόre “ l’uomo addetto a castrare i maiali “, strùppiu “ storpio”.
Attrazione Reciproca: cèrqui “ querce “.

VII,  3.6   Raddoppiamenti consonantici interni

B > bb: àbbitu “ abito, vestito “, ròbba “ roba “.
D > dd: commèddia “ commedia “.
M > mm: càmmera “ camera “, cammìnu “ camino “, cémmece “ cimice “, cocόmmeru “ cocomero “, commàre “ comare “, fémmona “ lat. foemina, femmina”, primmavèra “ primavera “.
S > ss: bassétte “ basette “.
T > tt: cottόne “ cotone “.

VII,  3.7   Raddoppiamenti sintattici

B > bb: è bbéllu “ è bello “, è bbrùttu “ è brutto “, quélle bbasse “ quelle basse “.
F > ff: che ffa frìddu “ che fa freddo “.
G > gg: u ggémellu “ gemellino di osso, indossato dai contadini al posto della cravatta “, a ggiàcca “ la giacca “, u ggiardìnu “ il giardino “.
L > ll: co lle ∫carpi “ con le scarpe “, co lle màniche “ con le maniche “, col lo sàle “ con il sale “, pe ll-όmmeni “ per gli uomini “.

VII,  3.8   Scempiamenti interni

Arivà “ arrivare “, matìna “ mattina “, matenàta “ mattinata “, lùpulu “ luppolo “.

VII, 4   Morfologia
VII,   4.1   Plurali particolari

Plurali Femminili in –I
àcchi “ vacche “, cràpi “ capre “, frà∫chi “ frasche “,∫càrpi “ scarpe “.
Plurali in –ORA
pècora “ pecore “, fìcora “ fichi “.
Plurali in –A
méla “ mele “, péra “ pere “, prùnga “ prugne “.

VII,  4.2   Aggettivi unigeneri

Celèste “ celeste/i “ ( è ccelèste ;  li recchìni scelèste ), vérdi “ verde/i “  ( è vvérdi, so vvérdi ).

VII  4.3   Neutro di materia

Nel dialetto di S. Lucia di Fiamignano si distingue tra articolo determinativo maschile e neutro; avremo così lu, ju ( u ) e lo ( o ).  Richiedono tale articolo i verbi, gli aggettivi sostantivati ed i sostantivi che si usano per indicare una professione o una carica, e quelli che indicano cibi, liquidi ed altre cose che non abbiano forma determinata:  In una parola, richiedono l’articolo neutro tutti quei vocaboli che, per una ragione o per l’altra, non hanno il plurale ( 1 ).
o bbùrru “ il burro “, o férru filet “ il fil di ferro “, o fiénu “ il fieno”, o gàsse “ il gas “, o làtte “ il latte “, o mèle “ il miele “, lo sàle “ il sale “, o séru “ il siero “, o tùrcu “ il granturco “, lo vétro “ il vetro “.

NOTE

  1. V. B. Camanelli,  1896:  35 – 36 e U. Vignuzzi, Ed. Max Niemeyer Verlag, Tubingen, 1988: 625.

Cap. VIII Dizionario, Lessico
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A  a
a
a
a bbàlle
a ddé poté
a diùnu
a mmόnte
a pétto mé
a ùffa
à∫pu
abbàcchiu
abbaià
abbambàtu
abbàta
abbelà
abbelà
abbeorà
abbèrto
abbéte
abbità
àbbitu
abboccàtu
abbòtà
abbotìcchi
abbottà
abbòtta
abbottonà
abbraccémonne
abbràcciu
abbrìle
abbru∫càtu
abbruciàtu
abburrità
accannà
accappà
accarrà ‘nnànzi
accavallà
accéssu
àcchi

acchittàtu
àccia
acciaccà
acciaccà
acciacchémo
acciancà
accioppà
accoggliéa
accompàggnu
accorà
accortatòra
accqualé∫tru
accriccà
accùnci
acquàru
àcru
addò
addoprà
addormìti
addό
aéte
affiacchìta
afficcà a pprésso
affonnà
affrocià
affùmechi
aggliu
aggnéllu
aggnellùcciu
aggràzia
agùstu
ainà
aìnate

àio
alé∫tru
aléstro
alla bbòna mèio
allàmpa
allappà
allàppanu
àlle
allĕa
alletélle
allìna
alliscià
allità
allopià
allù∫tru
allumìniu
ammarràtu
ammassà
ammassà
ammàssi

ammauglià
ammazzà
ammazzatòra
àmme
ammo∫tìtu
ammoccà
ammorgià
ammuccàsse
ànca
ancìni

anéllu
angìnola
angolìttu

ànice
animàle
annestà
àntanu
antìche
antόniu
àpi
appacìnu
appalloccà
appèe
appettà
appezzutà
appiccapànni
appìcchi

appìccia
appicciò
appizzàtu
appondùtu
appuntìtu
appusà
apό

aquila
arà
àra
àra
aràbbiu
aràggni
aràncio
aràtu
aràtu
àrba
àrbore
arbùcciu
àrca
arcòne
ardàre
ardicolazziόne
argéntu
arì∫ti
arìva
arrabbiate
arracanìtu
arrampà
arrecchjà
arrènne
arrèto
arriàmmo
arrizzà
arrotolà
arruà
arruà
arruffàte
arruggicà
arruzzinìti
arruzzinìtu
artsùra
àsceri
ascitéllu
ascitu
àsenu
asprusùrdu
assaggéte
assàia
asscèlla
assomìgglia
assuccà
assucchete
assùccu
assùggna
assόggna

attàcchele
attàsti
attentà
atterzà
attizza
attonnà
attrippacchjàtu
attrippàta
àttu
atturàtu
àu
autùnnu
avvesciolàtu
awàu
azzòne
azzùrru ∫cùru
azzùrru chiàru
Prep. Da. “ A mpaése a n altro”. ( Solo in questa frase ).
Art. det. f. sing. La “ Se fescéa a cànnepa, se puléa, ddόpu semineàmo prόpriu u cannaìcchiu”.
loc. avv. A valle, giù.
loc. avv. A più non posso.
loc. avv. A digiuno.
avv. Lassù. “ Guarda a mmόnte “.
loc. avv. A mio carico. A mie spese.
loc. avv. Gratis.
( pl. –i ) sm. Aspo, parte del telaio che serve ad avvolgere il filo in modo da formare una matassa. “ gghj- à∫pu pe iutà “.
( pl. –cchi ), sm Abbacchio.
v. intr. Abbaiare. “ sta a a-bbaià “.
v. intr. part. Pass. Inf: abbamba’ Bruciacchiato.
inter. Bada bene.
v. tr. Ricoprir di cenere.
v. tr. inf. pres.Avvicinare tra loro i carboni accesi e coprirli con la cenere.
v. trans inf. pres. Abbeverare.
n. pr m. Alberto. “ Li fabbricavano pure ècco, ièsso Abbèrto “.
( pl. –i ) sm Abete.
v. intr. Abitare. “ Mo jì a a-bbità lontàno pare che mmétte penziéru”.
( pl. –i ) sm. Abito. “ ggl-àbbitu chianemèa e gonne e unnèlle ”.
agg. Qual. sm Sbilanciato, spinto.
v. tr. inf. pres. Avvolgere.
v. ind. pres. II p.s. tr. Tu avvolgi. ” l- abbotìcchi e ppό l- appìcchi “.
v. tr. inf pres. Gonfiare.
( s- ) v. ind. pres. III p.s. intr. Si gonfia. “ co lla lingua s- abbòtta “.
v.tr inf. pres. Abbottonare.
v. imp.pres. II p.pl. tr. Abbracciamoci.
( pl. –I ) sm. Abbraccio. “ un abbràcciu forte “.
sm. Aprile.
( pl. –ti 9, agg. m. ( f. –ta, -te ), Abbrustolito. “ O pàne abbru∫catu “.
( pl. –ti ), agg. m. ( f. –ta, te ), Bruciato.
v. tr.  inf pres Attorcigliare, avvolgere.
v.tr. inf pres Prendere la mira.
v. tr. inf pres Coprire.
v. tr inf pres Travolgere.
v. tr inf pres Superare un ostacolo.
( pl. –i ), sm. Ascesso. “ accéssu allu ènte “.
( sing. –a ), sf. pl. 1. Vacche, 2. Le macchie che compaiono sulle gambe quando si è stati troppo vicino al fuoco o ad altre fonti di calore. “ se sό ffatte le acchi alle sampe “.
v. tr. rifl. inf. acchitasse Vestito con eleganza.
s. f. Tipo di tessuto della canapa.
v. tr. Acciaccare, inteso anche come masticare e schiacciare. “ non pòzzo acciaccà “.
v. tr. Masticare, schiacciare.
v. ind. pres. II p. pl. tr. Schiacciamo.  “ Acciacchémo na nόsce “.
v. intr. Scavalcare. Raggiungere un posto velocemente. Fare grandi falcate.
v. tr Azzoppare.
v. ind. imp. I e II p.s. Raccoglieva. “ Quésta pettenùccia ggl- accoggliéa “.
( pl. –i ), sm. Corteo funebre.
v. intr. Emanare un cattivo odore.
sf Scorciatoia.
( pl. –i ), sm. “ Arcobaleno “.
v. intr Predisporre una trappola.
v. ind. pres. II p.s. tr. Tu conci, per dire migliorare con droghe ed altri sapori i cibi, “ Jj- accùnci bbène col lo sale “.
sm Rugiada.
( pl. –i ) agg. m. Acerbo. “∫tu fruttu è acru  “.
Dove.
v. tr Adoperare.
( -se so ), v. ind. pres. III p. pl. intr. Essi si sono addormentati; anche nel senso di indolensirsi. “ Me sse so addormìti li péi “.
avv. Dove. “ Addό che stéa quìssu”.
v. ind. pres. II p.s. aus. tr. Avete. “ ma cche cc- aéte ? “.
( pl. –e ), agg. f.s. ( m. –u, -i ). Indebolita. “ T- è affiacchita co ll- allattà “.
v. tr Rincorrere.
v. tr Affondare.
v. intr Bere direttamente dalla bottiglia o da un contenitore.
v. ind. pres. III p. s. tr. Affumicare.  “ L- affùmechi, l- arròtoli, pόi la taggliàmo a ffétte “.
( pl. –i ), sm. Aglio.
( pl. –i ) sm. Agnello.
( pl. –i ), sm. Agnellino. “ Gl- aggnellùcciu piccolìttu “.
v. imp. pres. II p.s. tr. Ringrazia tu “ Aggràzzia che lla tenèmmo fori “.
sm. Agosto.
v. intr Fare in fretta.
v. imp. pres. II p.s. intr. Espressione usata per sollecitare qualcuno a compiere una azione, equivalente all’italiano presto, sbrigati ! “ Cammìna ppiù sèrdu, aìnate “.
v. ind. pres. I p. s. aus. tr. Io ho. “ L –àio tessùta ì “.
( pl. –i ) sm. Lo scarto del grano battuto.
(pl. –i) sm Arista , l'involucro che ricopre i chicchi delle graminacee.
Espressione corrispondente allo italiano “ Alla buona “. “ La so dovuta sistemà alla bbòna mèio “.
v. ind. pres. III p.s. intr. Lampeggia. “ Sta allu∫trà, quànno che allàmpa “.
v. intr Dicesi del gusto prodotto nel palato da alcuni frutti non maturi.
v. ind. pres. III p. pl. tr. Essi allappano. “ I pirùzzi sò pìcculi e allàppanu “.
( pl. –i ) sm. Gallo.
v. ind. pres. III p.s. tr. Egli alleva. “ Chi n –allĕa tre, chi unu “.
( sing. –a ) sf. pl. Varietà di funghi detti Gallette, il cui nome scentifico è Chantarellus Cibarius.
( pl. –e ) sf. Gallina.
v. Accarezzare.
v. intr Levigare, togliere la corteccia.
v. intr Incantare - Dicesi di chi dorme profondamente come se avesse preso l'oppio.
( pl. –i ), sm. Lampo.
sm. Alluminio. “ Quìstu che ttèngo io è dde allumìniu “.
v. intr. inf  ammarra’ Che non taglia.
v. tr. Impastare. Impasta.
v.  intr Impastare la farina con l'acqua.
v. ind pre. II p.s. tr. Ammassare, nel senso di ridurre in massa le uova e la farina per la pasta. “ Quànno che ttu ammàssi sèmpre che tte sse ∫pòsta ( u taolìnu ).
v. intr Si dice di chi mastica senza avere i denti.
v. tr. Ammazzare. “ Io ce iéa pe lle famìgglìe a ammazzà I maiàli “.
(pl. –e) sf Mattatoio.
v. imp. pres. II p.s. Dammi. “ àmme nu bbaciu “.
( pl. –i ) agg. m.s. ( f. –a, -e ). Livido. “ S –è ammo∫tìtu “.
v tr. Inf pres Versare.
v. tr.  Guardare con desiderio.
v. tr. Mettere il broncio.
( pl. –e ) sf. Anca.
( sing –u ) sm. pl. Ganci utilizzati per appendere le bestie uccise. “ se chiàppa in tre, quàttro pertsone e lo mettiàmo appèso aggli ancìni e dda llà cominiàmo a ∫paccallo “.
( pl. –i ) sm. Anello.
( pl. –e ) sf. Serratura.
( pl. –i ) sm, dim. di angolo. Angoletto. “ Allora mica tenéenu i stallìtti, mmica tenéenu a possibilità è fa u bbéllu chiéru come mmό … allora sotto ∫téenu i pόrci e ssopra maggneàmo nu, chi ttenéa e vacchi, chi ttenéa e pècora a n –angolìttu”.
sm. Anice. “ Zùccheru, ànice, όliu “.
( pl. –i ) sm. Insetto. “ m –ha pizzicàtu un animàle “.
v. tr. Innestare.
(pl. –i) sm Erba tagliata e raggruppata a forma di filone.
( sing. –a ) agg. f. pl. ( m. –u, -i ). Antiche. “ Sò ccasi antìche, non ʓe cci po’ fa casό di fronte a qquèste e mό”.
n. pr. Antonio.
sf. pl. v. ssàme. Api .“ Le àpi mùccicheno “.
avv. Zona esposta a nord.
v. tr. Fare delle palle.
loc. avv. A piedi. Questa espressione è anche usata nel gioco della Morra per azzerare il punteggio.
v. tr. Rifilare, appioppare qualcosa, Fare una salita.
v. tr. Fare la punta.
sm. Appendipanni.
v. ind. pres. II p.s. tr. Tu appendi. “ Se ggìra a ssènʓo invèrtso e rrifài l –istéss lavoro, chi allu muccu .. chi alle sampe, pòi l appìcchi “.
v. ind. pres. III p.s. e imp. pres. II p.s. Egli accende, accendi tu. “ Appìccia u fόcu “.
v. ind. pass. rem. III p. s. tr. Egli accese. “ Appicciò a sigarétta Uggèniu “.
v. tr. part. pass, inf appizza’ Pronto ad intervenire.
( pl. –I ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Appuntito. “ Quéllo è ppiù appondùtu, … cc –ha la punta fina, u ∫cannatùru “.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Appuntìto. “ U barbìttu appuntìtu “.
v. tr. Posare.
avv. Poi. “ E tte sse maggnéano i scìmmisci, e ssci ! Pecché apό, ppiù mettìi e lenʓòla bbiànche ppiù usscìeno … e sse mettéenu mméʓʓu alle reti”.
( pl. –e ) sf. Aquila.
v. tr. Arare. “ Arà a tèrra “.
( pl. –e ) sf. Aia. “ L–àra, mpézzu e terrénu co lli sàssi mméʓʓu, con a massicciata e sàssi “.
(pl. –e) sf. Aia.
Escl. Equivalente all’italiano “ Caspita “, coniata da arrabbià. “ Aràbbiu, quantu si bbrùttu ! “.
( Sing. –u ) sm. pl. Ragni. “ E téle eggli aràggni “.
agg. m. sing. Arancione.
( pl. –i ) sm. Aratro.
(pl. –i) sm. Aratro.
( pl. –e ) sf. Alba.
( pl. –i ) sm. Albero. “ E’ sagglìtu n cìma a n àrbore “.
(pl. –i) sm. Pioppo.
( pl. –che ) sf. Madia.
(pl. –i) sm. Grosso contenitore in muratura o in legno dove si immagazzinavano i cereali.
( pl. –i ) sm. Altare. “ Me so nʓinocchiàtu nnanzi ajj –ardàre “.
( pl. –i ) sf. Articolazione.
sm. Argento. “ Li recchìni so dde argéntu “.
v. cong. pres. II p. s. aus. tr. Avessi. “ T -arì∫ti strozzà “.
v. pres. III p.s. e imp. pres. II p.s. Egli arriva; Arriva tu. “ Do arìva u cortéllu “.
v aràbbiu. “ Che lléngua che tté, arrabbiate “.
agg. . m. s.  Rauco. Chi ha un abbassamento di voce.
v. tr. Graffiare.
v. tr. Ascoltare.
v. intr Arrendersi.
avv. Dietro. “ Que ∫ta ffa èss-arrèto “.
v. ind. pass. rem. II p.s. intr. Arrivammo. “ A ccaàllu arriàmmo lòco “.
v. tr. Alzare.
v. tr. Arrotolare.
v. tr. Rotolare. “ Ha fattu arruà na bbόtte “.
v. tr. Buttare via.
( sing. –a ) agg. f. pl. ( m. –u, -i ) Arricciate. “ Gόnne tutte arruffàte “.
v. tr. Ruzzolare, rotolare. “ Emo fattu arruggicà na bbotte “.
( pl. –i ) agg. m. s. ( f. –a, -e ). Arrugginite. “ U treppiédi s –è ttuttu arruzzinìtu “.
agg. s. m. Arrugginito.
( pl. –e ) sf. Arsura, sete. “ Che artsùra “.
( sing. –o ) sm. pl. Acini.
( pl. –i ) agg. m. s. ( f. –a, -e ). Che sa di aceto, inacidito. “∫to vino sa de ascìtu, è ascitéllu “.
( pl. –i ) sm. Aceto.
( pl. –i ) sm. Asino. “ Somaru “.
(pl. –i) sm. Il primo nato della vipera.
v. imp. pres. II p. pl. tr. Assaggiate voi. “ Assàggia pό, assaggéte “.
v. ind. pres. III p. s.;  imp. pres. II p. s. tr. Egli assaggia, assaggia tu. “ Assàia, assàia que∫ta ròbba “.
( pl. –e ) sf. Ascella.
( s- ) v. ind. pres. III p.s. intr. Somiglia “ S- assomìgglia tutta alla mamma “.
v.tr. Asciugare.
( -lu ) v. imp. pres. II p. s.  Asciugatelo.
v. tr. part. pass., Inf. assucca’ Asciutto.
( pl. –e ) sf. v. assόggna “ Quelle sarebbero le crepazze, sò ricoperte difàtti col l-assùggna “.
( pl. –e ) sf. Sugna, il grasso del maiale dal quale si ricava lo strutto. “ Se ridà na ngrassàta co llo ∫truttu, lo ∫truttu sarèbbe il grasso dell-assόggna “.
v. imp pres. II p.s. Attaccale; Legale, Allacciale. “ Attàcchele bbène e carpi “.
v. ind. pres. II p.s. tr  Tu tasti. Palpi “ Tu l-attàsti e recréssce “.
v. tr. Toccare, tastare.
v.tr. Ascoltare, stare attento.
v. ind. pres. II p. s. e imp. pres. II p.s. Egli attizza, attizza tu. “ Attìzza ssu fόcu “.
v. tr. Arrotondare. Ruzzolare. Espressione per indicare quando si bestemmia.
v. intr. rifl., inf. attrippacchiasse Riferito a chi ha una grossa pancia dopo una gran mangiata.
(pl. –e) sf Scorpacciata.
( pl. –I ) sm. Gatto. “ T-ha ra∫chiàtu u àttu”.
( -ha ) v. ind. pass. pross. III p.s. Tappato.“ L-ha atturàtu “.
int. corrispondente all’italiano oh ! “ àu mà, non piàggne, non piàggne, che è stata a pippà e papa “.
( pl. –i ) sm. Autunno.
v. intr inf avvesciola’    Dicesi di chi ha sempre sete.
int. corrispondente all’italiano Oddio ! “ Awàu, come fàccio, è ppazza, è ppazza “.
(pl. –uni) sm. Moscone, coleottero di colore nero.
agg. m. sing. Blu, azzurro intenso.
agg. m. sing. Azzurro, celeste intenso.
B  b
bacarόzzu
bàcca
baccaglià
baccìle
bàffi
balcùni

bàlle
ballé∫ti
bambàta
bambόcciu
bammàce
bammàsce
bannèlla
barbabbiéti

barbabbiétoli
barbàgglia
barbìttu
bardàssci
bardàsscia
bàrʓu
bàscio
basìlicu
bassétte
battésimu
battetùri

battòcchjo
bavaròla
bàveru
bé∫tie
bécchi
béddero
bée
befàna
beferìna
béllu

bellùcce
bènda
beorà
bettònica
bevorà
bi∫cottu
biàda
biànche

bianco∫pìnu
biastìma
biènte
bìete
bìi
bilancìnu
biòncia
bocalétta
boccàle
bòccia
boccione
bòe
bòe
bollì
bollilatte
bòna

bonanòtte
bottìgglia
bottoniéra

bottόne
bracciàle
bratìcola
bràu
brìcce


briccόne



bricichétta
bricòca
bricòca
brinàta
brù
brù∫ca
brùnzinu
brùtte

brόcculi
bù scìa !
budèlla
bufàgna
bùrru

burrόne
buscìa
bùsciu
bussà
buttéa
bόtte

( pl. –i ) sm. Scarafaggio. ” ∫carafàggiu è u bbacarόzzu “.
( pl. cche ) sf. Bacca.
v. intr. Inf pres. Litigare.
s.m. Bacile.
( sing. –u ) sm. Baffi.
( sing. –one ) sm. pl. Balconi. Non sempre le case erano provviste di balconi anche perché spesso erano costruite solo dal pianoterra. “ I bbalcùni mo magàri esìstu dapertùttu alle càsi nòe “.
( pl. -i ) sf. Valle. “ I pόrci se pòrtenu a ppàssce a bbàlle delle màcchie “.
avv. Laggiù.
s.f. Vampata.
( pl. –i ) sm. Spaventapasseri.
s.f. Bambagia, ovatta.
( pl. –i ) sf. Ovatta.
s.m. Spranga di metallo con anello terminale applicata al cardine (càncanu) per l'apertura di porte e finestre.
sm. pl. Barbabietole. “ Invésce prima érenu i ∫trìlli, e patàne lle à alli figgli; ggli mettéi ddu bbarbabbiéti, mpό e acqua e ttirìi nnanʓi ”.
v. barbabbiéti.
( pl. –e ) sf. Guanciale del maiale.
( pl. –i ) sm. Mento. – appuntìtu, Mento sporgente,  - dόppiu, Doppiomento.
( sing. –ssciu ) sm. pl. Ragazzi. “ I bbardàssci èrenu suàti “.
( pl. –e ) sf. Ragazza. “ Quella bbardàsscia è ffàtta bbène “.
( pl. –i ) sm. Manipolo di grano. “ U covόne s-attàcca co llu bbarʓu “.
( pl. –I ) sm. Bacio. “ Amme nu bbàscio “.
sm. Basilico.
( sing. –a ) sf. Basette.
( pl. –i ) sm. Battesimo.
( sing. –u ) sm. pl. Correggiati, strumenti usati per battere il grano costituiti da due bastoni legati con lo spago. “ I bbattetùri sό ddu passùni attaccàti co llu ∫pàgu “.
s.m. Batacchio.
s.f. Bavaglino.
( pl. –i ) sm. 1. Bavero. 2. Collare della vacca. “ t-è nu bbàveru a vacca ! “.
( sing. –a ) sf. pl. Bestie. “ Pòrto e bbé∫tie a ppassce “.
( sing. pìzzicu ) sm. pl. Becchi.
v. ind. pass. rem. III p. s. tr. Videro. “ E bbéddero na copèrta … questa l-àio tessùta ì “.
v. inf. e ind. pres. III p. sp. Bere; Egli beve. “ Guarda come bbée “.
sf. Befana, Epifania.
s.f. Il cumulo della neve che si forma nelle depressioni del terreno.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Bello. “ Se filéa, se fesceénu que∫te fézze, e lenʓòla, e tovàgglie, pure camìsce tutte ricamàte, prόpriu bbèlle”.
( sing. –è ) agg. f. pl. ( m. –ccio, -i ).Carìne, bellìne. “ Sète bbellùcce “.
( pl. –e ) sf. Benda.
v. tr. inf. Pres. Abbeverare.
( pl. –a ) sf. Bettonica, pianta erbacea perenne delle Labiàte.
v. tr. Abbeverare. Abbeverà “ Vàio a bbevorà a vacca “.
( pl. –i ) sm. Biscotto.
( pl. –e ) sf. Avena.
( sing. –a ) agg. f. s. ( m. –u, -chi ). Bianche. “ Se chiaméa u sartu e sse fescèeno que∫ti vestìti, pantalùni, ggiacchétte, ggilè, e camìsce de lana pure, bbiànche magàri “.
( pl. –i ) sm. Biancospino.
s.f. Bestemmia.
s.m. Bidente. Attrezzo metallico a due punte usato per zappare.
v. imp. pres. II p. s. tr. Beviti. “ Bìete nantru coccìttu “.
v. ind. e imp. pres. II p. s. tr. Tu bevi; bevi tu. “ Bìi piànu “.
( pl. –i ) sm. Bilancino degli animali da tiro. v. Pettoràle.
s.f. Bigoncia, recipiente a forma di tronco di cono fatto con doghe in legno.
s.f. Vaso di terracotta panciuto con manico e beccuccio usato per mescere l’acqua e il vino.
( pl. –i ) sm. Brocca, di diverse dimensioni generalmente di vetro. “ U bboccàle e vétru; ci ∫tàvano i gròssi, i pìccoli … “.
( pl. –e ) sf. Verza.
( pl. –i ) sm. Bottiglione.
( pl. bόi ) sm. Bue.
s.m. Bue.
v. tr. Bollire, fermentare. “ O vinu ∫ta a bbollì “.
sm. Pentolino usato per bollire il latte, smaltato all’interno. v. pilùccia.
( pl. –e ) agg. f. sing. ( m. boni, -u ) Buona. “ I vé∫tìti èreno fàtti dde làna, se caroséa le pècora e sse fascéa questa làna; se lavéa na bbòna parte, se capéa que∫ta pulìta e qquélla ppiù ∫pòrca se lavéa “.
sf. Buona notte.
( pl. –e ) sf. Bottiglia.
( pl. –e ) sf. Bottoniera, fila di bottoni attaccati ad un abito o per abbottonare le parti o per ornamento. “ Allora sci stéeno e vòse, co na bottoniéra qqua “.
( pl. –ùni ) sm. Bottone. “ Cùsci u bbottόne “.
( pl. –i ) sm. Bracciale.
( pl. –e ) sf. Graticola.
/ pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ) Bravo. “ Bràu ha ∫tudiàtu “.
( s. –a ) sf. pl. Sassolini, bricele, brecca; gli insegnanti facevano inginocchiare gli alunni indisciplinati per punizione, sopra ad una manciata di granturco o di sassolini. “ No èra cattìu , né issu e nné llèa; quanno lu fescéeno ngu∫tià e mani lle fescéa nére ( ti faceva inginocchiare ) sopra allu turcu, alle bbricce”.
sm. Gioco di ragazzi che consiste nel mettere a terra cinque sassolini; se ne lancia uno in aria e si afferra con una mano; contemporaneamente se ne lancia un altro e si procede come per il primo fino a terminare tutti i sassolini. La difficoltà del gioco consiste nel riuscire a non far cadere i sassolini a terra. “ Girotondo, fescéeno a ccampàna, a ttòpa, a bbriccόne; co lli rocchétti fescéeno i carrettìlli, e carrozzèlle “.
s.f. Bicicletta.
( pl. –che ) sf. Albicocca.
sm. Albicocco.
( pl. –e ) sf. Brinata.
agg. m. sing. Blu. “ Gonne lunghe, gonne tutte arrffàte co li sinàli pure de lana; chi violétte, chi bbrù “.
( pl. –che ) sf. Spazzola di legno per strigliare il cavallo diversa dalla striglia che invece ha i denti di ferro.
s.m. Piccola campana legata al collo degli animali o posta, in sostituzione del batacchio, in alcune abitazioni.
( sing. –a ) agg. f. pl. ( m. –u, -i ). Brutte. “ Le ∫càrpi èreno bbrutte, fàtte dallu ∫carpàru, de sòla, sòla paccùta, co lli chiòdi sotto, èreno de còio”.
sm. pl. Broccoli. v. calluviόne.
Inter. Possibile!
sf. pl. Budella.
s.f. Caldo umido.
sm. Burro. La panna del latte veniva versata in un recipiente, generalmente un fiasco, il quale veniva agitato ripetutamente fino a che non si formavano tutte palline di burro.
( pl. –i ) sm. Burrone.
s.f. Bugia.
s.m. Buco.
v. intr. Bussare. “ Stàu a bbussà, vedémo chi è “.
v. ind. imp. III p. s. tr. Egli buttava. “ U sscifu prima èra fattu de leggnu … se cce lli buttéa l-accqua déntro llì “.
( pl. bùtti ) sf. Botte. “ Esscéa u mu∫tu, quéllo che rremanéa se mettéa co nu pìsu sopra e iéa alla va∫ca , pό dalla va∫ca se mettéa alle bbùtti “.

C  c
ca∫catone
ca∫tàggna
ca∫taggnétu
ca∫tàggnu
càa

caàllu
cabbarè
cacà
càcali
cacarèlla
cacàta
cacatùru
cacchietéllu
càcchju
cacciàta
cacciàte
caccìi
caffè
caffè
caffettièra
calammàri
calammàru
calammàru
calàta
càleno

calipìnu
callàru

càllu
calluviόne
calorìa
càma
camìsce

cammìnenu
cammìnu
cammòtta
campà
campàna

campanèllu
càmpora
camposàntu
canàli

canarìnu
canàssa
càncanu
càncru
càne
cané∫tri
canìttu
cannaìcchiu
cannaìna
cannarèllu
cannavàccio
cannéla
cannèlla
cannelòre
cànnepa

cannìllu


cànnoa

canziòne
càola
càoli
caolifiόri
capèa
capézza
capicchiòla

capiglièra
capìlli
capisciòne
capoànno
capòccia
capocόllo
cappéllu
càpperi
cappiòla
càpu
capufòco
capuscàla
carapèlla
carbonèlla
carbonéru
carbόne
carciòfani
carciofìtti
cardellìnu
carecàgnu
carfàgna
càrgie
càrgie ∫∫morzàta
carnavàle
carosà
caroséa
caròta
carrafùni
carraréccia
carrétti

carrettìlli
carrià
carrozzèlle
càrru
cartapésta
carùcce
càrʓe


càsa


casciàra
càssea
cassjìttu
casta

càsta
catafàrgu
catàrru
caténa
catenàcciu



catenìne
cattìu
cavàlla
cavallétte
cavàllu
cavallùcciu
cavìgglia
cavìjja
cazzabubbùlu
cazzόttu
cecasùrgi
cécolu
celè∫te
célu
cémmece

centurìnu
ceràcia
ceràscia
ceràsciu
cerìnu
cèrqua
cerόttu
chécca
chiameàmo
chiàppa
chiàppa
chiappéa
chiappémo
chiàra
chiàru
chiàve

chìccu
chiòcca
chiodìni
chìrica
chìru
chiù
chiùsu
chiόdu

chjòchja
ciàffu
ciammarùca
ciammòtta
ciamòrra
ciampecòne

ciànca
ciaralùccu
ciarmatànu
ciarrapìca
ciavàtta
cìccia
cicciabbomba
cìci
cicòria
cìcu
cìcu
cìfaru
ciggnàli
cìma
ciminièra
cinichèlla
cioccolattèra
cioppecà
ciòppeca
cioppìa
cipréssu
cipόlla
cìrchiu
circhjàru
cìrchju
cisciarélli

ciùccu
ciuettà
ciuétta
ciuétta
ciùffu
ciùncu
ciόccu
ciόcculi

clorìnda
coanzìnzola
còcchia
còccia
coccìttu
còce
cocìna
cococcìtti
cocùlu
cocόccia
cocόlla pelàta
cocόmmeru
coèlla
coggnétta
còio
colà
collàne
còlle
color tsangue
comenʓémo
comìnza
commannà
commàtte
commàtte
commattémo
commérciu
companàiu
condì
confètta
conìgglia
conigglìtti
conìggliu
conòcchia

conòcchja
conosscémo
consèrva
contadìnu
conʓèrva
copèta


còppa


còppa
coppùtu
coprémo
coràlli
corecàtu
coriόlu
cormarìcciu
cornàcchia
corpétta
corre
corrènte
cortéllu
cortsa
corvellà
corvéllu
còsce
còsci
còssa
cottùru
cottόne
cottόra
covà
cra∫tatore
cra∫tàtu
cràmpu
cràpa
crapìttu
cràstica
creènza
crementìna
crep∫όse
crepàtu
crepàzze

créta
cri∫tiànu
crinièra
crìssci

crissciaréllu
crìssciunu
cristallièra
crùa
crugnàle
crό∫ta
cucchiàra
cucchiarìni
cucitùra
cucumà
cuggìneta
cùglia calàta
cùlu
cuppòla
cutturìllu
cόa
cόggne

cόla
cόlle
cόllu
cόmpranu
cόnca

cόrbo

cόrnu
cόrpu
cόsu
cόteca
cόtu

( pl. –i ) sm. Capitombolo. “ Ha fattu nu bbéllu ca∫catone “.
( pl. –i ) sf. Castagna.
( pl. –i ) sm. Castagneto.
( pl. –i ) sm. Castagno.
v. ind. pres. III p. s. tr. Egli scava; in riferimento al maiale, il tirar fuori con il muso ciò che si trova nel terreno. “ pe mmaggnà u pòrcu va alla tèrra, càa “.
( pl. –i ) sm. Cavallo. “ A ccaàllu arriàmmolòco “.
sm. Vassoio.
v. tr. Cacàre.
Il muco che si forma all'esterno della parte lacrimare dell'occhio.
( pl. -e ) sf. Diarrea.
( pl. –e ) sf. cacàta.
(pl. –i) Piccola sedia con un foro centrale usata, nei tempi passati, dai bambini per defecare.
( pl. –i ) sm. Tralcio dell’uva.
(pl-i) sm.Ramo. Si dice anche di un pezzo di salsiccia, “taglia nu cacchju e sargiccia”.
( ha- ) c. ind. pass. pross. III p. s. tr. Ha tirato fuori, ha estratto, ha cavato. “ Ha cacciàta a léngua “.
( -lle ) v. imp. pres. II p. s. tr. Toglietele. “ scciòggli e càcciàtelle “.
v. ind. imp. II p. s. tr. Cacciavi. “ e sse sse mettéenu mméʓʓu alle réti no lli caccìi “.
sm. Caffè.
( pl. marrò ) agg. m. sing. Marrone. “ Cc-ha la fàccia caffè “.
( pl. –e ) sf. Caffettiera.
( sing. -u ) sm. pl. Occhiaie.
( pl. –i ) sm. Calamaio. “ E pénne co llu calammàru “.
( pl. –i) sm. Calamaio.
( pl. –e ) sf. Discesa.
v. ind. pres. III p. pl. tr. Essi calano, scendono, tirato giù. “ Io, a ccasa, che ll-ammàzzo sèmpre, l-ammàzzo grossu u maiàle e ll-invècchio sèmpre, pure ddu anni lu pòrto; però a ttante parti lu càlenu sùbbitu “.
(pl. –i) f. –a, -e  agg. qual.  sing. Esile, magro, pelle e ossa.
( pl. –i ) sm. tr. Cotturu. Caldaio di rame. “ Métte tutta que∫ta ròbba, tutti i retàggli del maiàle, cόteche, o làrdu e ffa còsce tuttu ne n callàru e ffà a còppa “.
sm. Caldo. “ Uh, che ccàllu ! “.
( pl. –i ) sm. Broccolo. “ U calluviόne, quìllu bbiàncu è qquìllu estìvu, quìllu nvernàle è vvérde ∫curu “.
( pl. –e ) sf. Calore. “ Mantiène ppiù la calorìa “.
( ol. –e) sf. Pula.
( sing. –a ) sf. pl. Camìsce. Camice; quelle indossate dagli uomini solitamente erano di lana. “ Se chiaméa u sartu e sse fescéenu que∫ti vesìti,, pantalùni, ggilè e camìsce, bbiànche magàri, tutte bbiànche quelle eggl-ommeni “.
v. ind. pres. III p. pl. intr. Camminano. “ Se métte u iùu, se métte a umèra e ari; e vacchi cammìnenu “.
( pl. –i ) sm. Camino. “ Se tiéne na settimàna sotto sale, pό s-appìcca alla cuscìna, sopra allu cammìnu “.
(pl. –e) sf. Rotolo di spago.
v. tr. Campare, vivere. “ Prìma èreno quelli nìri, che sse fascéa o lardu ppe campà i figgli, pe ffa i ∫frìzzuli “.
( pl. –e ) sf. 1 Campana. 2 Gioco di ragazzi che si fa disegnando a terra con il gesso una figura a vari riquadri, e spingendo con un piede, saltellando, una piastrella o un sasso da riquadro a riquadro. “ Fescéeno a bbriccόne, a ttòpa, a ccampàna “.
( pl. –i ) sm. Campanello, quello elettrico è usato ormai da molti anni anche nel cicolano.
(pl. –e) sf. Camera.
( pl. –i ) sm. Cimitero.
( sing. –e ) sm. pl. Antiche tegole curve, di creta, lunghe dai 30 ai 40 cm. Ancora oggi molte abitazioni hanno i tetti ricoperti di canali. “ Inʓomma, a tégola è ttégola, u canàle è ccanàle “.
( pl. –i ) sm. Canarino.
(pl. –e) sf.Dente molare.
(pl. –i) sm.Cardine.
( pl. –i ) sm. Cancro.
( pl. –i ) sm. e f. Cane, cagna. “ U càne, a càne “.
( sing. –u ) sm. pl. Cesti fatti con giunchi. “ Se cci fa i cané∫tri e ll friscèlle “.
( pl. –i ) sm. dim. di cane. Cagnolino.
( pl. –cchi ) sm. Seme della canapa. “ Semineàmo prόpriu u cannaìcchiu “.
(pl. –e) sf. Canapina. Terreno molto fertile dove si coltivava la canapa.
( pl. –i ) sm. Gozzo.
( pl. –i ) sm. Canovaccio. “ Ci portavàmo un cannavàccio, l-abboticchiémmo e iàmmo alle fùnti fòri “.
(pl. –e) sf. Candela.
sf. Cannèlla. “ Ci mìtti mpό de cannèlla e cci mìtti mpό de ʓʓuccheru “.
sf. pl. Candelora. “ E cannelòre s-ha da a-ccènde a candéla “.
sf. Canapa. “ Se fescéa a cànnepa, se puléa, ddόpu semineàmo prόpriu u cannaicchìu, lo somenteémo e vvenìa a cànnoa e ppòi se ronchéa prόpriu e qui∫ti ggiorni “.
( pl. –i ) sm. Sottile canna di legno di sambuco, vuota all’interno . Si infilava una estremità nella vescica del maiale mentre dall’altra estremità si soffiava per riempirla d’aria: Al termine di questa operazione la vescica era pronta per contenere lo strutto. “ Prima se cce mettéa un cannìllu de sammόsce, pόi se mettéa dentro a sta vesscìca “.
sf. Canapa. “ Somenteémo e vvenìa a cànnoa e ppoi se ronchéa e qui∫ti ggiorni, e sse mettéa alli pόzzi; poi sce ∫teéno e mascìnole, che sse mascìnoléa … e fesceémo a ∫toppa e qquesta se filéa, se fescéa li ∫toppacciàri e sse filéa “.
(pl. –i) sf. Canzone.
(pl. –e) sf. Tipo di rubinetto che si applica nella parte bassa della botte del vino.
( sing. –u ) sm. pl. Cavoli.
sm. pl. Cavolfiori.
( se- ) v. ind. pres. III p. s. intr. Si capava, si sceglieva. “ Se capéa questa pulìta”.
(pl. –e) sf. Cavezza. Fune che serve per legare una bestia.
( pl. –e ) sf. Capicciola. Stringa, laccio per allacciare i bustini. “ Chi ròsa, chi coloràte, secondo come te nne tè, e ddiétro sci ∫téa a capicchiòla; a vita te venìa ccoscì ∫trétta”.
(pl. –e) sf. Chioma folta.
( sing. –u ) sm. 1 Capelli.” Che bbélli capìlli che tté “. 2 Peli sopra alla spiga del grano.
(pl. –i) sm. Uno che crede di capire tutto di ogni cosa.
sm.Capodanno.
( pl. –e ) sf. Testa. “ Mme fa male a capòccia “.
sm. Lonza.
( pl. –i ) sm. Cappello.
( sing. –u ) sm. pl. Capperi.
(pl. –e) sf. Nodo scorsoio.
sm. Testa. “ Mìttitellu n càpu “.
(pl.-i) sm.Alare.
(pl. –i) sm. Pianerottolo.
( pl. –e ) sf. Zolla di terra.
(pl.-e) sf.  Malattia del grano quando la spiga diventa nero.
( pl. –i ) sm. Carbonaia. “ Carbonaru “.
( pl. –i ) Carbone. “ Co lle léna, fescéenu nu carbonéru pe ffa u carbόne “.
( sing. –u ) sm. pl. Carciofi.
( sing. –u ) sm. pl. Carciofini.
( pl. –i ) sm. Cardellino.
(pl –i) sm. Calcagno.
(pl.-e) sf. Sonnolenza.
sf. Calce.
sf. Calce spenta.
sm. Carnevale. “ A ccarnavàle se fa e pìzze fritte, e castaggnòle “.
v. tr. Tosare. “ Tèngo jì a ccarosà e pècora “.
v. ind. imp. III p. s. Tosava, carosava. “ Caroséa e pècora e ffescéa a lana “.
( pl. –e ) sf. Carota. “ A bbarbabbiéta è ppe ggl-animàli e lla caròta sce lla maggnàmo nu “.
sf. Nome di una località nel Cicolano.
( pl. –e ) sf. Gola tra i monti.
( sing. carréttu ) sm. pl. Carretti di legno, molto bassi ( sollevati non oltre 20 cm da terra ), costituiti da una base di legno e da quattro rotelle; venivano costruiti per gioco dai bambini.
( sing. –u ) sm. pl. v. carrétti.
v. tr. Trasportare.
( sing. –a ) sf. pl. v. carrétti.
( pl. –I ) sm. Carro. “ Au a tirà u càrru “.
sf. Cartapesta.
( sing. –ccia ) agg. f. pl.  ( m. –cciu, -i ). Di aspetto piacevole. “ Voi ddue séte carùcce “.
( sing. –a ) sf. Calze; erano di lana quelle indossate durante l’inverno e di cotone piuttosto pesante quelle indossate durante l’estate. “ E carʓe de lana, quànno èra nvérnu de lana, nère, morétte, ∫cure ; d-e∫tàte se fescéveno de cottόne, ma paccùtu, mica finu u cottόne, che tte fescéveno na gamba che nnon te dico “.
( pl. –i ) sf. Casa, generalmente erano costituite da un solo piano, per questo non avevano quasi mai i balconi. Erano molto povere, prive di cortile interno; di fronte all’entrata principale c’èra un piccolissimo giardino nel quale razzolavano i polli. Il tetto era ricoperto di “ canàli “. “ La vidi càsa ? “.
sf. Caciara. Baccano, confusione. “ Stàu a ffa casciàra “.
sf. Bara.Cassa.
(pl. –i) sm Cassetto.
sf. Casa mia. “ Qué cce potéa ∫ta, anʓi a qquéste casi e mό, come per esempiu ècco nnanʓi a ccasta, nnanʓi acché Tizziàna, nnanʓi acché coggnàtema Glorìnda “.
(pl.-e) sf. Casa tua.
( pl. –ghi ) sm. v. càssea.
( pl. –i ) sm. Catarro.
( pl. –e ) sf. Catena, collare.
( pl. –i ) sm. Catenaccio; generalmente era usato per chiudere i portoni, ma sembra che in questa zona del Cicolano quest’uso non si sia mai diffuso, infatti al posto del catenaccio si usavano grandi e pesanti chiavi di ferro. “ U catenàcciu magàri no ll-usémo ècco, usémo quélle chiàvi gròsse. I catenacci a ste ʓʓòne nostre non esìstu perché non c-è stata a delinquènʓa; mό se cce comìnʓa a a-rrivà “.
( sing. –a ) sf. pl. Catenine.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ) Cattivo, inteso anche come severo. “ No èra cattìu, né issu e nné llèa “.
( pl. –e ) sf. Cavalla.
( sing. –a ) sf. pl. Cavallette.
( pl. –i ) sm. Cavallo.
( pl. –i ) sm. Puledro.
( pl. –e ) sf. Caviglia.
( pl. –e ) sf. Caviglia.
(pl. –i) sm Persona insignificante, inetta, buona a nulla.
( pl. –i ) sm. Pugno. “ Alla piàzza se sò ati n tsàcco e cazzόtti “.
avv. Ci. “ Se cce lli bbuttéa l-àccqua “.
pron. pers. I p. pl. “ Ccé llu maggnémo dimà “.
sm. sing. e plur. Pungitopo.
( pl. –i ) sm. Bubbone.
agg. m. e f., s. e pl. Celeste. “ Ci ∫téa u marìtu e Mitiérda, quìllu li portéa l-orecchìni, li portéa scelè∫te “.
( pl. –i ) sm. Cielo.
( pl. scìmmisci )sm. Cimice. “ E tte sse maggnéanu i scìmmisci, e ssci, pecché ppiù mettìi e lenʓόla bbiànche, ppiù usscìeno “.
( pl. –i ) sm. Cinta. “ U scenturìnu a fìbbia de metàllo “.
(pl.-e) sf. Ciliegia.
( pl. –e ) sf. Ciliegia. “ Cerecia “.
( pl. –sci ) sm. Ciliegio.
( pl. –i ) sm. Cerino.
( pl. –i ) sf. Quercia.
( pl. –i ) sm. Cerotto.
n. pr. f. dim. di Francesca.
v. ind. pres. III p. s. tr. Chiamavamo. “ E llu chiameàmo nìnu tè “.
v. ind. pres. III p. s. e imp. pres. II p.s. Egli afferra; afferra tu. “ E cchi chiàppa nu pèe, chi ne chiàppa ddu “.
( pl. –e ) sf. Natica.
v. ind. imp. II p. s. tr. Afferrava. “ O fume sci chiappéa alla gola “.
v. ind. pres. II p. pl. tr. Afferriamo. “ Lo chiappémo, lo leghémo co lla còrda “.
( pl. –e ) sf. Albume dell’uovo.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Chiaro, limpido.
( pl. –i ) sf. Chiave; quelle usate per chiudere le porte d’ingresso delle case erano di ferro. “ Na chiàve e queste gròsse, antìche “.
( pl. –i ) sm. 1 Nocciolo del frutto. 2 Chicco di grano.
( pl. –e ) sf. Chioccia.
( sing. –u ) sm. pl. Varietà di funghi il cui nome scentifico è Armillaria mèllea.
( pl. –e ) sf. Principio di calvizie. “ Tè a chìrica pelàta “.
( pl. –i ) sm. Ghiro.
cong. Più “ E’ cchiù vvécchiu dde mi “.
( ha- ) v. ind. pass. pross. “ Ha chiùsu a cchiàve “.
( pl. –i ) sm. Chiodo. “ Nu lu teneàmo appiccàtu allu cammìnu, con chiόdu stéa appiccàtu allu cammìnu, se sa, o lume a petrόggliu fa na sciminièra.
(pl.-e) sf. Ciabatta.
(pl. –i) sm Persona priva di denti e che mastica male.
(pl.-e) sf. Lumaca.
( pl. –e ) sf. Lumaca. “ E’ lléntu come na sciammòtta “.
(pl.-e) sf. Raffreddore.
(pl. –i) femm. –a, -e agg.  Dicesi di persona che inciampa di frequente. Dicesi anche di persona alta ed esile con le gambe molto lunghe.
( pl. –che ) sf. Il mazzo dell’aglio. “ A sciànca ell-àgglio “.
( pl. –cchi ) sm. Gufo.
(pl. –i) sm Ciarlatano.
(pl.-e) sf. Dicesi di una donna che parla di continuo.
(pl.-e) sf. Ciabatta.
( pl. –e ) sf. Carne.
agg. m. e f., s. e pl. Modo scherzoso per indicare una persona grassa. “ Eméo quello che cicciabbomba “.
sm. pl. Ceci.
sf. Cicoria. “ A scicòria è lla bbi∫técca déllu poeràcciu “.
( pl. –chi ) agg. m. sing. ( f. –a, -che ) .Piccolo.
(pl. –i) femm. –a, -e agg.qual. Piccolo.
(pl. –i) femm. –a, -e agg. qual. Dicesi di ragazzo irrequieto, sveglio, dinamico, discolo.
( sing. –e ) Cinghiali.
( pl. –e ) sf. Cresta del gallo. “ Che ccima che tté u allu “.
( pl. –e ) sf. “O lume a petrόggliu fa na sciminiéra “.
avv. Poco, di modesta entità.
(pl.-e) sf. Caffettiera.
v. intr. Zoppicare
v. ind. pres. III p. s. intr. Zoppica.” Guarda come sciòppeca “.
sf.  Zoppia.
( pl. –i ) sm. Cipresso.
( pl. –e ) sf. Cipolla. “ Picchiéri e vino, sàngue e ccipόlla “.
( pl. –i ) sm. Cerchio. “ Co llu scìrchiu e férru “.
(pl. –i) sm Artigiano che realizzava e riparava i cerchi delle botti, dei tini.
(pl. –i) sm Cerchio.
( sing. –u ) sm. pl. Bacche del ginepro usate per fare liquori. “ U gginépru pe rrecògglie i scisciarélli e sse cci fa l’àlbero de Natale “.
(pl. i) femm. –a,-e  agg. Dicesi di persona ubriaca.
v.tr Pettegolare.
( pl. –e ) sf. Civetta.
(pl.-e) sf. Civetta. Donna pettegola.
( pl. -i ) sm. Ciuffo, capelli raccolti.
(pl. –i) femm. –a, -e agg. qual. Privo di un arto.
( pl. –cchi ) Ciocco di legno da ardere.
( sing. –u ) sm. pl. Sandali, usati solo dalle donne poichè gli uomini, impegnati a lavorare la terra, non indossavano scarpe aperte. “ I sciόcculi li chiameémo “.
n. pr. f. Clorinda. “ nnanzi acche cggnàtema Clorìnda “.
(pl.-e) sf. Codirosso, uccello della famiglia dei Turditi riconoscibile per il continuo movimento della coda.
( pl. –e ) sf. Buccia, guscio che avvolge molti frutti e l’ uovo. “ A còcchia e ggl-όu “.
( pl. –e ) sf. Testa. “ Me pari na cόccia pelàta “.
( pl. –i ) sm. Sorso. “ Bìete n-antru coccìttu “.
v. inf. e ind. pres. III p. s. Cuocere, egli cuoce. “ Li fa co llo rumme, fichi taggliàti allu fόcu li fa còce e ppό fa u ripiénu “.
( pl. –e ) sf. Cucina. “ A cocìna me tantu ròssa non è “.
sm. pl. Zucchini.
( pl. –i ) sm. Cuculo.
( pl. –e ) sf. Zucca.
( pl. –e ) sf. Principio di calvizie.
( pl. –i ) sm. Cocomero.
(pl.-e) sf. Anello di legno di forma oblunga che veniva fissato al basto.
( pl. –e ) dim. di coggne. v. coggne. “ Pijja ssa coggnétta “.
sm. Cuoio. “ Le ∫carpi èreno bbrùtte , fatte dallo ∫carpàru, de sòla, sòla paccùta, ci i chiòdi sotto, èreno de còio “.
v. tr. Colare.
( sing. –a ) sf. pl. Collane.
( pl. –i ) sm. Colle.
agg. m. sing. Rosso scuro.
v. ind. e imp. pres. II p. pl. Noi cominciamo; cominciamo noi. “ Comenʓémo a tajja ∫to formàggiu “.
v. ind. e imp. pres. tr. Egli comincia; comincia tu. “ Mo se cce comìnza a a-arrivà “.
v. tr. Comandare.
v. intr. Giocare. “ Olémo commàtte ? “.
v. tr. Giocare.
v. ind. e imp. pres. II p. pl. intr. Noi giochiamo; giochiamo noi.
( pl. –i ) sm. Commercio. “ Mo ne pόzzu fa pure scéntu pe ccommérciu “.
sm. Companatico.
v. tr. Condire. “ L-ha da condì “.
(pl.-e) sf. Confetto con la mandorla.
( pl. –e ) fs. Coniglia.
( sing. –u ) sm. pl. Coniglietti.
( pl. –i ) sm. Coniglio. “ A sampa ellu conìggliu “.
( pl. –e ) sf. Quantità di materiale da filare ( lino, canapa, cotone ) , che si avvolge alla rocca. “ E lli fileémo co llu fusu, vertécchia, co lla conòcchia e ppòi se fescéeno le fézze “.
(pl. –e) Bastone di legno con la parte superiore intagliata ed intrecciata a forma di nido, dove si poneva la canapa da filare.
v. ind. e imp. pres. II p. pl. tr. Noi conosciamo. “ Lli olandési manco li conosscémo”.
(pl.-e) sf. Estratto di pomodoro.
( pl –i ) sm. Contadino.
( pl. –e ) sf. Conʓerva di pomodoro. “ Conʓèrva ellu pomodòro “.
fs. Dolce tradizionale natalizio, formato da un impasto di miele e noci, ridotto a sfoglia e tagliato a piccoli rombi ognuno dei quali è coperto da due foglie di alloro. “ A còpeta , pigglia e nusci, l-ha da mascinà e ppό mìtti o mèle; se strugglie e ppό, quanno s-è ncarecàtu bbène, lo mitti ncìma a una tàvola “.
( pl. –e ) sf. Salume formato dagli scarti delle carni del maiale ( cotenna, ossa, ecc. ) che si fanno bollire e si condiscono con buccia d’arancia, sale, pepe, peperone e rum. “ Se condìva pe ffa la còppa. Ce metteàmo aràncio, pepe, u portugallu, a còcchia, e quallecùnu sce mettéà pure mpochétto e peperόne, a ssecondo i gusti che cc-hanno “.
(pl.-e) sf. Unità di misura che corrisponde a 500 mq. Recipiente di legno simile ad una botte tagliata a metà.
(pl. –i) femm. –a, -e agg. qual. Fondo.
v. ind. e imp. pres. II p. s. tr. Noi copriamo; copriamo noi. “ Co a copertìna, quésse copertìne de tulle lu coprémo “.
( sing. –u ) sm. pl. Coralli. Le donne che provenivano da famiglie benestanti portavano i coralli in dote al matrimonio.
( s-è ) v. ind. pres. III p. s. intr. Egli s’è disteso. “ S-è corecàtu pe tèrra “.
( pl. –i ) sm. Laccio delle scarpe, di cuoio. “ O coriόlu era de còio “.
(pl. –i) sm La parte più alta del tetto.
( pl. –e ) sf. Cornacchia.
( pl. –e ) sf. Gilet.
v. intr. 1 Correre. 2 Scorrere. “ L-accqua corre sotto lu ponte “.
( pl. –i ) sm. Torrente.
( pl. –i ) sm. Coltello.
( pl. –e ) sf. Corsa. “ Fescémonne na cortsa “.
v. tr. Setacciare.
( pl. –i ) sm. Setaccio nel quale si passa il grano per effettuare la pulitura.
v. inf. e ind. pres. III p. s. tr. Cuocere, egli cuoce. “ E ffa tuttu còsce ne n-callàru “.
v. ind. e imp. pres. II p. s. tr. Tu cuoci; cuoci tu. “ Li còsci alla padèlla “.
( pl. –e ) sf. Coscia.
( pl. –i ) sm. Caldaio di rame con un manico. “ U cottùru de rame, co llu mànico “ .
sm. Cotone. “ D-e∫tàte se fescéveno e cottόne, ma paccùto u cottόne, che tte fescéveno na gamba nnon te dico “.
( pl. –e ) sf. Caldaio di rame. “ Qua fescémo co lla cottόra all-acqua bbollènte, buttémo l-acqua bbllènte sopra e sse péla “.
v. tr. Covare. “ A chiòcca ∫ta a ccovà l-òa “.
( pl. –i ) sm.Norcino. L’uomo addetto a castrare i maiali.
( hau- ) v. ind. pass. pross. III p. s. Hanno castrato. “ hau cra∫tàtu u pόrcu “.
( pl. –i ) sm. Crampo.
( pl. –i ) sf. Capra.
( pl. –i ) sm. Capretto.
(pl.-e) sf. Averla, uccello della famiglia dei Lanidi ritenuto poco furbo, “t’è u cereveglio ella crastica”.
(pl.-e) sf. Attrezzo di legno con più punte usato per ventilare i cereali.
n. pr. f. Clementina. “ Me sa che Tizziàna ce la té èsso, pe ssagglì n cìma allu tittu, a soffitta; pure Crementìna la tenéa “.
( sing. –a ) agg. s. pl. ( m. –u, -i ). Ruvide. “ Sénti che mmani cre∫pόse “.
( ha- ) v. ind. pass. pross. III p. s. tr. Si è aperto formando una crepa. “ S-è llesionàtu, ha crepàtu “.
( sing –a ) sf. pl. Crepe che si formano sulla superficie del prosciutto. Per evitare che il prosciutto vada a male le crepe si ricoprono di grasso. “ Quelle sarébbero le crepazze, ssò rricopèrte co ll-assùggna “.
sf. Creta.
( pl. –i ) sm. Uomo, contrapposto a bestia. “ Quillu cri∫tiànu è ccécu “.
( pl. –e ) sf. Criniera.
v. imp. pres. II p. s. tr. Cresci tu. Usato anche come buon augurio in risposta ai bambini che hanno il singhiozzo. “ Crissci, salùte “.
( pl. –i ) sm. Singhiozzo.
v. ind. pres. III p. s. tr. Crescono.
( pl. –e ) sf. Credenza di legno con il vetro applicato agli sportelli. “ A cristallièra, c-èra o vétro “.
( pl. –e ) agg. f. sing.  ( m. –u, -i ). Cruda. “ A carne è ancora crùa “.
(pl. –i) sm Frutto e pianta del Corniolo.
( pl. –e ) sf. Crosta del pane.
( pl. –e ) sf. Cucchiaio.
( sing. –u ) sm. pl. Cucchiaini.
( pl. –e ) sf. Cucitura.
Fuoco che cova sotto la cenere.
( pl. –e ) sf. Tua cugina.
Dicesi di chi porta i pantaloni sotto il giro vita.
( pl. –i ) sm. Culo.
(pl.-e) sf. Coppola, berretto con visiera.
( pl. –i ) sm. Piccolo paiolo di rame. “ Lo mettémo a nu cutturìllu “.
prep. Con. “ E’ nnatu cό lla camìscia “.
( pl. –e ) sf. Coda. “ Chi ffa a cόa, chi ffa i sampi “.
( sing –a ) sf. pl. Pentole di diverse dimensioni usate per cucinare diversi cibi; in passato erano di terracotta, smaltate allìinterno. “ Le chiamémmo pure cόggne “.
( pl. –e ) sf. Panno di cotone nel quale viene colato il latte. “ E cce ò la cόla ppe ccolà o latte “.
prep. art. Con le. “ Cόlle pecora e lle cràpi “.
( pl. –i ) sm. Collo. “ Tè u cόllu rossu “.
v. ind. pres. III p. s. tr. Essi comprano. “ Mo se cόmprenu tuttu “.
( pl. –e ) sf. Conca, capace recipiente di rame che le donne usavano per prendere l’ acqua alle fonti; aveva due anse e veniva appoggiata sulla testa.” A cόnca, pure de rame, quella che cce ieàmo pe acqua ”.
( pl. –i ) sm. Colpo, non solo inteso come lo atto e l’effetto del colpire, il termine si usa infatti anche per imprecare contro qualcuno. “ Te pòzza datte n cόrbo “.
( pl. –i ) sm. Corno della mucca.
( pl. –i ) sm. Corpo. “ Me ss-è ssciόtu u cόrpu “.
sm. In sostituzione di un nome proprio o comune che non si ricorda. “ Cόsu, Pippétto “.
( pl. –che ) sf. Cotenna.
( aio- ) v. ind. pass. pross. I p. s. Io ho colto. “ Aio cόtu u fiόru pe tté “.

D  d
damiggiàna
ddù
dècco

decόttu
delinquènʓa
déntru
desertόre
di ttì
di∫pettùsu
difènne
diggerìtu
diggiùnu
dijjùnu
dimà
dimatìna
dirùpu
discéanu
discémbre

discόrtsu
disficile
disscésa
diunà
diùnu
divèrtsi

doémo
doméneca
doménica
dorge
dorge
dovéi
dùppiu
durìni

( pl. –e ) sf. Damigiana.
agg. Due. “ Pό pesà ddù quintàli, un quintàle e ottànta “.
prep. Di “ E’ cchiù vvécchio ddè mi “.
avv. Ecco. “ E’ ffaticoso magàri, ma sse nno quanno che mìtti a messetùra co llo lévetu, se è quillu nostrànu è mmèio; dècco co-è “.
( pl. –i ) sm. Decotto.
( pl. –e ) sf. Delinquenza. “ U catenàcciu a ste zzòne nostre non esìstu perchè non c-è mmai stata a delinquénʓa “.
avv. Dentro. “ Li porci, e gallìne iéenu pe ∫trada, e iéenu pe ttuttu, mo magàri sό m pό ppiù rremésse déntru “.
( pl. –i ) sm. Disertore. “ Quànno è che ∫tévi acchiappàtu, che jìa desertόre ? “.
sm. Insetticida. “ I peόcchi, co lle pettenùcce, co llu petrόliu, pure co llo ddi tti “.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. di∫pettosa, -e). Dispettoso.
v. tr. Difendere.
( sò- ) v. ind. pass. pross. I p. s. tr. Io ho digerito.
( pl. –i ) sm. Digiuno. “∫tèngo a ddiggiùnu “.
( pl. –i ) sm. v. diggiùnu.
avv. Domani. “ Dimà sci vedémo “.
avv. Domani mattina. “ Ce àio dimatìna pré∫tu “.
(pl. –i) sm Precipizio.
v. ind imp. II p. s. tr. Dicevano. “ E’ rraru che discéanu norcìnu “.
sm. Dicembre. “ U maiàle ? Ci ∫ta chi lu refà a discémbre, chi a ggennàru, e io che ssò ppoeràcciu iàgglio refàttu a settémbre “.
( pl. –i ) sm. Discorso, “ U sìndacu ha fattu nu bbéllu discόrtsu “.
(pl. –i)  agg. qual.m. e f.  Difficile
( pl. –e ) sf. Discésa. “ S-è arruàtu pe ttutta a disscésa “.
v. intr. Digiunare.
(pl.–i)smDigiuno.
( sing. –u ) agg. m. pl. ( f. –e, -e ). Diversi, di aspetto o natura non uguale, ma anche nel significato di molti. “ E mbè, sò divèrts-anni “.
v. ind. pres. II p. s. intr. Dobbiamo. “ Doémo me∫tecà a pulènta “.
n. pr. f. ( m. –o ). Domenica
sf. Domenica.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –e, -i ) . Dolce.
sm. Dolce.
v. ind. imp. II p. s. Dovevi. “ E ddéemu l-appuntaméntu quanno dovéi nnà a ∫posà “.
( pl. –i) femm. –a, -e agg. m  Doppio.
sm. pl. Varietà di funghi il cui nome scientifico è Agaricus Arvensis.
avv. Dove. “ Da ddo vè? “.

E  e
é
é
é
éanu

ècco
èdera
élla
élli
éllo
eméo
émo
èngo
ènte
éntru
éntu
erbàccia
erbamèrica
erbétta
èrenu
èrpisci

èrre
esìstu
esscìi

èsso arrèto
éta

prep. Di “ Co na chiàve é queste gròsse “.
cong. E. “ E iéenu pe ∫trada “.
art. det. f. pl. “ ci ∫téeno é varghe “.
v. ind. imp. II p. pl. tr. Davano. “ Co qque ggli éanu a mmggnà, che lle patàne le éanu alli figgli, ce éanu campà a famìgglia “.
avv. Qui. “ Li fabbicàvano pure ècco “.
sf. Edera. “ A ∫pìlla, tutte lavoràte, co ll-èdera, a fforma de un fiore “.
prep. art. Della. “ U sìcchiu ella monnézza “.
prep. art. Dei. “ Quesse copertìne élli monélli “.
prep. art. Del. “ O mascenìllu ello caffè “.
v. imp. pres. II p. s. tr. Guarda Tu. “ Eméo lòco “.
v. ind. pres. II p. s. tr. Noi diamo. “ Ecco ggli émo a mmaggnà a iànne “.
v. ind. pres. I p. s. Io do. “ Te èngo nu ∫chiàffu “.
( pl. –énti ) sm. Dente. “ Me fa male nu ènte “.
avv. Dentro. “ Mitti a scìccia éntru “.
( pl. –i ) sm. Vento. “ Soffia lu éntu “.
( pl. –e ) sf. dispr. di Erba, Erbaccia. “ Erbàccia, èrba cattìa “.
sf. Erbamedica.
( pl. –e ) sf. Prezzemolo.
v. ind. imp. III p. pl. intr. Essi erano. “ Prima èrenu quelli niri, che sse fescéa o lardu .. pe ccampà i figgli, pe ffa i ∫frìzzuli “.
( sing. –e ) sm. pl. Strumenti agricoli muniti di denti di ferro usati nei campi per l’ erpicatura del terreno. “ Se cci passa sopra co ggl-aràtru, co ggl-èrpisci “.
( pl. èrri ) sm.Maiale da riproduzione.
v. ind. pres. III p. pl. intr. Essi esistono. “ A ste zzone nostre no esìstu “.
v. ind. imp. II p. s. intr. Tu uscivi. “ Esscìi da casa che tte pijji u caffè, quarche ccosa ... un bbicchierìnu e ppό t-ha a portà u mantilàtu “.
avv. Lì dietro. “ Que ∫ta ffa èsso arrèto? “.
( sing. ìtu ) sf. pl. Dita. “ Fa ∫coppà e éta “.

F  f
faccènna
fàccia
faggétu
faggiànu
fàgu
fài
faìna
falalàni

falecόne
fanaticherìa
farfàlla
fargià
fargià
fargiatόre
farìna
farinàcciu
fàrzu
fàscia

fasciolìtti
fasciόli
fasscétta

fassciatùra
fattu
fàu
fazzolìttu

febbràru
fèbbre malària
féde
fégatu
fèle
fémmona
fenìi
fenìta
ferèlla

ferìta
fermacapìlli
fermacravàtta
fermàggliu
fermaggliόne
ferràru
ferràte
ferratèlle

férru
fescerrìa
fescéte
festaroli
fétta
fézze

fià∫cu
fiàccu
fiàncu
fiàra
fiàtu
fìbbia
fìcora
fìcora

fiècce
fiéccia
fiénu
fìgglia
figglià∫tra
figglià∫tru
fìggliema
figglieta
figgliu
figόzzu
filàru

filàru
fileémo
filόne
finè∫tra
fìnu
finόcchi
fioccà
fiorì
fioruntè∫tu
fiumàta
fiùme
fiόru
follacciànu
forchétta
forchettόne
forcìna
fòre
formàggiu
formìca
formicàru
fornéllu
fòrno
fòssa
foterétta
frà càzzu
fràgole
francì∫cu
fratéllu
fràtemu cuggìnu
frattàle
freggnàcce
fricèlla
frìddu
frìe
friscélla
frìscu
fròcchia
fròcchja
fròcia
frònne
fròssce
frù∫ta
frùsta via
fruttétu
frùttu
fu∫tàggnu

fùggnu
fùgnu
fùme
fumère
fùngu
fùnnu
funnùttu
fùnti

fùrcu
fùrmene
fùrni
fùsu

fùtu
Fόcu
fόgglie

(pl.-e) sf. Faccenda.
( pl. –e ) sf. Faccia.
( pl. –i ) sm, Faggeto.
( pl. –i ) sm. Fagiano.
sm. faggio.
( sing. –a ) sf. pl. Fave.
( pl. –e ) sf. Faina.
( sing. –u ) sm. pl. Artigiani della lana. “ E cci ∫téeno i falalàni, che ffescéeno a lana, e ffescéeno i pennìcchi de lana, e lli fileèmo co llu fusu “.
( pl. –i ) sm. Falco. “ U falecόne è qquillu che ncòlla e gallìne “.
( pl. –e ) sf. Vanità. “ Io ggl-àggliu fattu pe ffanaticherìa “.
( pl. –e ) sf. Farfalla.
v. tr. Falciare. “ Dimà ajjo jji a ffargià o fiénu “.
v. tr. Falciare.
( pl. –uri ) sm. Falciatore.
( pl. –e ) sf. Farina.
( pl. –cci ) sm. Crusca data in pasto agli animali. “ E sse ggli a’ mpό de farinàcciu “.
(pl. –i) femm. –a, -e agg. Falso.
( pl. –ssce ). Lunga striscia di tela bianca nella quale si avvolgevano i neonati. “ U zzinnalone che lli ve∫tìa sopra ella fàscia, che èreno renfassciàti “.
( sing. –u ) Fagiolini.
( sing. –u ) sm. pl. Fagioli.
( pl. –e ) 1 Benda. 2 Bustino, fascia elastica alta, rafforzata da stecche metalliche che indossavano le donne per modellare il busto. “ E fasscette, ma bbèlle! “.
( pl. –e ) sf. Fasciatura.
( è- ) v. ind. pres. III p. s. intr. E’ fatto, inteso anche come maturo.
v. ind. pres. III p. s. tr. Essi fanno.
( pl. –i ) sm. Fazzoletto da testa. “ Prόpriu fazzolìttu; se mettéa allo tolàru e sse tesséa, se fascéa que∫ta tela longa, e ppoi questo se varghéa “.
sm. Febbraio.
sf. Malaria.
( pl. –i ) sf. Fede nuziale.
( pl. –i ) sm. Fegato.
sm. Fiele.
( pl. –e ) sf. Femmina. “ Quella femmona tè u péttu pìccolu “.
v. ind. pass. rem. I p. s. Io finìi. “ Me fenìi quella pippa che avéa messa papà n cima allu cammìnu “.
( è- 9 v. ind. pres. III p. s. intr. E’ ffenìta a vìta “.
( pl. –e ) sf. Coccinella. La coccinella ha ispirato una filastrocca: “ Fèra, fèra di colore va e rritròva lu mio amore, ggira qqua, ggira llà, arritròvelu ddove ∫tà “.
( pl. –e ) sf. Ferita.
sm. Fermaglio per capelli. v. fermagglione.
( pl. –e ) sf. Ferma cravatta.
( pl. –i ) sm. Spilla da balia.
( pl. –l ) sm. Fermaglio per capelli di metallo o di osso. “ Quilli fermaggliόni antìchi de metàllu, e ottόne, pure de osso “.
(pl. –i) sm Fabbro, maniscalco.
( sing. –a ) sf. pl. Inferriate, grata di ferro messa a protezione delle finestre.
( sing. –a ) sf. pl. Dolci tradizionali, la cui pasta, formata da uova, farina, zucchero, anice e cannella, tagliata a tocchetti viene schiacciata e stesa da un apposito ferro caldo. Miele, nocciole e noci costituiscono il ripieno.
( pl. –i ) sm. Ferro. –filàtu. Fil di ferro.
v. cond. pres. III p.s. tr. Farebbe. “ Chissà che fescerrìa “.
v. ind. e imp. pres. II p.pl. Voi fate; fate voi. “ No mme fescéte arrabbià “.
( sing. –u ) sm pl. Persone addette alla organizzazione delle feste del paese.
( pl. –e ) sf. Fetta. “ Ce maggnàmo na fétta e pane sènʓa niénte “.
( sing. –a ) sf. pl. Matasse costituite da un filo avvolto in più giri mediante l’aspo, e poi attorto su se stesso e legato con uno dei capi.
( pl. –chi ) sm. Fiasco.
( pl. –cchi ) agg. m. sing. ( pl. –a, -cche ) Magro. “ Quant-è ffiàccu! “.
( pl. –i ) sm. Fianco.
(pl.-e) sf. Fiamma.
( pl. –i ) sm. Fiato. “ non bèe tuttu n fiàtu “.
( pl. –e ) sf. Fibbia. “ A fìbbia de metàllu”.
sf. Albero del fico.
sf. sing. e pl. Fico, fichi, sia per indicare la pianta, sia il frutto.” E nòcchie, l-uétta, mpό de fìcora fìcora”. –sécche. Fichi secchi, “ E fìcora secche se ∫pàcchenu e sse mittu mmézzu a ssòle “.
sf. Feccia.
( pl. –e ) sf. Vinacce depositate sul fondo delle botti. “ A fiéccia se lèva nel moménto che vvéngu levàte e bbùtti “.
( pl. –i ) sm. Fieno.
( pl. –e ) sf. Figlia. “ Figgglia mé, que nne sàccio”.
( pl. –e ) sf. Nuora. Figglià trema. Mia nuora, figglia∫treta. Tua nuora.
( pl. –i ) sm. Genero.
Mia figlia.
Tua figlia.
( pl. –i ) sm. Figlio. figgliemu, Mio figlio.” Ecco fìggliemu “. Fìgglietu, Tuo figlio.
( pl. –i ) sm. Bernoccolo.
( pl. –i ) sm. Pane fusiforme, il cui peso varia da uno due chili. Perchè il pane si conservi, viene riposto nel granaio. “ U filàru ello pane “.
(pl. –i) sm Filone, pagnotta di pane.
v. ind. imp. II p. pl. tr. Noi filavamo. “ E lli fileémo co llu fusu “.
( pl. –uni ) sm. Filare di alberi e di viti. “ U filόne e àrbori “.
( pl. –e ) sf. Finestra. “ S-è ʓʓumpàtu dalla finè∫tra“.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Fino,sottile. “ Paccùto u cottone, mica finu! “.
( sing. –cchiu ) sm. Finocchi.
v. tr. Fioccare, nevicare.
v. intr. Fiorire. “ E sceràsce ∫tau a ffiorì “.
( pl. –i ) sm. Calabrone.
Nome di una località della Valle del Salto.
( pl. –i ) sm. Fiume.
( pl. –i ) sm. Fiore. “ Aggli cògglie u fioru “.
(pl. –i) sm Varietà di fico di grosse dimensioni.
( pl. –e ) sf. Forchetta.
( pl. –ùni ) sm. Grande forchetta di legno per mescolare la pasta. “ Pìjjame u forchettόne, muscìna “.
( pl. –e ) sf. Forcone usato per rivoltare il fieno.
avv. Fuori. “ Se nno te revà fòre “.
( pl. –i ) sm. Formaggio. “ Fìno n té ss-è ncarecàtu fòrte co qquesto formàggiu “.
( pl. –che ) sf. formica.
( pl. –i ) sm. Formicaio.
( Pl. –i ) sm. Fornello.
( pl. furni ) sm. Forno.
( pl. –e ) sf. Tomba.
(pl.-e) sf. Federa.
sm. Dicesi di persona boriosa, sbruffona.
( sing. –a ) sf. pl. fragola. “ A piantùccia elle fràgole”.
n. pr. di pers. m. Francesco.
( pl. –i ) sm. Fratello.
sm. Mio cugino.
( pl –i ) sm. Siepe.
( sing. –ccia ) sf. pl. Piatto tipico del reatino. Pasta all’ uovo a forma di piccoli rombi, condita con pomodoro, aglio e olio.
(pl.-e) sf. Recipiente per fare la ricotta.
( pl. –i ) sm. Freddo. “ Me ∫tèngo a mmorì e friddu “.
v. tr. Friggere.
( pl. –e ) sf. Recipiente di vimini, bucherellato, per contenere la ricotta.
(pl. –I) femm. –a, -e agg. Fresco.
( sing. fròcchia ) sf. pl. Narici. “ Che ffròcchia che tté “
(pl.-e) sf. Narice.
(pl.-e) sf. Narice.
(pl.-e) sf.  Fronda.
( sing. –sscia ) sf. pl. Foglie secche.
( pl. –e ) sf. Frusta.
Int. Esclamazione usata per allontanare il gatto.
( pl. –i ) sm. Frutteto.
( pl. –i ) sm. Frutto.
( pl. –i ) sm. Fustaggno. “ I mutandoni èreno de fu∫tàggnu quélle delle fémmone, ma qquelle deggli όmmeni èreno de lana, fatte allo tolàru “.
( pl. –i ) sm. Fungo.
(pl. –i) sm Fungo.
sm. Fumo.
( sing –a ) sf. pl. Fumate. “ Tira tu e ttiro io, fesceàmo scèrte fumère dalla όcca. “.
(pl. –i) sm. Vuoto all'interno.
(pl. –i) femm. –a, -e agg. Fondo. Di notevole capienza.
(pl. –i) femm. –a, -e agg. Profondo.
( sing. fonte ) sf. pl. Fonti. “ Tàmmo alle funti fòri; aggràzzia che lle teneàmo fòri, che a ttanti paési tenéenu jji a m paése a n atru a pijjàlla “.
sm. Unità di misura corrispondente alla distanza tra il pollice e l'indice di una mano aperta.
( pl. –i ) sm. Fulmine. “ Te pòzza ∫paccà n fùrmene “.
( sing. Furnu ) sm. pl. Forni. “ Alla montàggna sci ∫téeno i fùrni a lléggna “.
( pl. –i ) sm. Fuso., arnese di legno che nella filatura torce il filo ruotando su se stesso. “ E lli fileémo co llu fusu, vertécchia, co lla conòcchia e ppòi se fescéveno le fezze “.
(pl. –i) femm. –a, -e agg. Folto, consistente, denso.
( pl. –chi ) sm. Fuoco. “ Appìccia u fόcu “.
( sing. –a ) sf. pl. Foglie verdi.

G  g
gallìna
garganèlla
gargarèllu
gargarozzu
gargiùni



garòfanu
gàrza
gàsse
géltsu
gelùsu
geméllu

generùsu

gengìva
gennàru

genʓiàna

géssu
ggl-
ggli
ggnòra
ggnottìtu
ghiànde

ghiόttu
giacamùcciu
giàcca
giacchettìnu
giaccòmme
giàllu
giardìnu

giargianése
gìggliu
gilè

ginépru


ginόcchiu
gioveddì
girantolòne
girìnu
girotondo

giuannόne
giùggnu
giusèppe
gliù
gnaulà
gnezzione
gnòstro
gobbùtu
golìa



gonfiéno
gràndine
groggnàli
grόssu
guantièra
gόbba
gόla
gόnfia
gόzzu

( pl. –e ) sf. Gallina. “ E gallìne jéenu pe∫tràda, e jéenu pe ttuttu, mo macàri sò m po ppiù rremésse dentru “.
sf. Bere direttamente dal contenitore senza assaporare.
( pl. –i ) sm. Gola.
( pl. –i ) sm. Gola.
( sing. gargione ) sm. pl. Piatto tipico. Esteriormente si presentano come i ravioli, il ripieno è costituito da un impasto di pecorino, pepe, uva passa, uova, noce moscata. “ Se pigglienu l-òa, se bbattu, gratti u fornàggiu, l-uétta, ci mitti u pepe, pure a nόce mo∫càta, fino a che non te ss-è ncarecàtu bbène, co qquesto formàggiu, e ppo fa a ∫tésa, e ppo fa tutti gargiunìtti, come i raviòli, li mitti a na tégglia e lli nfùrrni “.
( pl. –i ) sm. Garofano.
( pl. –e ) sf. Garza.
sm. Gas.
( pl. –i ) sm. Gelso.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. gelosa, -e ) . Geloso.
( pl. –i ) sm. 1. Gemello che si mette al polsino della camicia. 2. Gemello di osso che i contadini indossavano al posto della cravatta. “ U ggeméllu, nu ggemellìnu de όssu, ma èreno pure eleganti ! “.
n. pr. m. Generoso. “ E pprόpiu che li fabbricàvano pure ècco, ièsso Abbèrto, Giuannόne bbonànima, u padre de Generùsu “.
( pl. –e ) sf. Gengiva.
sm. Gennaio. “ U maiàle? .... Se lu refà pre∫tu, lu refà a ggennàru, pò pesà ddu quintàli, un quintàle e ottànta; e mmό coscì ppoeràcciu, a settémbre, te peserà centuvénti, centutrénta chili “.
( pl. –e ) sf. Genziana, pianta erbacea montana, dalle numerose specie, che si trova oltre i 1500 metri. Con le sue bacche si fanno liquori.
( pl. –i ) sm. Gesso.
art. det. m. sing. Lo, davanti a parole che iniziano per vocale. “ Ggl-àbbitu chianeméa e gonne, e unnèlle “.
art. det. m. pl. Gli.
( pl. –e ) sf. Signora. “ A ggnòra Nunʓia “.
( me sò- ) v. ind. pres. I p. s. tr. Io ho inghiottito. “ Me sò ggnottìtu na ri∫chia e pésce “.
( sing. –a ) sf. pl. Ghiande. “ Que lli à, lli à e ghiànde, o turcu, i bbarbabbiétoli, o ∫cartu che ffa lla famìgglia; màggnenu tuttu quilli “.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Ghiotto. “ Si ttrόppi ghiόttu “.
n. pr. dim. di Giacomo.
( pl. –cche ) sf. Giacca. “ Méttite a ggiàcca, che ffa friddu “.
( pl. –i ) sm. Giacca di lana, cardigan, “ Pe ffàsselle vedé se levéenu u ggiacchettìnu “.
avv. In qualsiasi modo.
( pl –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Giallo.
( pl. –i ) sm. Giardino. Le case non avevano il cortile interno, ma un piccolo giardino davanti. “ U ggiardìnu chiamàtu. Que cce potéa ∫ta ècco! Anzi a qqueste casi e mo, pure pure, come per esémpio nnanzi a cca∫ta “.
sm. Persona forestiera, strana.
( pl. –i ) sm. Giglio.
sm. Gilèt. v. corpétta. ” Se fescéa allo tolàru, se mettéa u pannu ellu ve∫tìtu eggl- όmmeni, pόi se mannéa alla varga, se cce mettéanu e ggiàcche, i ggilè “.
( pl. –i ) sm. Ginepro, arbusto conifero delle cupressacee, con le foglie aghifomi e pungenti, le cui bacche ( cisciarélli ), sono usate per fare profumi e liquori. Il ginepro è inoltre usato fare l’albero di Natale. “ U gginépru pe rrecògglie i cisciarélli, e sse cci fa l-àlbero de Natàle”.
sm. Ginocchio. “ Me ss-è ppassàtu u gginόcchiu “.
sm. Giovedì.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. girandolona)  Girandolone.
( pl. –i ) sm. Girino.
, gioco di bambini che tenendosi per mano, formano un cerchio e girano in tondo, cantando una filastrocca. “ Girotondo fescéeno a ttòpa, a ccampàna “.
n. pr. accr. di Giovanni. “ Giùannone bbonànima “.
sm. Giugno.
n. pr. m. Giuseppe.
art. det. m. sing. Il. “ Oppùre o latte sόlu, ggliù caffè “.
v. tr. Miagolare. “ U attu sta a ggnaulà “.
( pl. –i ) sf. 1. Iniezione. 2. Puntura di insetto. “ La ggnezzione fa male “.
(pl. –i) sm Inchiostro.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Gibbùto.
( pl. –e ) sf. Macchia, malformazione della cute, presente nell’individuo fin dalla nascita. Secondo la tradizione popolare, si formerebbe nel feto nel neonato in cui la madre, che si accorge di non poter soddisfare una voglia, si tocca casualmente una parte del corpo; la macchia apparirà nella parte del corpo del figlio, corrispondente a quella toccata dalla madre. “ Se nno ggli venìa a golìa “.
( se- ) v. ind. pres. III p. pl. intr. Essi si gonfiano. “ Se nno le mitti, te sse gonfiéno “.
( pl. –i ) sf. Grandine.
( sing –e ) sm. pl. Cornioli. Arbusti o alberetti delle cornacee dal fiore giallo e dal frutto ovale dal sapore acidulo.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. grόssa, -e ). Grosso.
( pl. –e ) sf. Vassoio.
( pl. –e ) sf. Gobba. “ Portà a gόbba porta fortùna “.
( pl. –e ) sf. Gola. v. cannaréllu e gargarόzzu.
( pl. –e ) agg. f. s. ( m. –u, -i ). Gonfia.” Té na trippa gόnfia come n tambùrru “.
( pl. –i ) sm. Canna della gola.

I  i
i
i
i∫tàte
i∫téssu
iàcciu
iàmmo
iànne
iéa


ieénu
ielàtu
iélu
iémmone
iéri
iérme
immèce
ìndisce
infàrtu
inférnu
infruènza
ìnguine
innéstu
innòtte
intsolazzione
invàno
invésce
inʓalatièra
inʓuggli
ìo
iòcca
iòzza
iscéanu
ìsse
ìssi
ìssu
ìtenne
ìttere
ìttu
ìtu
ìtu
itόne
iόrni
jùu

pr. pers. I p. s. Io. “ L-àio tessùta i “.
art. det. m. pl. I. “ E cci ∫téeno i falalàni ”.
( pl. –i ) sf. Estate.
( pl. –i ) sm. Stesso. “ Santa Luscìa e SSantu ∫tèfanu è qquasi l-i∫téssu ”.
( pl. –i ) sm, Ghiaccio.
v. ind. imp. II p. s. intr. Noi andavamo. “ Iàmmo alle fùnti, fòri”.
( sing. –a ) sf. pl. Ghiande. “Li à e iànne, o turcu, i bbarbabbiétoli, o ∫cartu che ffa lla famìgglia ”.
v. ind. imp. III p. s. intr. Egli andava. “ Na òta tenéa na sorèlla pìccola, Terèsa, tenéa scìnque, séi mesi; io èra ppiù ggròssa, e mamma se nne iéa a llavà alle fùnti, me isse:  E mmo, Ròsa Marìa, atténtu è, a mamma, quanno se resvéglia, vèlla nannènnu”.
v. ind. imp. III p. imp. intr. Essi andavano. “ Ieénu co lli maiàli ”.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Gelato. “ Dόpu ielàtu se fà quattro pézzi ”.
( pl. –i ) sm. 1. Gelo. 2. Ghiaccio del frigorifero.
v. imp. pres.II p. pl. intr. Andiamone. “ Iémmone a ffa na passegiàta ”.
avv. Ieri.
( pl. –i ) sm. Verme. –solitàriu. Verme solitario.
avv. Invece.
( pl. –sci ) sm. Dito indice.
( pl. –i ) sm. Infarto.
( pl. –i ) sm. Inferno. “∫tau a ffa na confusione dd-lnférnu ”.
( pl. –e ) sf. Influenza.
( pl. –i ) sm. Inguine.
( pl. –i ) sm. Innesto. “ Se ∫pacca jj-àrbore, se cci mette a créta e è ffattu jj-inné∫tu ”.
avv. Stanotte. “ Innòtte è statu nu tempàcciu ”.
sf. Insolazione.
( pl. –i ) sm. Vano, stanza. “ Se mette appeso a una cantìna, a un invàno ”.
avv. Invece. “ Invésce prima èrenu i ∫trilli ”.
( pl. –e ) sf. Insalatiera.
sm. Fango.
pr.. pers. I p. s. Io. “ Io ggl-aggliu fattu pe ffanaticherìa ”.
( pl. cche ) sf. Chioccia.
(pl.-e) sf. Brodaglia per alimentare i maiali.
v. ind. imp. III p. s. tr. Essi dicevano.
v. ind. pass. rem. III p. s. tr. Egli disse. “ Me ìsse: ...Ròsa Marìa, atténtu, a mamma, quanno se resvégglia ...”.
pr. pers. III p. pl. Essi. “ mpό se sò mparàti issi, mpò u mascellàru ”.
pr. pers. III p. s. Egli. “ Issu è ppiù velòsce ”.
v. imp. pres. II p. pl. Andate. “ Itenne a llavà e màni ”.
n. pr. m. Hittler.
( ha ) v. ind. pass. pross. III p. s. tr. Egli ha detto. “ Ma cchi ll-ha ìttu! ”.
( pl. éta ) sm. Dito. “ Che ìtu che tté ”.
( è- ) v. ind. pres. III p. s. intr. Egli è andato. “ E’ ìtu fòri u fiùme ”.
( pl. –itùni ) sm. 1. Pollice. 2. Alluce.
( sing. –u ) sm. pl. Giorni. “ E’ nnata e qui∫ti iόrni ”.
( pl. –i ) sm. Giogo. “ Lu jjùu e léggnu ”.
avv. Giù. “ Vé jό ”.

L  l
la
làbbera
làbberu
làgu
lamàta
laorà
làpisse
làrdu
lardùsu
lattarìnu
lavà
lavoréenu
lèbbere
leccà
lècio
leggiùtu
léggnu
leghémo
léna
léngua
lenguàccia
lentìcchie
lenticchiùsu
léntu
lésse
lète!
levéa

lévetu
li
li
lintèrna
lìnu
lìssci
lo
lòbbo
lòcco lòcco
lòco
lòco a bballe
lòco nnanʓi
locràtu
loggétta
lopìni
lu
lu
lu∫trà
luccepénde
lucchéttu
lùggliu
luìggi
lùiu
lùmittu
lùna

luneddì
lùpu
lùpulu
lùrdu
luscìda
lùscu e brùscu
lόnga

lόpa

pron. f. sing.La. “ La sénti che ppuzza? ”.
sf. Labbra.
( pl. –a ) sm. Labbro. “ Che llàbberu! ”.
( pl. –ghi ) sm. Lago.
( pl. –e ) sf. Frana.
v. tr. Lavorare. “ Nella vita s-ha da laorà ”.
sm. Lapis, matita.
( pl. –i ) sm. Lardo. “ Cc-éa fa o làrdu ppe ccampà a famìgglia ”.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. lardosa, -e ). Lardoso, grasso. “ Quant-è llardùsu ”.
(pl. –i) femm. –a, -e agg. Fresco. Di tenera età, che ancora viene allattato.
v. tr. Lavare. “ E mamma se nne iéa a llavà alla fόnte ”.
v. ind. imp. III p. pl. tr. Essi lavoravano. “ I ma∫chi lavoréenu a campàggna ”.
( pl. –i ) sm. Lepre. “ Come la lumàca quanno viène a ccorre co lu lèbbere ”.
v. tr. Leccare. “ Se sta a lleccà ”.
(pl. –i) femm. –a, -e agg. Sciocco, superficiale
( ha- ) v. ind. pass. pross. II e III p. s. Tu hai letto. “ Ha leggiùtu bbène ”.
( pl. –i ) sm. Legno. “ U sscifu prima èra fattu de léggnu ”.
v. ind. II p. pl. Noi leghiamo. “ Lu leghémo co lla còrda ”.
sf. con valore collettivo. Legna da ardere.
sf. Lingua “ Che lléngua che tté, arràbbiate ”.
( pl. –e ) sf. Il tirar fuori la lingua per prendersi gioco di qualcuno.
( sing. –a ) sf. pl. 1. Lenticchie.2. Lentiggini.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –osa, -e ). Lentigginoso. “ E’ ttuttu lenticchiùsu ”.
( pl. –i ) agg, m. sing. ( f. lènta, -e ). Lento. “ E’ lléntu come na sciammòtta ”.
( sing. –a ) agg. f. pl. ( m. –u, -i ). Lessate. “ Castàgne lésse ”.
v. intr. imp.pres. inf. Leàsse   Levati!, Allontanati!
v. ind. imp. III p. s. tr. Egli levava. “ Chi sse ggli moréa u marìtu u portéa sèmpre u luttu, pe ttutta la vita, se sse resposéa se llu levéa ”.
( pl. –i ) sm. Lievito. “ Mitti a messetùra co llu lévetu ”.
pr. III p. pl. Li, loro. “ U zzinnalone che lli ve∫tìa sopre ella fàsscia ”.
art. det. m. pl. I. “ Co li sinàli pure de lana ”.
(pl. –e) sf. Lanterna
sm. Lino.
( sing. –ssciu ) agg. m. pl. ( f. lìsscia, -ssce ) “ Té i capìlli lissci ”.
art. det. m. Il. “ C-èra lo vetro ”.
( pl. –i ) sm. Lobo.
(pl. –i) femm. –a, -e agg. Debole.
avv. Là, in quel luogo. “ a Rritortu, allu casàle, lòco pestéeno a créta ”.
avv. Laggiù. “ Iémo lòco a bballe ”.
avv. Lì davanti. “ Sta sèmpre assettata lòco nnanʓi ”.
v. tr. part. pass. Inf. locràsse. Consumato.
( pl. –e ) sf. Loggia.
( sing. –u ) sm. pl. 1. Lupini. 2. calli.
art, det. m. sing. Il. “ E lli fileèmo co llu fusu ”.
pr. III p. s. Lo. “ Nu lu teneàmo appiccicàtu allu cammìnu ”.
v. intr. Lampeggiare.
( sing. –a ) sf. 1. Scintille prodotte dalla legna che arde nel camino. 2. Lucciole.
( pl. –i ) sm. Lucchetto.
sm. Luglio.
n. pr. m. Luigi.
sm. v. lùggliu.
( pl. –i ) sm. Lombo del maiale.
( pl. –e ) sf. Luna; molte persone stanno attente alle fasi lunari per piantare gli ortaggi, per uccidere il maiale, per travasare il vino dalle botti. “ Quanno se piànta a robba, crìssce a lùna? No la mìtti; manca a lùna ? la mìtti ”.
sm. Lunedì.
( pl. –i ) sm. Lupo. “ Zzumpa come nu lùpu ”.
( pl. –i ) sm. Luppolo.
(pl. –i) femm. –a, -e agg. Sporco, sudicio.
v. tr. Lucidare, lustrare.
Si dice per indicare il far della sera o il primo mattino quando si vede a malapena.
( pl. –ghe ) agg. f. sing. ( m. Lùngu, -ghi ). Lungo. ” Se mettéa allo tolàru, se fescéa que∫ta tela lόnga, e ppòi questo se varghéa ”.
( pl. –e ) sf. Lupa.

M  m
‘mbambalìtu
‘mbiastrà
‘mbiastràtu
‘mbiàstru
‘mbiziùsu
‘mboccà
‘mbriàcu
‘mbrilloccà
‘mpa∫torà
‘mpe∫tà
‘mpe∫tàtu
‘mpecettà
‘mpettà
‘mpoccià
‘mpontatùra
ma
ma∫caràtu
ma∫ticà
maccherùni
maè∫tra
maé∫tru
maése
màggiu
maggnaόra
maggneàmu
maggnéano
magnaòra
magrόne
maialìttu
malappéggio
mallone

màlva
màmma
màmmeta
manca
manchéa
mandarìnu
mandascìttu
màndola
màndolu
manéro
màni
màniche
mànicu
mannà
mannàra
mantarèlla

mantèlla
mantemà
mantìle
manόcchiu
marcétto
marcordì
marfàttu
margherìta
mariòla
marìtemu
marìtu.
marteddì
martèlle
martinìcchja
màrzu
mascellàru
mascenìllu
mascinémo
mascìnnole
mascìnole

mataràzzu
matenàta
mattonélla
mattόne
mazzòcca
mballà
mbottìllu
me∫tecà
médicu
melagranàta
melàncole
Melanʓàna
mèle
melogrànu
melόne
ména
menàtu
mentuà
mentùccia
meolla
mercà
mèrda
merènna
mèrfole
merfolùsu
mérola
merolone
merulόne
mése
messetùra
mestecà
mestecatùru
metàllu
mète
mète
metetùra
metetόre
métte màni
mettémo

méttenu

mezzacucchjàra
mezzàdru
mezzago∫to
mezzoggiόrnu
miggnàtta
mìgnolu
millepéi
mìlu

mìmma
mine∫trone
mìrʓa
misurìttù
mitiérda
mmastì
mmastitùra
mmàstu
mo∫chétta
mo∫taccìoli


moccicόne
mogglie
molattèra
molenàru
mollìca
mollìcolu
mollòre
monélli
monnà
montàggna
monté∫ti
montόne
morcùni
moréa
morétte
mòrgia
morìca
morròidi
mottìllu
mozzà
mozzétta
mozzùni
mparéte
mpéggne
mpìcci
mpìntu
mprenà
mù∫chiu
mù∫colu
mù∫tu

mucchìttu
muccìchemo
muccòne
mùccu
mùccu
mùggnu


muielà
mùlu
munnolà
mùru
musaròla
muscìna
mutànne

mùtu
mόggliema
mόgglieta
mόggne
mόlle
mόnta

(pl.- i) femm. –a, -e agg. Stordito. Imbambolato.
v. tr. Sporcare, insudiciare.
(-i) femm. –a, -e agg. imbrattato.
( pl. –i) sm. Persona esile, gracile piccola, di poca considerazione. Medicamento contro l'infiammazione.
(-i) femm. –a, -e agg. Ambizioso.
v. tr. Imboccare. Immettersi in una strada
(-i) femm. –a, -e agg. Ubriaco.
v. tr. Ornarsi di monili d'oro e di bigiotteria.
v. tr. Legare le zampe ad un animale.
v. intr. Emanare cattivo odore. Trasmettere una malattia venerea.
v. tr. part. pass. (inf. ‘mpe∫ta’) Colui che ha la peste.
v. tr. Mettere i cerotti.
v. intr. Salire.
v. intr. Sostare.
(pl. – e) sf. Impuntatura.
cong. Ma. “ Ma qque aéte fàttu? ”.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Mascherato, con la faccia sporca. “ S-èra tuttu mma∫caràtu ”.
v. tr. Masticare. “ Non pòzzo ma∫ticà ”.
( sing. –one ) sm. pl. Maccheroni.
( pl. –e ) sf. Maestra.
( pl. –i ) sm. Maestro. “ U maé∫tru te nʓeggna a ccontà ”.
sf. Maggese.
sm. Maggio.
( pl. –e ) sf. Mangiatoia.
v. ind. imp. II p. pl. Noi mangiavamo.” Allora sotto ∫téeno i porci e ssopra maggneàmo nu ”.
v. ind. imp. III p. pl. tr. Essi mangiavano. “ E tte sse maggnéano i scìmmisci ”.
(pl. – e) sf. Mangiatoia, greppia.
( pl. –ùni ) sm. Maiale magro di tre – cinque mesi. “ U magrόne serve pure pe ccarne tόnna ”.
( pl. –i ) sm. Maialino da latte.
( pl. –i) sm. Martello a doppio taglio usato dai muratori.
( pl. –ùni ) sm. La parte migliore della canapa, separata dalla stoppia con un pettine di ferro. “ U tomìntu è llo ∫carto ella cànnoa e lu mallone è qquello bbèllo, fino fino ”.
sf. Malva
( pl. –e ) sf. Mamma. “ S-assmìgglia tutta alla màmma ”.
Tua madre. “ La vidi màmmeta? ”.
sf. Mano sinistra. “ A màni manca ”.
v. ind. imp. III p. s. tr. Egli mancava. “ Quello non mmanchéa ”.
( pl. –i ) sm. Mandarino. “ U mmandarìnu ”.
( pl. –i) sm. Mantice.
( pl. –e ) sf. Mandorla. “ A mmàndola ”.
( pl. –i ) sm. Mandorlo. “ U mmandolu ”.
Mestolo di rame usato per prendere l'acqua e bere dalla conca.
( pl. –i ) sf. Mano. “ Eméo, indovìna pό che ttèngo mmàni ”.
( sing. –ca ) sf. pl. Maniche. “ Arròtola e màniche ”.
sm. Manico. “ Sscìenu quelle co lu mànicu, sscìenu quelle sènʓa mànicu ”.
v. tr. Mandare. “ Pe mmannàlli via ggli damo na fru∫tàta ”.
(pl. – e) sf. Mannaia.
( pl. –e ) sf. Grande mantello di lana che i pastori avvolgevano intorno al corpo per proteggersi dal freddo. “ A mantarèlla, quella che sse cci cόpru i pecoràri ”.
( pl. –e ) sf. Mantello che fungeva da cappotto. “ Que∫te mantèlle rotonde a postu e llu cappòttu ”.
avv. Stamattina.
( pl. –i ) sm. Tovaglia.
( pl. –i ) sm. Covone di grano.
( pl. –i) sm. Formaggio con i vermi.
sm. Mercoledì.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Fatto male, poco piacevole nell’aspetto, sgraziato. “ Quantu si mmarfàttu ”.
( pl. –e ) sf. margherita.
(pl. – e) sf. Tasca interna della giacca dove si metteva il pane da portare in campagna.
Mio marito.
( pl. –i ) sm. Marito.
sm. Martedì
Attrezzo portatile composto da una piccola incudine ed un martello a due teste utilizzato per affilare la lama della falce.
(pl. – e) sf. (pl. – e) sf.  il freno a mano dei carretti.
sm. Marzo.
( pl. –i ) sm. Macellaio. “ mpό se sό mparàti issi, mpό u mascellàru ”.
( pl. –i ) sm. Macinacaffè di legno o di metallo.
v. ind. pres. II p. s. Noi maciniamo. “ La metteémo alla macchinétta e lla mascinémo ”.
( sing. –a ) sf. v. mascìnole.
( sing. –a ) sf.. pl. Macine per frantumare i semi e per maciullare gli steli della canapa. “ Co lle mascìnole se bbattéa, se acciaccàva; co lu péttine se ∫toppàccia a cànnoa ”.
( pl. –i) sm. Materasso.
( pl. –e ) sf. Mattinata. “ Se è prόpriu na mmattenàta frédda lo coprìmo co na bballa ”.
( pl. –e ) sf. Mattonella.
( pl. –ùni ) sm. Mattone.
( pl. –cche ) sf. Spiga di granturco.
v. tr Imballare.
( pl. –i ) sm. Imbuto. “ E sse nzàcca co llu mbottìllu ”.
pr. avv. Mi. “ No mme fescéte arrabbià ”.
v. tr. Mescolare. “ Doémo me∫tecà a pulènta ”.
sm. Medico. “ U médicu ha ittu che nno è niénte ”.
sf. Melagrana.
( sing. –a ) sf. pl. Cetrioli.
( pl. –e ) sf. Melanzana.
sm. Miele.
sm. Melograno.
( pl. –ùni ) sm. Melone.
(pl. –e) sm Che da frutti.
( pl. –i) sm. Dicesi di un uccello che sta iniziando a volare.
v. tr. Nominare, menzionare.
( pl. –cce ) sf. Menta.
Midollo.
v. tr. Apporre un marchio, Segnare.
( pl. –e ) sf. Merda.
( pl. –e ) sf. Merenda.
( pl.-i ) sm Muco.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. merfolosa, -e ). Moccioso.
(pl. – e) sf. La femmina del merlo.
(pl. –i) sm. Merlo.
( pl. –i ) sm. Merlo.
( pl. –i ) sm. Mese.
( pl. –e ) sf. Lievito naturale per fare il pane.
v. tr. Mescolare. Fare qualcosa di poca importanza.
( pl. –i) sm. Attrezzo di legno con più punte terminali usato per fare la polenta.
( pl. –i ) sm. Metallo. “ A fibbia de metàllu ”.
v. tr. Mietere. “ Tòcca ggli a mmète ”.
v. tr. Mietere.
( pl. –e ) sf. Mietitura.
( pl. –ùri ) sm. Mietitore.
v. intr. Iniziare a fare qualcosa.
v. ind. e imp. pres. II p. pl. Noi mettiamo; mettiamo noi. “ U porcu lu chiappémo, lo leghémo co lla corda, e cchi chiàppa nu pèe, chi ne chiàppa ddu, chi chiàppa e récchie, lo mettémo sopra na tàola, sopra nu muru ”.
v. ind. pres. III p. pl. tr. Essi mettono. “ I peruggìni vanno mό, quilli niri, che méttenu tantu rassu .... i peruggìni vanno ncrosciàti co ll-olandesi. ”.
(pl. – e) sf. La qualifica intermedia tra il manovale ed il muratore.
( pl. –i ) sm. Mezzadro.
sm. Ferragosto.
sm. Mezzogiorno.
( pl. –e ) sf. Sanguisuga.
( pl. –i ) sm. Dito mignolo.
sm. sing. e pl. Millepiedi.
( pl. méle ) sm. Mela. – e San Francì∫cu. Pomo di Adamo. La tradizione popolare vuole che a San Francesco gli si sia incastrata una melain gola. “ O mìlu e San Francì∫cu lu chiameàmo, se ggli èra rencriccàta na cόsa e mìlu ”.
n. pr. f. dim. di Domenica.
( pl. –ùni ) sm. Minestrone, minestra di verdure.
( pl. –e ) sf. Milza.
( pl. –i) sm. Contenitore di acciaio della capacità di 1dl. Veniva impiegato nella vendita dei liquidi sfusi.
n. pr. f. Matilde. “ Ci ∫téa u marìtu e Mitiérda, quillu li portéa l-orecchìni ”.
v. tr. Imbastire.
(pl. – e) sf. Imbastitura.
( pl. –i) sm. Basto.
( pl. –e ) sf. Mosca alla barba sotto il labbro inferiore. “ S-ha fatta a mo∫chétta ”.
( sing. –olu ) sm. pl. Dolce tradizionale costituito da una sfoglia di pasta arrotolata, ripiena di uva passa, fichi, nocciole, noci e tagliata a piccoli rombi. “ I mo∫tacciòli , piggli e nosci e lla fa a stésa alla saggna. Prima li condìsci i chicchi, e nόcchie, l-uétta, mpό de fìcora; le taggliuzzi e ppό le mitti ncima a qquesta stesa, pό l-arrotoli ”.
( pl. –uni ) sm. Morso, accr. di mozzico. “ Famme à nu moccicόne ”.
( pl. –ggli ) sf. Moglie.
( pl. –e ) sf. Mulattiera.
( pl. –i) sm. Mugnaio.
( pl. –che ) sf. Mollica del pane. “ A mollìca ello pane ”.
( pl. –i ) sm. Ombelico.
sm. L’aumento di temperatura che provoca lo scioglimento di neve e ghiaccio.
( sing. –u ) sm. pl. Bambini. “ Anche da monélli ddiscèenu t-ha fatta a frangétta ”.
v. tr. Mondare, ripulire del cattivo. “ Doémo jjì a mmonnà l-èrba ”.
( pl. –e ) sf. Montagna.
avv. Lassù.
( pl. –ùni ) sm. “ U montόne è ma∫chiu e a pècora è ffémmona ”.
( sing. –one ) sm. pl. Legna da ardere in parte bruciata e ormai spenta.
( se ) v. ind. imp. III p. s. intr. Egli moriva. “ Chi sse ggli moréa u marìto u portéa sémpre, pe ttutta la vita ”.
( sing. –a ) agg. f. pl. ( m. –ìttu, -ìtti ). Scure. “ E carʓe de lana, quanno èra nvérnude lana, nere, morétte, ∫cure ”.
(pl. – e) sf. Grossa pietra.
( pl. –che ) sf. s. Mora.
sf. pl. Emorroidi.
( pl. –i ) sm. Imbuto.
v. tr. Tagliare, mozzare.
(pl. – e) sf.  Coltello a serramanico con la punta larga e ricurva.
( sing. –one ) sm. pl. v. morcùni.
v. ind. e imp. pres. II p. pl. Voi imparate; imparate voi. “ Alla ∫còla mparéte a llègge ”.
v. tr. Intingere.
( sing. –cciu ) sm. pl. Cose inutili, cianfrusaglie. “ E’ ttutta piéna e mpìcci ”.
( àio ) v. ind. pass. pross. I p.s. Io ho intinto. “ Aio mpìntu lo pane allu sugu ”.
v. tr. Mettere incinta una femmina.
( pl. –chi ) sm. Muschio.
( pl. –i ) sm. Muscolo.
( pl. –i ) sm. Mosto. “ Co lli péi se mettéa l-ua appéna venneggnàta viscìnu alla va∫ca, se pi∫téa sopra alle scìme e ppiànu piànu esscéa u mu∫tu; quello che rremanéa se mettéa co nu pisu sopra ”.
( pl. –i ) dim. di mucchio. Mucchietto. “ Nu mucchìttu e terra ”.
v. ind. pres. III p.pl. tr. Essi mozzicano. Il verbo si usa anche nel senso di pungere. “ Le api mùccicheno ”.
(pl. – i) femm. –a, -e agg. Musone.
( pl. –cchi ) sm. 1. Muso. 2. Gemma.
(pl. –i) sm Muso.
( pl. –ggni ) sm. Vasca per contenere l’ acqua nella quale veniva immersa la canapa per alcuni giorni, prima di essere lavorata. “ A cànnoa la raccòggli, prima se capa, la fa seccà, po la mitti allu mùggnu, e sse mette a ∫curà e ppό se mascìnnola ”.
v. intr. Meggire.
( pl. –i ) sm. Mulo; figlio di una cavalla e di un asino e di un cavallo e un’asina.
v. intr. intr. Girovagare - Pulire il forno a legna col "munnuiu".
( pl. –i ) sm. Muro. “ Ci sta puntàtu n fàccia allu mùru ”.
( pl. –e ) sf. Museruola.
v. ind. e imp. pres. III e II p. s. Egli mescola, mescola tu. “ Pijjame u forchettone, muscìna ”.
( sing. –a ) sf. pl. Mutande; di fustagno quelle indossate dalle donne, di lana indossate dagli uomini. “ E mutànne èreno de fu∫tàggnu ”.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Muto. “ E’ mmutu, non pò parlà ”.
avv. Adesso, subito. “ Mo te bbàscio ”.
Mia moglie.
Tua moglie.
v. tr. Mungere.
( sing. –a ) sf. pl. Molle del camino usate per afferrare i carboni ardenti. “ Pìjji e mmόlle e avviscìni u tizzone alle léna ”.
v. part. pass. tr. Munta.

N  n
‘nascùsci
‘ncacchjà
‘ncacchjatùra
‘ncacià
‘ncapezzà
‘ncàpu
‘ncapunìtu
‘ncarugnìtu
‘ncecalìtu
‘ncoccià
‘ncollà
‘ncoppà
‘ncoppàtu
‘ncorporà
‘ncotecà
‘ncotecàtu
‘ndògliatu
‘ndùrsu
‘nfergià
‘nfònne
‘nfrascà
‘nfrattàsse
‘nfregnà
‘nfuà
‘nfùssu
‘ngagnà
‘nʓinocchiàtu
n cima
na
nà crìa
nà ntìcchja
nannà
nànna

nannénnu
nànʓi
nàsu
natàle
natecàta
natre iéri
ncarecàtu
nciampecàtu
ncinàta

nciùccheno
ncrosciàti
ncùccate
ndrìllu
nè∫pola
nébbia
negrufùme
nepόte
nepόtete
nére
nève
nevì∫chiu
'nfrocià
nfùrni
ngelìnu
ngelùcciu
nghìppu
ngrassà
ngrifà
ngrifàtu
ngrofà
ngrugnàtu
ngu∫tià
ngu∫tiài
nguastìtu
ngugliàtu
ngùrdu
ngustià
niciùnu
niénte
nìi
nìnu tè
nìu
nnacquà
no
nòcchia
nònna
nònnemu
nònnetu
nònno
norcìnu
notà
nòttola
novémbre
npìzzu
npròna
nquartà
nquartàtu
nsaccà
nsce mo∫càta
nserrà
nsùgliu
ntaccà
ntanà
ntartàgglia
ntartaglià
ntiéro
ntignà
ntìntu
ntirà
ntommà
ntraglià
ntramìnti
ntronàtu
ntrùiu
nu
nuàcchiu
nùcca
nùelu
nùola
nùu
nvernàle
nvérnu
nvìdia
nvìdia
nzardùsu
nzarzalàtu
nzeppà
nzugliàtu
nʓalàta
nόsce
nόstri
nόu

avv. Di nascosto.
v. tr. Unire, incastrare.
(pl. –e) sf. Ramificazione, biforcazione.
v. tr. Cospargere di di formaggio.
v. tr. Mettere la cavezza.
In testa.
v. intr. part.pass. (pl. –i, femm. –a, -e)  inf.’ncaponisse. Testardo.
v. intr. part.pass. (pl. –i, femm. –a, -e)  inf. ‘ncarognisse. Ostinato.
v. intr. part.pass. (pl. –i, femm. –a, -e)  inf. ‘ncecalisse Che ci vede poco.
v. tr. Intestardirsi sulla propria opinione.
v. tr. Sollevare, caricare sulle spalle.
v. tr. Mettere sotto il coppo. Far combaciare due cose.
v. intr. part.pass. (pl. –i, femm. –a, -e)  inf.’ncoppa’ Rigirato, capovolto.
v. tr. Accorpare.
v. tr. Sporcare.
v. intr. part.pass. (pl. –i, femm. –a, -e)  inf. ‘ncotechisse Sporco, sudicio.
Pl. –i) femm. –a, -e Pieno di dolori.
(pl. –i) agg. m.Dicesi dei capezzoli di una mucca quando sono turgidi.
v. tr. Serrare i denti. Tenere con forza qualcosa o qualcuno.
v. tr. Bagnare.
v. tr. Mescolare.
v. intr. Nascondersi dietro una siepe.
v. intr. Fare qualcosa che ad altri risulta di poco conto o, impicciarsi dei fatti degli altri.
v. intr Mettere in fuga.
p. pass (inf. –‘nfonne) Bagnato.
v. intr. Arrabbiare, andare in collera.
( me sò- ) v. ind. pres. I p. s. intr. Io mi sono inginocchiato. “ Me sò nʓinocchiàtu nnanʓiajj-ardàre ”.
avv. Sopra. “ n cima alla ponda ella montàggna ”.
art. ind. f. s. Una. “ O lume a petrόggliu fa na sciminièra ”.
avv. Poco.
avv. Poco
v. tr. Cullàre, voce propria del linguaggio infantile. “ Gl-agglio nannà tutt-e nòtti ”.
( pl. –e ) sf. Culla, voce propria del linguaggio infantile. “ A nanna èra bbèlla, de léggno; èrenu gròsse co ll péi tutti lavoràti, lavoràte pure esse ”.
v. ger. sempl. Cullando. “ Quanno se resvégglia vélla nannénnu ”.
avv. Davanti. “ mpό e àcqua e ttirìi nnanʓi ”.
( pl. –i ) sm. Naso. “ Come non te ∫purri ssu nasu ”.
( pl. –i ) sm. Natale.
( pl.-e ) sf. Sculacciata. “ Te èngo na natecàta ”.
avv. L’altro ieri.
( s. –è- ) v. ind. pres. III p. s.  S’è indurito, amalgamato. “ Quanno s-è ncarecàtu bbène, lo mitti n cima a na tàola ”.
( me so- ) v. ind. pres. I p. s. intr. Ho inciampato. “ Me so nciampecàtu e mme sò cca∫càtu a bballe alle ∫càli ”.
( pl. –e ) sf. Serie di uncini ai quali si appendono le bestie dopo essere state uccise. “ Co na ncinàta lo mettémo appéso aggli ancìni, e llà cominciàmo a ∫paccàllo ”.
( se- ) v. ind. pres. III p. pl. Essi cozzano con la testa.
( sing. –u ) agg. m. pl. ( f. –a, -e ). Incrociati. “ Adèsso i peruggìni vanno ncrosciàti co ll-olandési ”.
v. imp. pres. II p. s. Inginòcchiati.
( pl. –i ) sm. Membrana o pannicolo adiposo che avvolge gli intestini degli animali.
( pl. –e ) sf. 1. Nespola. 2. Nespolo.
( pl. –e ) sf. Nebbia.
sm. Fumo nero prodotto dalla combustione del petrolio delle lampade. “ Lu lume a petrόggliu fa tuttu negrufùme ”.
( pl. –uti ) sm. Nipote.
Tuo nipote, tua nipote.
( sing. –a ) agg. f. pl.  ( pl. nìru, -i ). Nere. “ E carʓe de lana quanno èra invèrno, nere ... d-e∫tàte se fescéveno e cottόne ”.
sf. Neve.
( pl. –chi ) sm. Nevischio.
v. intr. Sbattere.
v. ind. e imp. pres. II p. s. Tu inforni; inforni tu. “ Li mìtti a na tégglia e lli nfùrni ”.
n. pr. dim. di Angelo.
n. pr. m. v. ngelìnu.
sm. (pl. –i) Ostacolo,impiccio.
v. tr. Ingrassare. “ S-ha ngrassà u vetéllu ”.
v.intr. Assumere un’espressione torva del viso.
(pl. –i) agg. ms (femm. –a, -e) Imbronciato, corrucciato.
v.tr. Spingere in un angolo.
(pl. –i) agg. ms (femm. –a, -e)Dicesi di persona arrabbiata che porta il muso.
v. tr. Adirare. “ Quanno lu fescéeno ngu∫tià, u maé∫tru e mani lle fescéa nere ”.
( me ) v. ind. pass. rem. I p. s. tr. Mi adirai. “ Me ngu∫tiài e ddisse: -come no nno iéte a qquillu paése ”.
(pl. –i) agg. ms (femm. –a, -e)Iroso, pieno di rabbia. Mai sazio.
(pl. –i) agg. ms (femm. –a, -e)Piegato dal forte peso, che non si regge in piedi.
(pl. –i) agg. ms (femm. –a, -e)Ingordo.
v.intr. Arrabbiare.
pron. m. 8femm. –a) Nessuno.
pr. ind. e sm. Niente. “ Qua non ʓe pìgglienu niénte ”.
sm. pl. Nèi.
Espressione usata per far avvicinare il maiale. “ Tè, tè, ninu tè ”.
( pl. –i ) sm. Nido.
v.tr. Irrigare, innaffiare.
avv. Non. “ No sta sulla sòia ”.
( PL. –E ) SF. Nocciola.
( pl. –e ) sf. Nonna.
Mio nonno. “ E’ nnònnemu ”.
Tuo nonno. “ Ecco nònnetu ”.
( pl. –i ) Nonno.
( pl. –i ) sm. Norcino.
v. tr. Nuotare. “ Sa notà ”.
( pl. –e ) sf. Pipistrello.
sm. Novembre. “ Dai sétte òtto e novémbre ”.
avv. Bordo, limite.
Bordo, limite.
v.intr.Diventare grosso, obeso.
(pl. –i) agg. ms (femm. –a, -e)Grosso, obeso, tutto di un pezzo.
v.tr. Insaccare.
Noce moscata. “ Ce mìtti pure a nόsce mo∫càta ”.
v.tr. Serrare, sprangare.
sm. Miscuglio.
v.tr. Intaccare, incidere.
v. intr. Rifugiare nella tana.
v. ind. e imp. pres. II e III p. s. Egli tartaglia; tartaglia tu. “ Quillu poeràcciu ntartàgglia ”.
v. intr. Balbettare.
(pl. –i) sm Animale di sesso maschile eccitato sessualmente.
v. intr. Sostenere la propria opinione.
( àio ) v. ind. pass. pross. I p. s. Io ho intinto. “ Aio ntintu lo pane allu sugu ”.
v. intr. Tirare.
v. tr. Malmenare.
v. intr. Intralciare. Riferito a quando si cammina tra l'erba alta.
avv. Nel frattempo.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Oggetto mezzo rotto. Persona ancora malata, contusa.
( pl. –i ) sm. Decotto.
pr. II p. pl. Noi “ Ma nnu li chiamémo piàtti ”.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Nudo.” Sò nnuàcchiu ”.
( pl. -cche ) sf. Nuca.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Nuvolo.
( pl. -e )sf. Nuvola.
( pl. –i ) sm. Nodo.
( pl. –i ) agg. m. e f. sing. Invernale. “ Quìllu bbiàncu è qquillu estìvu, quillu nvernàle è vverde ∫curu ”.
( pl. –i ) sm. Inverno.
( pl. –e ) sf. Invidia.
sf. Invidia.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Colui che azzarda, che rischia.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Insudiciato.
v.tr. Fissare bene, introdurre.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Sporco, sudicio.
( pl. –e ) sf. Insalata.
( pl. nùsci ) sf. Noce. “ Se ∫trùgglie o mèle e ppό mitti que∫te nùsci ”.
agg. m. II p. pl. Nostri. “ A ∫ti paési nostri e casi èrenu pìccole ”.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. nόa, -e ). Nuovo.

O  o
ò
òa
occàgliu
occalòne
occàta
occhjà
occòne
occόne
odόra
ogliaròla
òio
olémo
olièra
olìva
olìvo
òmo
oppiàru
orìa
orìganu
orològgio
ortecàru
ortìca
otà
òta
òta
otàta
otecà
ottélla
ottόbbre
ottόne
òzza
ό
όcchiu
όggna
όiu
όrbe
όrlo
όrtu
όrzu
όssu


όssu mazzìllu
όvu

όzzu

v. ind. pres. II e III p. s. Tu vuoi; Egli vuole. “ Me ò bbene tantu ”.
( sing. ou ) sf. pl. v. ou. Uova. “ A chiòcca ∫ta a ccovà l-òa ”.
sm. (pl. –i)Boccaglio, collo della bottiglia.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Ingordo, insaziabile.
(pl.e) sf. Boccata.
v. tr. Guardare.
(pl. –ùni) sm. Boccone.
( pl. –ùni ) sm. Boccone. “∫tu occone non vané ssu né jjo ”.
v. ind. e imp. pres. III e II p. s. Egliannusa; annusa ∫tu. “ Odora ∫tu fiόru ”.
(pl- e) sf. Contenitore dotato di un beccuccio per regolare il flusso dell'olio.
v. ind. pres. I p. s. tr. Io voglio. “ òio bbée ”.
v. ind. e imp. pres. II p. pl. Noi vogliamo; vogliamo noi. “ Olémo corre? ”.
( pl. –e ) sf. Oliera.
( pl. –e ) sf. Oliva.
( pl. –i ) sm. Ulivo.
( pl. ommeni ) sm Uomo, contrapposto a bestia. “ E’ un bèll-òmo ”.
( pl. –i ) agg. e sost. m. sing. ( f. –a, -e ). “ Quilli sò oppiàri ”.
v. cond. pres. I p. s. tr. Io vorrei. “ Me orìa resentì ”.
( pl. –i ) sm. Origano.
( pl. –i ) sm. Orologio, in passato si usava quello da tasca. “ Ggl-orològgio da ta∫ca ”.
( pl. –i ) agg. m. s. ( f. –a, -e ). Che prova prurito a causa di sostanze orticanti.
( pl. –che ) sf. Ortica.
v.tr. Mandare il bestiame al pascolo alla stato brado.
( pl. –e ) sf. Volta. “ Na òta tenéa na sorèlla pìccola, Terèsa se chiaméa ”.
avv. Una volta, un tempo.
( pl. –e ) agg. f. s. ( m. –u, -i ) Voltata, girata.
v. tr. Rovesciare, cadere, capovolgere.
( pl. –e ) sf. Gocce di pioggia.
sm. Ottobre.
( pl. –uni ) sm. Ottone. “ De metàllo, è ottόne e ppure de όssu ”.
( pl. –e ) sf. Bubbone. “ Me ss-è ffatta na òzza ”.
art. det. m. sing. Il. “ O mascenìllu ello caffè ”.
( pl. –i ) sm. Occhio. “ Quillu lòco è ccécu a n όcchiu ”.
( pl. –e ) sf. Unghia. “ Taiàte ss-όggne ”.
sm. Olio. “ E sargìcce le metto tutte entro sènʓa taiàlle e ppiù sce metto l-όiu ”.
( pl. ùrbi ) sf. Volpe. “ E’ ffurbu come na orbe ”.
( pl. –i ) sm Orlo.
( pl. –i ) sm. Orto.
( pl. –i ) sm. Orzo.
( pl. –i ) sm. Osso, la materia stessa di cui è fatto l’osso, con il quale si fabbricavano fermagli per i capelli e gemelli che non solo si indossavano ai polsini delle camice, ma anche al collo della camicia, al posto della cravatta. “ U ggemellìnu de όssu, ma èreno pure elegànti ”.
Malleolo.
( pl. òva ) sm. Uovo. “ Ma qquissu va scercànno i capìlli dentro aggl-ovu ”. ( La frase corrisponde al detto italiano “ cercare il pelo nell’uovo ” ).
( pl. –i ) sm. Bernoccolo.

P  p
pà∫qua
pa∫quàle
pa∫quétta
paccùta
paccùtu
pacénzia
padèlla
padellàccia

pàdre
pàgglia
paggliaràcciu
paggliàru
paghémo
pagliàru
pagliùca
pàla
palétta
palettùccia
pàlle
pallòcca
pàmpanu
pàne e ranetùrcu
pannélli
pànnu



pantalùni
panùggni
panùndu
panʓanèlla

papà
papàgna
papàola
pàpera
pàre
pàremu
paréti
pàretu
parléenu
parlocchià
pàrma
parnànza
pàrtolu
partorìssce
partùccia
pàsima
pàsima
passamànu
passarellìttu
passaréllu
passàturu
passόne
patàcca
patàne
pattarèlla
patùllu
paόne
pe
pé∫ca
pé∫cu
peacchià
peàta
pecàgna
pecòne
pècora
pecoràru
pèe
peiscélli
pelà
pelàta
pèlle e- gallìna
pelliscélla
pelùsu
pennélli
pennìcchi

pénnu
penʓàva
penʓiéru
pépe
peperoncìnu
peperùni
pepìta
pepìzzole
péra
pertecàna
pèrtsica
pescόlla

peserà
pestéeno
petalìnu
petécona
petrόggliu
pétteni
pettenùccia
pèttine
pettoràle
pettorùta
péttu
peόcchi

pi∫tà
piaggnetàru
piànta
piantùccia
piànu
piàttu
picchiéri
picchierìni
pìcchiu
picciόlu
picciόne
pìccolu
piegà
piéga
piéi
piètra.
pìggli
pijjà
pìle

pìlu
pilùcce
pìnu
pinzòco
piòe
piovìccica
pìppa
pippétto
pìru
pìru
pirùzzi
piscélli
pisscià
pìsscia
pìssciu
pistìllu
pìsu
pìzzicu
piόna
piόne
poeràcci

poeràcciu
poerélli
poìllu
pollà∫tru
polledrìllu
polpàcciu
pomidόri
pondùto
pòra
pòrba
porcà∫tru
porcaréccia
porcàru
porcélla
porchìttu
porcìnu
poréo
pormonìte
pormόne
pòrta
porugàllu
porʓìni
potà
poté
prànʓu
pratarόlu
pràtu
presénzia
presépiu
prètola
primmavèra
primùtica
prò∫pero
prtéggiu
prùnca
prùncu
prungicà
pulènta
pulì
pulìtu
pùnda
puntìgliu
pùrʓu
puscinìllu
pùzzu
pùzzu nìru
pόnda
pόnte
pόrcu
pόsce

( pl. –e ) sf. Pasqua. “ E ppiù che sse maggna a Ppa∫qua ”.
n. pr. m. Pasquale.
( pl. –e ) sf. Lunedì di Pasqua.
( pl. –e ) agg. f. sing. ( pl. –u, -i ). Spessa di notevole spessore. “ E ∫carpi èreno de sòla paccùta ”.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). sf.Grosso, spesso.
sf. Pazienza.
( pl. –e ) sf. 1. Padella. 2. Scapola. v. palétta.
( pl. –cce ) sf. Non appena il maiale è stato scannato si usa cucinare la “ padellaccia ”. Il piatto è costituito da pezzetti di carne delle diverse parti del maiale, conditi con sale e cipolla. “ Se fa a padellàccia e a pizza de granturcu ”.
( pl. –i ) sm. Padre. “ S-assomigglia tutta allu padre ”.
( pl. –gglie ) sf. Paglia.
( pl. –i ) sm. Passero.
( pl. –i ) sm. Fienile.
v. ind. e imp. pres. II p. pl. Noi paghiamo; paghiamo noi. “ Fràtemu no llu paghémo ”.
(pl. –i) sm.Fienile, pagliaio.
(pl. –e) sf Pagliuzza.
( pl. –e ) sf. Pala.
( pl. –e ) sf. Scapola.
sf. dim. di paletta. Grande cucchiaio di legno usato per mescolare minestre ed altre pietanze. “ A palettùccia e léggnu ”.
( sing. –a ) sf. pl. 1. Palle. 2. Testicoli.
( pl. cche ) sf. Pupìlla.
( pl. –i ) sm. Foglia della vite.
sm. Tipo di pane che proprio per il granturco che vi è contenuto è di colore giallo. “ O pàne e ranetùrcu sarìa quello ggiàllo ”.
( sing. –u ) sm. Mezzo per trasportare grano, frumento ecc. costituito da un telaio di legno posto sul basto dello asino alle cui estremità sono appese due sacche di tela. “ Co ggl-àsenu, co lle tràgglie e cco lli pannélli ”.
( pl. –i ) sm. 1. Il velo che si forma sul latte appena munto. “ Ha fattu u pannu o latte ”. 2. Stoffa. “ Se mettéa u pannu ellu ve∫tìtu eggl- όmmeni ”.
( sing. –one ) sm. pl. Pantaloni.” pantalùni, ggiacchétte e ggilè ”.
v. ind. e imp. pres. II p. s. Tu intingi il pane nellìolio; Intingi tu. “ E’ ppiù bbόnu se cce llo panùggni ”.
( pl. –i ) sm. Pane unto, intinto nello olio, “ Pijja quillu pane pe ffa u panùndu ”.
( pl. –e ) sf. Pane tagliato a fette, bagnato e condito con aceto, sale, olio e pomodoro, “ A panʓanélla co llo pane rifàttu, baggnàtu all-àccqua ”.
sm. sing. e pl. Papà.
(pl. –e) sf Schiaffo dato a mano aperta.
( pl. –e ) sf. Papavero.
( pl. –e ) sf. Oca, anatra.
v. ind. pres. III p. s. tr. Egli sembra. “ Pare che ccome stemo bbène alle parti ddό semo nate ...! ”.
Mio padre.
( sing. –a ) sf. pl. Parete.
Tuo padre.
v. ind. imp. III p. pl. tr. Essi parlavano. “ Parléenu n famìgglia co ppàremu ”.
v. intr. Bisbigliare, parlare a voce bassa. “ A finìte e parlocchià? ”.
( pl.-e ) sf. Ramoscello di ulivo benedetto che viene distribuito in chiesa la Domenica delle Palme.
(pl. –e) sf Grembiule.
( pl. –i ) sm. Parto. “ Quella poerèlla s-è mmorta e pàrtolu ”.
( se ) v. ind. pres. III p. s. intr. Egli partorisce. “ Quanno cheggira a lùna allora se partorìssce ”.
( pl. –e ) sf. Spicchio d’arancia o di altro frutto.
( pl. –e ) sf. Fiato grosso. “ Tè a pàsima, come mmi ”.
sf. Affanno.
( pl. –i ) sm. Ringhiera.
( pl. –i ) sm. Uccellino.
( pl. –i ) sm. v. Passarellìttu.
(pl. –i) sm. Colino, setaccio.
( pl. –ùni ) sm. Bastone da passeggio.
( pl. –cche ) sf. Macchia. “ Na patàcca e ∫pόrcu ”.
( sing. –a ) sf. pl. Patate. “ E patàne le à alli figgli ”.
(pl. –e) sf L'apertura anteriore dei pantaloni.
( pl. -i ) sm. Pollaio.
( pl. –uni ) sm. Pavone.
prep. Per. “ Pe ppoté maggnà méiu ”.
( pl.-che ) sf. Pèsca.
( pl. –chi ) sm. Pèsco.
v. tr. Camminare lasciando le orme delle scarpe o dei piedi. “ Non peacchià ∫càuso ”.
(pl. –e) sf Calcio, orma.
(pl. –e) sf. La parte legnosa di una pianta a contatto con il terreno.
(pl. –i) sm Tronco.
sf. s. e pl. Pecora. “ Se caroséa le pècora e sse fascéa que∫ta lana ”.
( pl. –i ) sm. Il padrone delle pecore.
( pl. péi ) sm. Piede.
( sing. –u ) sm. pl. Brufoli.
v. tr. Pelare, privare dei peli. “ Pe pelàllo lo coprìmo co na bballa ”.
( pl. –e ) agg. f. sing. ( m. –u, -i ). Calva.
sf. Pelle d’ oca. “ Me ss-è ffatta a pèlle e- gallìna ”.
( pl. –e ) sf. La pellicola sotto alla buccia della castagna.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –osa, -e ). Peloso. “ Che ppéttu pelùsu che tté! ”.
( sing. –u ) sm. Pennello. “ Col cinghiàle sce pό fa i pennélli ”.
( sing. –cchiu ) sm. pl. Pennecchi, quantità di lana, lino, canapa o cotone che si avvolge intorno alla rocca per essere filata con il fuso. “ E ffesceémo i pennìcchi da a- lana ”.
v. ind. pres. III p. pl. intr. Essi pendono.” I frutti pénnu dajj-àrbori ”.
v. ind. imp. III p. s. tr. Egli pensava. “ Oggnùnu penʓàva pe cconto nostru ”.
( pl. –i ) sm. Pensiero. “ Mo jji a a-bbità lontànu pare che mmette penʓiéru ”.
sm. Pepe.
( pl. –i ) sm. Peperoncino. “ U peperoncìnu mascenàtu ”.
( sing. –one ) sm. Peperone.
( pl. –e ) sf. Pepita, la malattia che fa seccare la lingua alle galline.
( sing. –a ) sf. pl. Ciglia.
( sing. piru ) sf. pl. Pere.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). sf. Tipo di aratro con più punte.
( pl. –che ) sf. Pèsca.
( pl. –e ) sf. 1. Pozzanghera. 2. Mucchio di farina disposta a cratere nel quale si rompono le uova. “ Fa na pe∫cόlla e ppό l-ammàssi ”.
v. ind. sempl. III p. s. tr. Egli peserà. “ A settémbre te peserà centuvénti chili ”.
v. ind. imp. III p. pl. tr. Essi pestavano, tritavano. “ pestéeno a créta ”.
(pl. –i) sm. Calzino.
( pl. –e ) agg. f. sing. ( m. –e, -i ). Ragazza formosa.
( pl. –ggli ) sm. Petrolio. “ Se sa, o lume a petroggliu fa na sciminìera ”.
( te- ) v. ind. pres. II p. s. tr. Tu ti petteni. “ Pecché nun te pétteni ”.
( pl. –e ) sf. Pettine fitto usato in passato, per raccogliere i pidocchi dai capelli. “ Questa pettenùccia ggl-accoggliéa ”.
( pl. –i ) sm. Pettine.
( pl. –i ) sm. Bilancino degli animali da tiro. v. Bilancìnu.
( pl. –e ) sost. f. sing. ( m. –u, -i ). Detto di donna dal seno abbondante.
( pl. –i ) sm. Petto. “ Che bbéllu péttu che tté ”.
( sing. –cchiu ) sm. pl. Pidocchi. “ I peόcchi se lèveno co lle pettenùcce, co llu petrόliu, pure co llo ddi ttì; c-èreno dei péttini fitti, questa pettnùccia ggl-accoggliéa ”.
v. tr. Pestare, pigiàre. “ Doemo jji a ppi∫tà l-ua ”.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Piagnone, che non fa altro chelamentarsi. “ Quillu monéllu è nu piaggnetàru ”.
( pl. –e ) sf. 1. Palmo della mano. “Che ppiànta e mani che tté”.  2. Pianta.
( pl. –e ) sf. dim. Pianta. Piantina. “ A piantùccia elle fràgole ”.
( pl. –i ) sm. Pianura.
( pl. –i ) sm. Piatto. “ Se chiàmenu ∫codèlle, ma nu li chiamém ό piàtti ”.
( sing. –u ) sm. pl. Bicchieri. “ Taggli a scìccia allu pόrcu e ffa a padellàccia, picchiéri e vino e ssangue e ccipolla ”.
( sing. –u ) sm. pl. Bicchierini, usati per i liquori.
( pl. –i ) sm. Picchio.
( pl. –i ) sm. 1. Picciolo. 2. Capezzolo.
( pl. –ùni ) sm. Piccione.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Piccolo, v. cìcu.
v. tr. Piegare. “ Se ∫ta a ppiegà u ramu ”.
( pl. –e ) sf. Piega.
sm. pl. Piede. v. pèe. “ Tèngo nu dolore ai piéi ”.
( pl. –e ) sf. Pietra.
v. ind. pres. II p. s. Tu pigli. “ Lu pìggli, lu taggli e tte llu maggni ”.
v. tr. Pigliare. “ Stéa a pijjà lu sòle ”.
( sing. –a ) sf. Pentole di forma cilindrica di diverse dimensioni.  Na òta le chiamèmmo pure cόggne, i tigàmi, e pìle, quelle pilùcce pìccole pe lo latte  .“
( pl. –i ) sm. Pelo.
( sing. –ccia ) sf. pl. dim. di pila. Pentolini di forma cilindrica, molto piccoli usati per far bollire il latte.
( pl. –i ) sm. Pino.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Scapolo/a, nubile.
v. ind. pres. III p. s. intr. Piove.
v. ind. pres. III p. s. intr. Pioviccica.
( pl. –e ) sf. Pipa. “ Me fenìi quella pippa che ppapà avèa messa a cima allu cammìnu ”.
n. pr. m. dim. di Filippo.
( pl. péra ) sm. Pera.
sm. Pero.
sm. pl. Pere selvatiche. “ I pirùzzi sò pìcculi e allàppano ”.
( sing. –u ) sm. pl. Piselli.
v. tr. Pisciare.
( pl. –e ) sf. Urina.
( pl. –ssci ) sm. Piscio.
(pl. –i) sm. Pestello, piccolo tronco di legno o di ferro usato per tritare il sale o il pepe posto nel "mortale".
( pl. –i )  sm. Peso. “ Quello che rremànea se mettéa co nu pisu sopra e iéa alla va∫ca, pό dalla va∫ca se mettéa alle bbùtti ”.
( pl. bècchi ) sm. Becco. “ Tè nu pìzzicu u allu ”.
( pl. –e ) sf. Femmina del tacchino.
( pl. –ùni ) sm. Tacchino. “ Quànti piόni ha comprati? ”.
( sing. –cciu ) sm. pl. Budella del maiale condite con sale, pepe e peperone e lasciate essiccare al fumo del camino. Dopo la cottura al forno sono croccanti.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –ccia, -cce ). Poveraccio. “ E mmo ccoscì poeràcciuu, a settémbre te peserà centuvénti chili ”.
( sing. –u ) sm. pl. v. poeràcci.
( pl. –i ) sm. Manciata. “ Nu poìllu e soménta ”.
( pl. –i ) sm. Pollo.
( pl. –i ) sm. Puledro.
( pl. –i ) sm. Polpaccio.
sm. pl. Pomodori.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Appuntito. “ E’ ppiù ppondùtu, se-ha la punta fina  .”
( pl. –e ) agg. f. sing. ( m. poru, -i ). Povera.” ella pòra vècchia ∫ta sòla ”.
(pl. –e) sf. Polpa.
( pl. –i ) sm. Maiale di tre – cinque mesi.
( pl. –cce ) sm. Guardiano dei maiali.
( pl. –i ) sm. v. porcaréccia.
( pl. –e ) sf. Scrofa. “ A ∫crofa è lla mamma, a porcèlla ”.
( pl. –i ) sm. Porcellino da latte.
( pl. –i ) Fungo porcino, il cui nome scientifico è Boletus pinicula. “ U fuggnu porcìnu ”.
v. ind. imp. I p. s. Io portavo. “ Io me recòrdo da monéllu portéo u porcu a ppassce ”.
( pl. –i ) sf. Polmonite.
( pl. –ùni ) sm. Polmone.
( pl. –e ) sf. Porta. “ A pòrta de casa ”.
( pl. –i ) sm. Arancia. “ jj-accùnci bbène co llu portugàllu e cco llo sale ”.
( sing. –u ) sm. pl. Polsini della manica della camicia.
v. tr, Potare.
v. tr, Potere.
( pl. –i ) sm. Pranzo.
( pl. –i ) sm. Prataioli, varietà di funghi il cui nome scientifico è Agaricus Arvenis.
( pl. –i ) sm. Prato.
sf. Portamento.
( pl. –i ) sm. Presepio. In passato le statuine del presepio erano di gesso o di cartapesta.
( pl. –e ) sf. Sgabello a tre piedi dove ci si siede per mungere la vacca. “ Se mόggne co llu sìcchiu e cco lla prètola ”.
( pl. –e ) sf. Primavera.
sf. Maturazione precoce.
( pl. –i ) sm. Prospero, fiammifero.
v. ind. pres. III p. pl. tr. “ Se protéggiu co lle cannèlle ”.
sf. Prugna. “ A prunca, quella bbiànca e quella rosscia in autunnu ”.
( pl. –chi ) sm. Pruno.
v. tr. Pungere e provare prurito. “ Que∫ta màgglia me prùngica, me ∫ta a pprungicà  .”
( pl. –e ) sf. Polenta. “ A cro∫ta ella pulènta è bbòna ”.
v. tr. Pulire. “ L-ha da pulì ”.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Pulito.” Se capéa que∫ta pulìta e qquella ppiù ∫porca se bbuttéa ”.
( pl. –e ) sf. Chioma dell’albero.
(pl. –i) sm. Pungolo, Puntiglio.
( pl. –i ) sm. Polso. “ Me ss-è sgauiàtu nu purʓu ”.
( pl. –i ) sm. Pulcino.
( pl. –i ) sm. Fossa di scarico del mosto.
Pozzo nero.
avv. Poi. “ E ppo sc-avéeno u zzinalone, èra bbéllu, bbiàncu ”.
v. ind. pres. III p. s. intr. Egli può. “ Pò pesà ddu quintàli ”.
( pl. –e ) sf. Punta, cima. “ N cima alla ponda ella montàgna ”.
( pl. pùnti ) sm. Ponte. “ L-accqua corre sotto lu pόnte ”.
( pl. –i ) sm. Porco.
( pl. pùsci ) sm. Pulce.

Q  q
quadérnu
quadràni
quàgglià
quàggliu
quàgliu
quàia
quallecùnu
quànno
quarcùnu
quarésima
quàrtu
quatrànu
que
quìllu
quinàta
quinàtema
quinàteta
quintàle
quissàtru
quistàtru
quìstu

( pl. –i ) sm. Quaderno.
( sing. –u ) sm. Ragzzi. “ I quadràni èrenu suàti ”.
v. intr. Cagliare.” O latte sta a qquagglià ”.
( pl. –i ) sm. Caglio.
sm Caglio.
( pl. –e ) sf. Quaglia.
pr. ind. m. Qualcuno. “ Mo sci ∫ta pure quallecùnu paracùlu che ggli métte o mangìme ”.
cong. e avv. Quando.
pr. ind. m. Qualcuno.
( pl. –e ) sf. Quaresima.
( pl. –i ) sm. Quarto di luna. “ Ha refattu u quartu ”.
(pl. i) sm Ragazzino.
pr. e cong. Che. “ Que nne sàccio, fìgglia mé ”.
( pl. –i ) agg. e pron. dim. Quello. “ U èrre è qquillu che nno è cra∫tàtu ”.
( pl. –e ) sf. Cognata.
Mia cognata.
Tua cognata.
( pl. –i ) sm. Quintale. “ Pό pesà ddu quintàli, un quintàle e ottànta ”.
(pl.- i) pr. Codesto altro.
(pl. –i) pr Quest'altro.
( pl. –i ) pr. e agg. m. sing. ( f. –a, -e ): Questo. “ No nne sau niénte quisti ”.

R  r
ra∫pu
ra∫téllu
rabboccà
rac∫hiàtu
ràcanu
raccapezzà
racchiu
racciàta
ràcciu
raccòie
racconcià
racconcià
raddùce
radìcchiu
raffiatà
ràffiu
raffrancà
raganèlla
ràganu
raggrugliàtu
ràica
ràica
raìna
rainàta
ramìccia
rammollàsse
rammucchjà
ràmu
ranàru
rancicu
ràno
ranòcchia
ràpa
rapacciòla
rapanéllu
rappète
ràru
ràsce
raspàtu
ràssu
rasùru
rattacàpu
rattacàsciu
ràttete
ravànzanu
ràʓʓu
re∫tόppia
rebuttàtu
recaccià
recàccia
recapà
récchia
recchìni


recchiùni
recòrdo
recréssce
refà

refàttu
refiatà
refòta
refrìddu
règgio
reggnostru
remasùgliu
reméssa
remonnà
rempòsto
rencausà
rencriccàta
renfassciàti

renfrescà
rentòrce
rentortà
rentòrto
réntro
renvecchiàtu
reotà
reottà
repenʓà
repo∫tìjo
réppa
reseé
resentì
rèsina
resmià
resparammià
restrégne
restrétta
reumatì∫mi
reuscicà
reόttu
rì∫chia
rìcciu
rìcciu
rìe
rietìnu
rigalàvano

rignà
rignàtu
rìllu
risposéa

rìtta
ritόrtu

rizzàmo
rizzàsse
ro∫tèra
ronchéa
ronchétta
rondinèlla
ronzàne
ròsa
ròsa
rostèra
rosùra
ròte
rotèlle
ròtula
rù∫pa

rucà
rucà
rùfula
rùga
ruggicàsse
rùggna
rùggnu
rughétta
rugùsu
rumà
ruscèrta
rùssciu
rùssciu
rùssciu bbordò
rùu
rùzzine
rό∫pu
rόbba
rόe
rόggna
rόnza
rόtta
rόtte
rόtti

( pl. –i ) sm. Graspo dell’uva.
( pl. –i ) sm. Rastrello.
Intonacare. Si dice anche di un camino che non ha il giusto tiraggio e manda indietro il fumo.
( ha ) v. ind. pass. pross. III p. s. Ha graffiato. “ T-ha ra∫chiàtu u attu? ”.
Ramarro.
Racimolare.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Racchio, di comportamento molto esile. “ Quant-è rràcchiu ”.
Bracciata.
( pl. –a ) sm. Braccio. “ Me sò rruttu nu ràcciu ”.
v. tr. Raccogliere.” Unu soménta e ggl-àtru raccòie ”.
v. tr. Ricucire.
Rammentare, riparare.
Ridurre, trasformare.
( pl. –cchi ) sm. Radicchio.
Stare a proprio agio.
( pl. –ffi ) sm. Graffio.
Risparmiare, rimediare a qualcosa dato in precedenza.
( pl. –e ) sf. Raganella.
( pl. –i ) sm. Ramarro.
Spiegazzato.
( pl. –che ) sf. Bulbo, radice.
Radice.
( pl. –e ) sf. Piccone.
( pl. –e ) sf. Picconata. “ Te èngo na rainàta n capu ”.
Gramigna.
v. intr. Diventare molle. “ Se sse rammollìssce nno è ppiù bbόnu ”.
Zappare portando la terra a ridosso delle piante..
( pl. –i ) sm. Ramo.
Granaio.
Rancido.
( pl. –i ) sm. Grano.
( pl. –e ) sf. Rana
sf. Rapa.
Pianta commestibile simile alla cicoria.
( pl. –i ) sm. Ravanello.
Desiderare, pretendere.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ) Raro. “ E’ rrraru che ddiscéanu norcìnu ”.
( pl. –i ) sf. Brace.
Vino di bassa gradazione derivato dalla torcitura delle vinacce.
( pl. –i ) sm. Grasso. “I porci niri mittu tantu rassu ”.
Rasoio.
Rompicapo.
sm. Grattugia.
v. imp. pres. II p. s. Grattati.
v. ind. pres. III p. pl. Essi avanzano, “ I morcùni sa che ssò ? I pézzi brusciàti che rravànzanu quànno li mitti nel fòco ”.
( pl. –i ) sm. Raggio della ruota. “ U ràʓʓu elle rote ”.
( pl. –e ) sf. Stoppia. “ A re∫toppia sarebbe a pàgglia rimasta sul terréno ”.
( ha- ) v. ind. pass. pross.III p. s. tr. Egli ha rigettato, ha vomitato. “ Zìema ha rebbuttàtu tutt-innòtte ”.
Attribuire un soprannome.
v. ind. pres. III p. s. tr. Egli si tira fuori di nuovo. “ E ddòpo un mése se recàccia da sotto sale ”.
Selezionare, separare, riordinare.
( pl. –e ) sf. 1. Orecchio. 2. Orecchio, versoio, parte dell’aratro che rovescia lentamente le zolle.
( sing.-u ) sm. pl. Orecchini. In passato venivano indossati anche dagli uomini. “ Ci ∫téa u marìtu e Mitiérda, quillu li portéa li recchìni, me lu recordo, èra vécchiu vécchiu, nu vecchìttu; portéa li recchìni piccolétti a ttutte –e ddu e parti, piccolétti e ccelè∫te, co n coràllu ”.
sm. pl. Parotite.
( me- ) v. ind. pres. I p. s. tr. Io mi ricordo. “ Io me recòrdo, da monéllu portéo u pόrcu a ppàssce ”.
v. inf. e ind. pres. III p. s. tr. Lievitare; Egli lievita.
v. inf. e ind. pres. III p. s. tr. Fare di nuovo; Egli fa di nuovo. “ Ci ∫ta chi lu refà a ddiscémbre, chi lu refà a ggennàru e io che ssò ppoeràcciu iàgglio refattu a settémbre ”.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Proprio del pane secco, stantìo, duro. “∫tu pane è rrefàttu ”.
Riprendere fiato.
Accumulo d'acqua realizzato per azionare un mulino mediante lo sbarramento di un canale.
Persona timorosa, titubante, poco disponibile.
v. ind. pres. I p. s. tr. Io reggo. “ No mme règgio m péi ”.
( pl. –i ) sm. Recinto delle vacche, in passato costituito da un’area delimitata da un muretto di pietra.
Rimanenza.
( pl. –e ) sf. Ovile. “ Na reméssa, u stazzu elle pècora ”.
Sbucciare.
Andato di traverso. Collocato in un posto alto.
v. tr. Seppellire. “ iémo a rrencausà Francì∫cu ”.
( pl. –e ) agg. f. s. ( m. –u, -i ). Gen. rintanarsi, anche infilarsi. “ Se ggl-èra rencriccàta na cόsa e mìlu ècco ”.
v. ind. imp. III p. pl. intr. Essi erano fasciati, riferito ai bambini che nella prima età venivano fasciati con fasce di cotone che li avvolgevano dalla vita ai piedi. “ U zinalone che lli ve∫tìa sopre ella fàscia, ché èreno renfassciàti ”.
Ricordare qualcosa a qualcuno.
Torcere, piegare a forma di uncino.
Mettere a bagno una botte o qualche altra cosa di legno.
Attorcigliato, piegato.
v. ind. pres. I p. s. Io rientro. “ Mo rrentro ”.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Stagionato. “ E’ bbόnu perché è rrenvecchiàtu ”.
Rivoltare, tornare indietro.
v. intr. Ruttare. “ Quillu fa i rόtti, sta a-rreottà ”.
v. tr. Ripensare. “ A cche ∫tìi a rrepenʓà? ”.
( pl. –i ) sm. Ripostiglio.
( pl. –e ) sf. Argine, riva del fiume.
( arc. ) v. tr. Il termine è usato in riferimento alle galline appollaiate nel pollaio. “ E allìne se sò mmesse a rreseé ”.
v. tr. Risentire. “ E’ ttuttu reggi∫tràtu, me orìa resentì ”.
( pl. –e ) sf. Resina.
Risuscitare.
v. tr. Risparmiare.
Restringere, riunire.
Raccolta di persone o di cose.
( sing. –u ) sm. Reumatismi.
Rigirare, rimescolare.
( pl. –i ) sm. Rutto. “ Che rreόttu forte che ha fattu ”.
( pl. –e ) sf. Lisca. “ Me sò ggnottìtu na ri∫chia ”.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ) . Ricci.
( pl. –i ) sm. 1. Ricci. 2. Riccio della castagna.
v. inf. e ind. pres. III p. s. Ridere; Egli ride. “ Non te mette a rrìe, che tte fa male a trìppa ”.
( pl. –i ) agg. m. sing- ( f. –a, -e ). Reatino.
v. ind. imp. III p. pl. tr. Essi regalavano. “ A mme me rigalàvano qualche pezzìttu de lummìttu, u lummìttu sarebbe a co∫tàta, quallecùnu no mm-ha mai pagàto niénte ”.
Digrignare.
Dicesi di chi ride spesso senza motivo.
( pl. –i ) Grillo.
( se ) v. ind. imp. III p. s. Egli si sposava di nuovo. “ Chi sse ggli moréa u marìtu u portéa sèmpre, pe ttutta la vita, se sse risposéa se llu levéa ” ( sott. il lutto ).
( pl. –e ) sf. Mano destra.
Nome di una località del Cicolano nei pressi di S. Stefano. Riotorto. “ E’ prόpriu che li fabbricàvano pure ècco i canàli, ièsso Abbèrto, Giuannόne bbonànima ... a Rritortu, allu casàle ”.
v. ind. e imp. pres. II p. pl.  Noi drizziamo; Drizziamo noi. “ Rizzàmo u pόrcu su alla ncinàta ”.
v. rifl. Drizzarsi, alzarsi dal letto. “ No ggli và e rizzàsse ”.
( pl. –e ) sf. Padella con il fondo bucherellato per arrostire le castagne sui carboni. “ Sò bbòne e ca∫tàggne alla ro∫tèra ”.
v. ind. imp. III p. s. Si roncava. “ Se ronchéa prόpriu e qui∫ti ggiorni e sse mettéa alli pόzzi ”.
( pl. –e ) sf. Coltello ricurvo per potare le viti.
( pl. –e ) sf. Rondine.
Stillicidio, la caduta dell'acqua dai tetti privi di grondaia.
agg. f. s. Ròsa. “ Chi lle tenéa ròsa, coloràte, e cchi scelè te ”.
( pl. –e ) sf. Rosa.
Padella forata usata per arrostire le castagne.
Avanzi, rimanenza.
( sing. –à ) sf. pl. “ Co lle ròte de léggnu e dde férru ”.
( pl. –e ) sf. Rotula.
( pl. –e ) sf. Rotula. “ A ròtula ellu venόcchiu ”.
v. ind. pres. III p. s. Proprio del maiale che infila il muso nel terreno per cercare il cibo. “ O turcu, i bbarbabbiétoli, o ∫càrtu che ffa lla famìgglia, màggnenu tuttu quilli, quillu ru∫pa tuttu ”.
v. intr. Grugnire.
Lamentare.
( pl. –e ) sf. Vaiolo.
( pl. –ghe ) sf. Bruco.
v. tr. “ Me sò rruggicàtu a bballe e na sscesa ”.
v. ind. pres. III p. s. intr. Egli grugnisce. v. rucà,
( pl. –i ) sm. Grugno del maiale. “ Chi ffa u ruggnu, chi ffa a coa ”.
( pl. –e ) sf. Rughetta.
( pl. –i 9 agg. m. sing. ( f. –osa, -ose ). Rugoso. “ Quillu vécchiu è ttuttu rugùsu ”.
v. tr. Ruminare.
( pl. –e ) se. Lucertola.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. rosscia, -e ). Rosso. “ E’ rrùssciu come m peperόne ”.
( pl. –i ) sm. Tuorlo d’uovo. “ U rùssciu d-όu ”.
Rosso scuro.
( pl. –i ) sm. Rovo.
( pl. –i ) sf. Ruggine.
( pl. –i ) sm. Rospo.
( pl. –e ) sf. Roba. “ Quando se piànta a robba, cressce a luna? No la mìtti; manca a luna? La mìtti ”.
v. inf. e ind. pres. III p. s. Rodere: Egli rode. “ Me rόe tuttu ”.
( pl. –e ) sf. Rogna. “ Ratta, se tte pìzzica a rόggna ”.
( pl. –e ) sf. Termine usato per indicare le diverse malattie esantematiche ( morbillo, rosolia, varicella, scarlattina ecc. ).
( pl. –e ) agg. f. sing. ( m. rùttu, -i ). Rotta. “ Me ss-è rrotta na sciànca ”.
( pl. rùtti ) sf. Grotta.
( sing. –u ) sm. pl. Rutti. “ Quillu fa i rotti ”.

S  s
∫badìjju
∫bruffà
∫càli
∫camà
∫cannatore
∫cannatùru

∫carpàru
∫càrpi
∫cartόcciu
∫catarràtu
∫càuso
∫chiàffu
∫chienatόra

∫chiéru
∫chìna
∫chiùma
∫cocchià
∫coiàttolu
∫còla
∫colapà∫ta
∫colò∫tra
∫commaréllu
∫copétta
∫coppà
∫coppolìttu
∫coréa
∫coreàtu
∫cortecà
∫còrtsa
∫còsce
∫cotsà
∫cottatùra
∫crìe
∫crìttu
∫cròcchienu
∫crόfa
∫cupàtu
∫cùre
∫cùrenu
∫cόlenu
∫fàtta

∫fόrrate
∫gauiàtu
∫mòrfia
∫paccà
∫paccarèlla
∫pàlla
∫palliéru
∫pàresci
∫pàzzola
∫pazzulìnu
∫pennàzzule
∫perùni
∫piccémonne
∫pidàle
∫pìdu
∫pietrà
∫pìga
∫pigàtu
∫pìna dortsàle
∫pinàsci
∫pìritu
∫pongόsu
∫pòrca
∫posémo
∫posu
∫pùtu
∫pόggna
∫pόsa
∫quaiàtu
∫smardàta

∫tàbbiu
∫tàggnu
∫tàlla
∫tallìttu
∫tàu
∫té
∫télla
∫tèngo
∫tenneréllu
∫térila
∫tìncu
∫tòmmecu
∫toppacciàri
∫toppàcciu

∫tòrta
∫traccàli
∫traccàsse
∫tràccu
∫trambèlla
∫trammorì
∫tréccia
∫treccìttu
∫tréga
∫treggnémmonne
∫trìlla
∫trozzémo
∫trùppiu
∫trùscete
∫trùttu
∫trùzzu
∫tόppa
sa
sa
sàbbatu
sàccio
saccòccia
saccocciòne
sàccu
sagglì
sagglìta
sagglìtu
sàggna
sagnamelècche
sàgne
saìna
sajjémo
sajjì
salàme
salàssu
salàtu
sàle
salièra
sàlvia
sàme
sammόsce
sàmpa
sampàta
sampétti
sàmpi
san ∫tèfano
sanguinàcci

sanguisùga
sant-erbìdio
sàoce
saporìtu
sappìttu
sàppu
sappόne
saràca
sargiàta
sargìccia
sargìccia
Sargìccia de fégatu

sargìccia pàzza
sarìa
sàrtu
sarvàticu
sarvàticu
sassìttu
sàssu
satùllu
sàu
sbadijjàtu
sbottà
sbrillentàtu
scallalétto

scàmà
scancìna
scannà
scapezzà
scarzamirélli
scàusu
scelebràtu
scèlla
scenʓiùni
scercenàtu
scèrne
scésa
schizzignùsu
sci
sciaccquatόra
sciàlla
scìanu
scifolà
scìfu

scincià
scìpa
sciroccàtu
scirόppu
sciufulàsse
sciurràtu
scodèlla
scolà
scolatùru
scottorellà
sdemétte
sdepezzàtu
sdevezzà
séggia
sèlleru
sèmpre
sentiéru
séra
serìnu
sèrpe
serrecchiόna
serrìcchiu
serrìcchju
séru
settémbre
sfarràtu
sfonnàtu
sgabbéllu
sìcchiu
sicolà
siggnùri

siggnόzzu
sìmmola
sinàli

sìndacu
sinfasò
sìnna
sìppu
sirvétta
sistemà
sìsu
sìtola
sìu
smantàtu
smucinà
snuacchjàtu
sòa
sòcceta
sogliàtu
sòia
sòla
sòla
sòle
solléticu
somàru
soménta
soménta
somentàrola
somentàtu
sopraccìgglia
sorèlla
sòrema
sòreta
sorgènte.
sorrìsu
sòsceru
sotàcciu
sottàne
sparagnà
sparàgnu
specchiétto
spènne
spettoràtu
spianatòra
spicolà
spontatùra
sporbàtu
sprefonnà
spunnolà
spurà
squadràtu
stabbià
stàbbiu
stallìttu
stammùccu
stìticu
stoppacciòsa
strégne
strippatùru
strùgglie
stόrtu
sùgu
sùgu
sùmma
sùrdu
sùrdu
sùricu
sùricu
surpà
susìnu
susìnu
suόre
suόre
svéio
svéio
svignà
svordùmi
svordùmi
sόppu
sόpre
sόrdi

sόrfu
sόrge
sόu

( pl. –i ) sm. Sbadiglio.
v. intr. Sbruffare. “ No ∫bruffà trόppi ”.
( sing. –a ) sf. pl. Scale. “ Me so cc∫càtu a bballe alle ∫càli ”.
v. tr. Ventolare il grano. “∫camà o ranu ”.
( pl. –ùri ) sm. Norcino, persona addetta ad uccidere il maiale.
( pl. –uri ) sm. Coltello usato per scannare il maiale la cui lama molto sottile raggiunge i venti centimetri di lunghezza, ed il manico i dieci. “ U ∫cannatùru sarà venti centìmetri lungu, a lama ”.
( pl. –i ) sm. Calzolaio. “ Le ∫carpi èreno bbrutte, fatte dallu ∫carpàru ”.
( sing. –a ) sf. pl. Scarpe. “ Le ∫carpi èreno de sòla paccùta ”.
( pl. –cci ) sm. Cartoccio della spiga di granturco.
v. part. pass. m. sing. Scatarrato.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Scalzo.
( pl. –i ) sm. Schiaffo. “ Te èngo nu ∫chiàffu ”.
( pl. –e ) sf. Tavola per ridurre in sfoglia l’impasto di dolci o della pasta all’uovo. “ Lo mitti n cima a na tàola, a ∫chienatόra ”.
( pl. –i ) sm. Porcile “ U porcìle lu chiameàmo ∫chiéru ”.
( pl. –e ) sf. Schiena.
( pl. –e ) sf. Schiuma prodotta dal latte mentre viene munto.
v. tr. Sbaccellare. “ Me tòcca ∫cocchià i piscélli ”.
sm. Scoiattolo.
( pl. –e ) sf. Scuola. “ Alla scòla mparéte a llègge e a ∫scrìe ”.
sf. Scolapasta.
( pl. –e ) sf. Colostro.
( pl. –i ) sm. Mestolo.
( pl. –e ). La scopa per pulire il camino.
v. tr. Schioccare, produrre un rumore secco e breve con un piccolo scoppio. “ Fa ∫coppà e éta ”.
( pl. –i ) sm. Berretto senza visiera.
( pl. –e ) sf. Peto.
( ha ) v. ind. pass. pross. III p. s. imtr. Egli ha scoreggiato.
v. tr. Spellare.
( pl. – e ) sf. Corteccia.
v. tr. Scuocere. “ No lla fa scòce ”.
v. tr. Privare della corteccia. “ Aio a ∫cortsà jj-àrbore ”.
( pl. –e ) sf. Scottatura.
v. tr. Scrivere. “ Alla ∫còla mparéte a llègge e a ∫crìe ”.
( ha- ) v. ind. pass. pross. II e III p. sing. Tu hai scritto; Egli ha scritto.
v. ind. pres. III p. pl. tr. Essi scrocchiano.
( pl. –i ) sf. Scrofa. “ La ∫crόfa è lla mamma ”.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Cavo. “ U sscìfu era fattu dde léggnu, ∫cupàtu dentro ”.
( sing. –a ) agg. f. sing. ( m. –u, -i ). Scure. “ E carʓe ∫cùre, nere, morétte ”.
( se ) v. ind. pres. III p. pl. Essi si affumicano. “ Ggl-appìcchi e sse ∫cùrenu ”.
v. ind. pres. III p. pl. Essi scolano. “ E bbudèlla le ∫cόlenu, bbùttano via quella robbàccia, co n cortéllu pulì∫cono ”.
( pl. –e ) agg. f. sing. ( m. –u, -i ). Troppo matura, detto anche di persona che ha perduto il suo aspetto gradevole. “ Ella bbardàsscia s-è ∫fatta ”.
v. imp. pres. II p. s. Soffiati ( il naso ). “∫fόrrate ssu nasu ”.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Slogato. “ Me so ∫gauiàtu nu porzu ”.
( pl. –e ) sf. pl. Smorfia. “ Fa poc-àtre ∫mòrfie ”.
v. tr. Spaccare. “ Doémo jji a ∫paccà e fìcora bbianca, e sse mittu a ssòle ”.
( pl. –e ) sf. Varietà di pèsca piccolae bianca. “ A ∫paccarèlla è bbòna, è ppìccola e bbiànca ”.
( pl. –i ) sf. Spalla.
( pl. –i ) sm. Foulard ricamato indossato sopra al bustino, appoggiato sulle spalle. “ Quillu èra nu ∫palliéru bbiàncu ”.
sm. pl. Asparagi.
( pl. –e ) sf. Spazzola per i vestiti.
( pl. –i ) sm. Spazzolino da denti.
( sing. –a ) sm. pl. Sopracciglia.
( sing. –one ) sm. Sperone delle zampe del gallo. “ Téngu i ∫perùni i alli ”.
v. imp. pres. II p. pl. Affrettiamoci. “ Se nne ∫piccémo, arriémo subbitu ”.
( pl. –i ) sm. Ospedale.
( pl. –i ) sm. Spiedo. v. sìppu.
v. tr. Togliere le pietre dal terreno affinché possa essere coltivato; dissodare.
( pl. –ghe ) sf. Spiga.
( ha ) v. ind. pass. pross. III p. s. Egli ha spigato.
sf. Spina dorsale.
( sing. –u ) sm. pl. Spinaci.
( pl. –i ) sm. Alcool.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( pl. –a, -e ). Spugnoso. “ Divènta tuttu ∫pongόsu, come na ∫pόggna ”.
( pl. –che ) agg. f. sing. ( m. porcu, -chi ). Sporca. “ ... E qquella ppiù ∫pòrca se lavéa ”.
v. ind. pres. II p. pl. intr. Sposiamo. “ Quanno nne ∫posémo ”.
( pl. –i ) sm. Sposo.
( pl. –i ) sm. Sputo.
( pl. –e ) sf. Spugna.
( pl. –e ) sf. Sposa.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Schiacciato. “ Tè u nasu ∫quaiàtu ”.
( pl. –e ) agg. f. sing. ( m. –u, -i ). Smaltata. “ Na òta sci ∫teénu pure e cόggne e tèrra, la tèngo ancora, però chi lla usa ppiù; èra smardàta dentro, la mettéa n cima alla ∫tufa ”.
( pl. –bbi ) sm. Letame. “ U ∫tàbbiu se mette sopra lla tèrra e ppòi se cce passa sopra co ggl-aràtru ”.
( pl. –i ) sm. Stagno.
( pl. –i ) sf. Stalla.
( pl. –i ) sm. Porcile. “ U ∫tallìttu elli pόrci ”.
v. ind. press. III p. pl. Essi stanno. “∫tàu a ccantà ”.
espressione non molto comune usata per far allontanare il maiale. Per farlo avvicinare si usa invece “ ninu tè ”.
( pl. –e ) sf. Stella.
v. ind. pres. I p. s. Io sto. “∫tèngo a ddijjùnu ”.
( pl. –i ) sm. Mattarello. “ Mo pìgglio nu ∫tenneréllu e tte lu rόppo n càpu ”.
( pl. –e ) agg. f. sing. Povera, riferiti alla terra che dà pochi frutti. “ Quello che nno è bbonu è ∫tèrila ”.
( pl. –chi ) sm. Stinco.
( pl. –chi ) sm. Stomaco.
( sing. –u ) sm. pl. Derivato della stoppa che per mezzo dei filatoi veniva ridotto in filato.
( pl. –cci ) sm. Pettine con il quale si pettinava la canapa. “ U ∫toppàcciu sarebbe u péttine de férru; passi a cànnoa e ∫picci come fanno co lli capìlli ”.
( pl. –e ) sost. f. sing. Distorsione di un arto. “ Sò ppijjàta na ∫tòrta ”.
( sing. –e ) sm. pl. Bretelle.
v. intr. Stancarsi.
( pl. –cchi ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Stanco. “∫badìjja perché è ∫tràccu ”.
( pl. –e ) sf. Stampella.
v. intr. Morire subito, in fretta, “ Pe fallo ∫trammorì ggli nfilàmo u cortéllu ”.
( pl. –cce ) sf. Pettine.
( pl. –i ) sm. Pettine da taschino.
( pl. –ghe ) sf. Strega.
v. imp. pres. II p. pl. Stringiamoci.
sf. pl. Strilli del maiale.
v. ind. pres. II p. pl. Noi strozziamo. “ La ∫trozzémo, ∫tròzza a gallìna ”.
( pl. –ppi ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ) . Storpio.
v. imp. pres. II p. sing. Strofinati. “∫trùscete e mani ”.
( pl. –i ) sm. Strutto, ricavato facendo fondere le parti adipose del maiale. “ Pό sce mìtti o ∫frìttu, o ∫truttu ”.
( pl. –i ) sm. Torsolo.
( pl. –e ) sf. Stoppa, cascame della canapa che veniva filato dalle donne. “ Fesceémo a ∫tόppa e qqesta se filéa ”.
agg. e pron. dim. f. sing. Questa. “ Ruggichémo ssa bbotte ”.
v. ind. pres. II e III p. s. Tu sai; Egli sa. “ E’ na còsa che capìta, che mmagàri sa ... ”.
( pl. –i ) sm. Sabato.
v. ind. pres. I p. s. Io so. “ Que nne sàccio, fìgglia me ”.
( pl. –e ) sf. Tasca.
(pl. –i) agg. m. (femm. –a, -e) Persona goffa.
( pl. –cchi ) sm. Sacco. “ U sàccu ellu ranu ”.
v. tr. Salire. “ Me sa che Tizziàna ce la tè a soffìtta pe ssagglì n cima allu tittu ”.
( pl. –e ) sf. Salita.
( è- ) v. ind. pass. pross. III p. s. Egli è salito. “ Fìggliemu è sagglìtu n cima a n àrbore ”.
( pl. –e ) sf. Lasagna. “ Piggli e noscì e lla fa a ∫tésa ella saggna ”.
Agg. m. f. Buono a nulla.
(sing. –a) sf. Pezzi di pasta fatta in casa di varia grandezza.
( pl. –e ) sf. Saggina.
v. ind. e imp. pres. II p. pl. Noisaliamo; saliamo noi.
v. tr. Salire. “ Non tsajjì ”.
( pl. –i ) sm Salame
( pl. –i ) sm. Salasso.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Salato. “ Stu sugu è ssalàtu ”.
( pl. –i ) sm. Sale.
( pl. –e ) sf. Saliera.
( pl. –e ) sf. Salvia.
arc. ( pl. –i ) sm. Ape.
sm. Sambuco. “ Prima se cce mettéa un cannìllu de sammosce ”.
( pl. –e ) sf. 1. Zampa. 2. Gamba. “ Me ss-è ∫pezzàta na sampa ”.
( pl. –e ) sf. Calcio, colpo dato col piede sferrato in avanti o all’indietro. “ Mό te èngo na sampàta ”.
( sing. –u ) sm. pl. Zampetti, zampa dell’animale macellato, dal ginocchio in giù.
( sing. –u ) sm. pl. v. sampétti. “ Co lli sampi fasceàmo a còppa ”.
nome di una località del Cicolano, frazione di Fiamignano. Santo Stefano. “ A Carriafùni, a Ssan ∫tèfano è ttutta na còsa ”.
( sing. –cciu ) sm. pl. Sangue del maiale cotto e condito con uva passa, zucchero, cacao e pinoli. “ Io no li fàccio i sanguinàcci ”.
( pl. –ghe ) sf. Sanguisuga.
nome di una località del Cicolano. Sant’ Elpidio.
(pl. –i) sm. Salice.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Saporito, anche per dire piccante. “ A mmi me piàsce saporìtu ”.
( pl. –i ) sm. Sarchio. “ U sappìttu pe zzappà e scipolle e jj-àggli ”.
( pl. –i ) sm. Caprone.
( pl. –ùni ) sm. Zappa.
(pl. –e) sf. Aringa salata.
(pl.- e) sf. Selciato.
( pl. –cce ) sf. Salsiccia.
(pl. –e) sf. Salsiccia.
Salsiccia di fegato, preparata con il fegato, il cuore, il polmone del maiale, buccia d’arancia, aglio e sale. “ A sargìccia de fégatu se fascéa: fégatu, pormόne, m pό de ràssu, bbuccia e portugàllu, ggl-àggliu e sale ”.
Salsiccia preparata con le carni di seconda scelta. “ Pe pprimu fai a sargìccia pàzza ”.
v. cond. pres. III p. s. intr. Egli sarebbe. “ Issu sarìa de Marcetélli ”.
( pl. –i ) sm. Sarto. “ Se chiaméa u sartu e sse fescéveno que∫ti ve∫tìti ”.
( pl. –chi ) agg. m. sing. ( f. –a, -che ) Selvatico. “ U tàssciu è ssarvàticu ”.
(pl. –i) agg. m. (femm. –a, -e) Selvatico.
( pl. –i ) sm Ciottoli, sassolini.
( pl. –i ) sm. Sasso.
(pl. –i) agg. m. (femm. –a, -e) Sazio.
v. ind. pres. III p. pl. Essi sanno. “ No nne sàu niénte quisti ”.
( ha ) v. ind. pass. pross. III p. s. Egli ha sbadigliato. “ Ha sbadijjàtu tantu ”.
v. tr. Traboccare, tracimare.
(pl. –i) part. pass. . (femm. –a, -e) inf. Sbrintella’ Sbrindellato, consumato, lacero.
(pl. –i) sm Scaldaletto, contenitore a forma di grande padella col coperchio bucato dentro il quale si poneva la brace per scaldare il letto.
v. tr. Ventilare, togliere la pula dai cereali.
(pl. –e) sf. Scansia, mensola incassata al muro.
v. tr. Sgozzare.
v. tr. Togliere la cavezza, mandare a briglia sciolta.
( sing. –u ) sm. v. poeràcci.
(pl. –i) agg. m. (femm. –a, -e) Scalzo.
(pl. –i) agg. m. (femm. –a, -e) Sciatto, disordinato.
( pl. –e ) sf. Ala.
sf. pl. Ascensione.
(pl. –i) agg. m. (femm. –a, -e) Persona povera, trasandata, infelice.
v. tr. Sopportare, distinguere.
( pl. –e ) sf. Discesa. “ Me sò arruggicàtu a bballe e na sscésa ”.
(pl. –i) agg. m. (femm. –a, -e) Schizzinoso.
avv. Si, “ Sci, sci, quarcùnu ancόra lo fa ”.
( pl. –e ) sf. Il solco più grande segnato dall’aratro che raccogliel’acqua.
sf. Sciarpa. “ L-ommeni se metté ano na ssciàlla, pe lo friddu ”.
v. cong. pres. III p. pl. Siamo essi. “ Sscìanu quelle co llu mànicu, scìanu quelle senʓa mànicu ”.
v. intr. Scivolare.
( pl. –i ) sm. Trogolo. “ U sscìfu prima era fattu dde léggnu, un pézzu de léggnu ∫cupàtu, e sse cce lli mettéa a mmaggnà lòco ”.
v. tr. Strappare. “ No mme sscincià ssi capìlli ”.
( pl. –e ) sf. Grappolo d’uva.
(pl. –i) agg. m. (femm. –a, -e) Intontito.
( pl. –i ) sm. Sciroppo.
v. intr. Scivolare.
(pl. –i) agg. m. (femm. –a, -e) inf. Spettinato.
( pl. –e ) sf. Scodella.
v. tr. Scolare.
(pl. –i) sm. Colapasta, colabrodo.
v. intr. Andare in giro senza meta.
v.tr. Dismettere.
(pl. –i) part. pass.  (femm. –a, -e) inf. sdepezza’ Fatto in più pezzi.
v. tr. Svezzare. “ Tòcca sdevezzàllu ”.
( pl. –gge ) sf. pl. Sedia. “ Pijjame ssa sèggia ”.
( pl. –i ) sm. Sedano.
avv. Sempre. “ Sta sèmpre assettàta lòconnanzi ”.
( pl. –i ) sm. Sentiero.
( pl. –e ) sf. Sera.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( pl. –a, -e ). Sereno.
( pl. –i ) sf. Serpe.
( pl. –e ) sf. Roncolo.
( pl. –cchi ) sm. 1. Falcetto per tagliare l’erba. 2. Falce per mietereil grano.
(pl. –i) sm Falcetto.
( pl. –i ) sm. Siero del burro.
sm. Settembre.
sm. Granaglie varie macinate in modo grossolano.
(pl. –i) agg. m (femm. –a, -e) Senza fondo. Persona ingorda, mai sazia.
( pl. –i ) sm. Sgabbello.
v. ind. pres. II p. s. intr. Tu sei. “ Quantu sì bbruttu! ”.
( pl. –cchi ) sm. Secchio, anche quello della spazzatura. “ U sìcchiu ella monnézza ”.
v. tr. Stropicciare. “ Non te ssicolà jj-όcchi ”.
( sing. –όre ) agg. m. sing. ( f. όra, -e ). Signori per dire benestanti. “ Mό non ʓappenu ppiù, mό se cόmprenu tuttu, mό sò ttutti siggnùri ”.
( pl. –i ) sm. Singhiozzo. v. crissciaréllu.
( pl. –e ) sf. Semola. “ Ecco ggli emo a mmaggnà a iànne, a sìmmola ”.
( sing. –e ) sm. Grembiule con pettorina proprio del costume tradizionale indossato sopra gonne lunghe ed ampie. “ Gonne tutte arruffàte co li sinàli pure de lana ”.
sm. Sindaco. “ U sìndacu ha fattu nu bbéllu discόrtsu ”.
avv. Mettere alla rinfusa, fare qualcosa con approssimazione.
( pl. –e ) sf. Mammella della donna e della mucca.
( pl. –i ) sm. Spiedo. “ A mmatìna te rizzi e ffa u panùndu co llu sìppu ”.
( pl. –e ) sf. Tovagliolo.
v. tr. Sistemare. “ La sò ddovùta sistemà alla bbòna mèio ”.
( pl. –i ) sm. Capezzolo della mammella della vacca.
( pl. –e ) sf. Setola, il pelo del cinghiale.
Sm. Grasso.
(pl. –i) agg. m (femm. –a, -e) Poco equipaggiato rispetto alle condizioni del tempo.
v. tr. Smuovere.
(pl. –i) agg. m (femm. –a, -e) Spogliato, svestito.
v. ind. pres. I p. s. e III p. pl. Io sono; Essi sono. “ Sò i nepùti ”.
sf. Terreno incolto, sterile. Dicesi anche di femmina che non può avere i figli.
Soccida, avere in comune dei beni o degli animali.
(pl. –i) agg. m (femm. –a, -e) Coricato, sdraiato.
( pl. –e ) sf. Soglia. “ No sta sulla sòia ”.
( pl. –e ) agg. f. sing. ( m. solu, -i ). Sola. “ Ella pòra vècchia ∫ta sòla ”.
( pl. –e ) sf. Suola di cuoio delle scarpe. “ Le ∫carpi èrenu fatte dallu ∫carpàru, de sòla, de sòla paccùta ”.
( pl. –i ) sm. Sole. “ M-ha tungàtu u sòle ”.
( pl. –i ) sm. Solletico.
( pl. –i ) sm. Somaro.
v. ind. pres. III p. s. tr. Egli semina. “ Uno soméntea e ggl-àtru raccòie ”.
( pl. –e ) sf. Seme.
(pl. –e) sf. Piccolo sacco che i contadini portavano al collo e dove ponevano i semi.
( aémo- ) v. ind. pass. pross. II p. pl. Noi abbiamo seminato. “ Ojji aémo somentàtu ”.
sf. pl. Sopracciglia.
( pl. –e ) Sorella.
Mia sorella.
Tua sorella.
sf. Sorgente.
( pl. –i ) sm. Sorriso. “ Famme n sorrìsu ”.
( pl. –i ) sm. Suocero.
(pl.-i) sm. Setaccio.
( sing. –a ) sf. pl. Sottane di cotone tessute al telaio. “ E sottàne de cottόne èreno tessute allu tolàru ”.
v. tr. Risparmiare.
sm. Risparmio.
( pl. –i ) sm. Spicchio.
v. tr. Spendere.
(pl. –i) agg. m (femm. –a, -e) A dorso nudo o con la camicia sbottonata.
(pl. –e) sf. Spianatoia, Tavola usata per spianare la pasta.
v. intr. Indagare.
(pl. –e) sm I ritagli di carne del maiale; in modo particolare quelli della parte del costato.
(pl. –i) part. pass. ( inf. sporba’) Spolpato.
v. intr. Sprofondare.
v. intr. Verbo riferito al modo di camminare di chi è ubriaco.
v. intr. Aprire una vescica contenente il pus.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Sbeccato, riferito ad un bicchiere o ad un piatto con il bordo spezzato.
v. tr. Concimare con il letame.
sm. Letame.
(pl. –i) sm. Porcile.
(pl. –i) sm. Il gambo secco della pianta del mais.
(pl. –i) agg. m. ( femm. –a, -e) Poco socievole. Chi soffre il solletico.
( pl. –e ) agg. f. (pl. –u, -i)  Stopposa.
v. intr. Stringere.
(pl. –i) sm. Coltello o attrezzo appuntito.
v. tr. Sciogliere.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. storta, -e ). Storta. “ Tè pure e sàmpe ∫tòrte ”.
( pl. –ghi ) sm. Sugo. “ Aio mpintu lo pane allu sugu ”.
( pl. –ghi ) sm. Sugo. “ Aio mpintu lo pane allu sugu ”.
( pl. –e ) agg. f. (pl. –o, -i) Senza lievito.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. sorda, -e ) . Sordo.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. sorda, -e ) . Sordo.
( pl. –chi ) sm. Solco.
( pl. –chi ) sm. Solco.
v.intr. Bere aspirando.
( pl. –i ) sm. Pruno.
( pl. –i ) sm. Pruno.
( pl. –i ) sm. Sudore.
( pl. –i ) sm. Sudore.
( me ) v. ind. pres. I p. s. tr. Io mi sveglio. “ Me svéio a mattìna e mme maggno pure a pasta ”.
( me ) v. ind. pres. I p. s. tr. Io mi sveglio. “ Me svéio a mattìna e mme maggno pure a pasta ”.
v. intr. Allontanarsi velocemente, sfiorare.
( sing. –one ) sm. pl. Fichi di luglio.
( sing. –one ) sm. pl. Fichi di luglio.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. sòppa, -e ). Zoppo.
avv. Sopra. “ Doémo sajjì sopre ”.
( sing. –u ) sm. Soldi. “ Era péggiu prima, perché non tenéeno i sόrdi i cri∫tiàni, co qque ggli éanu a mmaggnà, che lle patàne le éanu alli figgli, c-éano campà a famìgglia ”.
( pl. –i ) sm. Zolfo.
( pl. sùrgi ) sm. Topo di campagna.
( pl. –i ) sm. Terreno lasciato a riposo.

T  t
tabbàccu
tàccu
taggliéru

tàggliete
taià
tambùrru
tancànu
taolìnu
tàppo
tàrlu
tartarùga
tartùfu
tarulàtu
tàssciu
tàzze
tégola

téle
tempè∫ta
tenàgglie
tenéenu
térra
terrénu
terrénu piantàtu
tèsse
tèsta
tètenu
tigàme

tìggna
tirìi nnànʓi
tìttu
tòa
toccà
tolàru
tomìntu
tonetà

tòpa

torcetùru

tosscìssce
tovàgglie
tovaggliòli
tràgglie


trattùru

tràvi
tréccia
trèmeno
trénta
treppée
tresummarìna
tribbolà
trifόggliu
trìnca
trìppa
trità

troèlla
trùncu
trόppi
tùbbu
tùlle
tùppu
tùrcu
tutìllu
tuzzicà
tόpu
tόru
tόssce
tόssce

( pl.-cchi ) sm. Tabacco.
( pl. –cchi ) sm. 1. Tacco. 2. Tallone.
( pl. –i ) sm. Tagliere. “ U fegatéllu se tàgglia sopra a n taggliéru, co n cortéllu, a ppezzìtti pìccoli pìccoli e sse nʓacca co llu mmottìllu ”.
v. imp. pres. II p. s. tr. Tagliati. “ Tàggliete l-όggna”
v. tr. Tagliare. “ Comenʓémo a ttaià ∫tu formàggiu ”.
( pl. –i ) sm. Tamburo. “ Té na trippa come n tambùrru ”.
(pl. –i) sm.Organo genitale maschile.
( pl. –i ) sm. Tavolino.
( pl. –i ) sm. Tappo.
( pl. –i ) sm. Tarlo.
( pl. –ghe ) sf. Tartaruga.
( pl. –i ) sm. Tartufo. “ E’ bbonu u tartùfu niru ”.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Tarlato. “ Ssu taolìnu è ttuttu tarulàtu ”.
( pl. –ssci ) sm. Tasso. “ U tàssciu è ssarvàtico ”.
( sing. –a ) sf. pl. Tazze. “ E tàzze, sscìenu quelle co lu mànicu, sscìenu quelle sènza mànicu ”.
( pl. –e ) sf. Tegola; in passato al posto delle tegole si usavano i canàli ( v. ). “ Nʓomma a tégola è ttégola, u canàle é ccanàle ”.
( sing. –a ) sf. pl. Ragnatele. “ E tele eggli aràggni ”.
( pl. –e ) sf. Tempesta, pioggia a dirotto. “∫ta ffa na tempè∫ta ”.
( sing. –a ) sf. Forbici; sia quelle usate per tosare le pecore, che quelle per potare le piante.
v. ind. pres. III p. pl. tr. Essi tenevano. “ A ttanti paési tenéenu jji a m paése a n altro ”.
( pl. –e ) sf. Terra.
( pl. –i ) sm. Terreno.
Terreno coltivato.
v. tr. Tessere. “ .... e ttèsse allo tolàru, e qquantu ”.
( pl. –e ) sf Testa. “ Tè la tèsta come n ʓomaru ”.
( pl. –i ) sm. Tetano.
( pl. –i ) sm. Tegami di diverse dimensioni. Quelle più alte si usavano per cuocere il sugo. In passato erano di terracotta con l’interno smaltato.
( pl. –e ) sf. Tigna.
v. ind. imp. III p. s. intr. Tu tiravi avanti, nel senso di continuare a vivere. “ Gli mettéi ddu barbabbiéti, m pό e accqua e ttirìi nnanʓi ”.
( pl. –i ) Tetto. “ A soffìtta pe sagglì n cima allu tìttu ”.
(pl- e) sf. Doga della botte.
v. tr. Toccare. “ u ∫cannaturu deve annà a ttoccà u còre ”.
( pl. –i ) sm. Telaio. “ A cànnoa se filéa, se puléa, e ppo se fescèa allo tolàru ”.
( pl. –i ) sm. Lo scarto della canapa ottenuto dopo che la fibra tessile è stata pettinata. “ U tomìntu è llo ∫cartu ella cànnoa ”.
v. intr. Tuonare.
sf. Nasconderella; gioco di ragazzi nel quale uno di essi deve andare a caccia degli altri che si sono nascosti cercando di catturarne uno che poi prenderà il suo posto. “ E ffescéeno a ttopa, a bbriccone ”.
( pl. –i ) sm. Torchio di legno, di forma circolare, formato da assi di legno verticali che sostituiscono i piedi, e da una pressa che girando si abbassa e torce l’uva.
v. ind. pres. III p. s. Egli tossisce. “ Sénti, poeràcciu illu cri∫tiànu cόme tosscìssce ”.
( sing. –a ) sf. pl. Tovaglie. “ E cci fesceàmo e lenzòla, tovàgglie, pure camìsce ”.
( sing. –u ) sm. pl. Tovaglioli.
( sing. –a ) sf. pl. Mezzo per trasportare i covoni di grano, le fascine di legna, fieno ecc. , privo di ruote, che ricorda vagamente una slitta, costituito da due tronchi posizionati a “V”, uniti da traverse di legno. “ Co ggl-àsenu, co lle tràgglie, co lli pannélli ”.
( pl. –i ) sm. Tratturo; quello del Cicolano attraversava le zone di Pescorocchiano e Carsoli, raggiungendo la campagna romana.
( sing. –e ) sm. pl. Travi. “ A settant-anni se ncolléa pure i travi ”.
( pl. –e ) sf. Trecce.
v. ind. pres. III p. pl. intr. Tremano. “ me trèmeno le mani ”.
agg. Trenta. “ Aʓʓiènde e trénta quarànta maiali ”.
(pl. –ei) sm. Treppiedi.
( pl. –e ) sf. Rosmarino.
v. intr. Soffrire.
( pl. –i ) sm. Trifoglio.
v. ind. e imp. pres. II p. s. Egli trinca; trinca tu. “ Come trinca co llo vìnu “.
( pl. –e ) sf. Pancia. “ M-è vvenùta na trippa come na bbottiscèlla ”.
v. tr. Trebbiare. “ Pe ttrità se fa un gruppu de manόcchi, po se cce passa sopra co lli somàri, co lle vàcchi, co lli cavàlli; ∫chiaccémo a ∫piga e èssce fòri o ranu ”.
(pl. –e) sm Trivella.
( pl. –chi ) sm. Tronco.
avv. Troppo. “ Si ttrόppi ghiόttu ”.
( pl. –i ) sm. Tubo. “ A grondàia è cco m pézzu e tubbu ”.
sm. Tulle. “ Quesse copertìne elli monélli, de tulle ”.
( pl. –i ) sm. Ciuffo, capelli raccolti sulla nuca.
( pl. –chi ) sm. Granturco. “ Lli à e ghiànde, o turcu, i bbarbabbietoli, o ∫cartu che ffa lla famìgglia ”.
( pl. –i ) sm. Gomito.
v. tr. Spronare, Stuzzicare.
( pl. –i ) sm. Talpa.
( pl. –i ) sm. Toro.
v. intr. Tossire. “ Cerca e non tossce ”.
sf. Tosse. - convùrʓa . Tosse convulza.

U  u
u
ùa
uélla
uétta
uggèniu
umèra
unguéntu
unnèlle
ùnnula
unu
ùrdimu
urìa
urlà
urtsu
uscicà
usscìtu

art. det. m. sing.. Il  “ Se mettéa u pannu ellu ve∫tìtu ”.
( pl. –e ) sf. Uva.
( pl. –e ) sf. Uvaspina.
( pl. –e ) sf. Uva passa. “ Se bbaàttu quest-òa, gratti u formàggiu e mmìtti l-uétta ”.
n. pr. m. Eugenio. “ Appicciò a sigarétta Uggèniu ”.
( pl. –e ) sm. Vomere.
( pl. –i ) sm. Unguento.
( sing. –a ) sf. pl. Gonne ampie e lunghe del vestito tradizionale, tessute al telaio. “ E unnèlle e chiameàmo ”.
( pl. –e ) sf. Donnola.
agg. Uno. “ Chi nn-allèa tre, chi unu e cchi pe nniénte ”.
(pl. –i) agg.m. (femm. –a, -e) Ultimo.
( pl. –e ) sf. Bure o trave, elemento di sostegno dell’aratro.
v. tr. Urlare, anche in riferimento al verso del maiale. “ S-è mmissu a urlà u pόrcu ”.
( pl. –i ) sm. Orso.
v.tr. Mescolare.
( ha- ) v. ind. pass. pross. III p. sing. intr. Egli è uscito. “ U fόcu teneàmo, dècco u focu e bbasta, poi ha usscìtu o gasse, mo se capìssce, è ttuttu ppiù modérnu ”.

V  v
và∫ca
va∫chìttu
vaccarèlle
vaccàru
vacchétta
vàcchi
vacu
vàio
vàlle
vangà
vànga
vanghìttu
varicose
vatténne
vàu
vè∫pa
ve∫tìtu
vecchìttu
vécchiu
védovu
velénu
velòcce
véna
venàcci
venardì
venneggnà
véntu
venόcchiu
verdécchia
vérdi
vertécchie
vessìca
vetélla
vétru
vì∫chiu
vìdi
vìggna
vìnchju
vinciarélla
vìnu
viòla
viòla
violétte
vìpera
vìte
vògglia
voi
vòse

vràcciu
vόsce

( pl. –che ) sf. Fossa di scarico del mosto.
( pl. –i ) sm. Vasca della fontana.
( sing. –a ) sm. pl. Macchie che si formano sulle gambe dopo essere stati a lungo vicino ad una fonte di calore.
( pl. –i ) sm. Il guardiano delle vacche.
(pl. –e) sf. Tomaia molto morbida usata per fare le scarpe.
( sing. –a ) sf. pl. Vacche. – alle sàmpe v. vaccarèlle.
(pl. –i) sm. Chicco.
v. ind. pres. I p. s. intr. Io vado.” Vàio a bbevorà a vacca ”.
( pl. –i ) sf. Valle.
v. tr. Vangare.
( pl. –ghe ) sf. Vanga.
( pl. –i ) sm. Arnese agricolo più piccolo della vanga, usato per fare i buchi nel terreno.
( sing. –a ) agg. f. pl. ( m. –u, -i ). Varicose. “ E ttè pure e véne varicose ”.
v. intr. imp. (inf, ji) Vai via.
sm. Varco, entrata, passaggio.
v. ind. pres. II p. s. Tu vieni. “ Da ddo vé? ”.
( pl. –e ) sf. Vespa. “ M-ha moccicàtu na vè∫pa ”.
( pl. –i ) sm. Vestito tradizionale.
( pl. –i ) sm. dim. di vécchiu. Vecchietto. “ Era vécchiu, vécchiu, nu vecchìttu ”.
( pl. –i ) sm. Vecchio. “ Quillu vécchiu è ttuttu rugùsu ”.
( pl. –i ) agg. m. sing. ( f. –a, -e ). Vedovo.
( pl. –i ) sm. Veleno.
( pl. –cce ) sf. Varietà di fungo comunemente detto Vescia maggiore, il cui nome scientifico è Lycoperdon Giganteum.
( pl. –e ) sf. Vena.
( sing. –cciu ) sm. pl. Vinacce residui della spremitura dell’uva.
sm. Venerdì
v. tr. Vendemmiare. “ Iémo a vvenneggnà  .”
( pl. –i ) sm. Vento. “ Tèngo e mani screpolàte pe llo véntu ”.
( pl. –cchia ) sm. Ginocchio.
(pl. – e) sf. Palla di legno forata dove veniva inserito il fuso per facilitare la torcitura della canapa.
agg. m. sing. e pl. Verde; verdi. “ E’ vverdi ”.
( sing. –a ) sf. pl. Riferito al seno piccolo. “ Quella fémmona tè u péttu pìccolu, e vertécchie ”.
( pl. –che ) sf. Vescica, sacca a pareti membranose e sottili. Quella del maiale si utilizzava per contenere lo strutto.
( pl. –i ) sm. Vitello. “ S-ha a-ngrassà u vetéllu ”.
( pl. –i ) Vetro. “ U bboccàle e vétru ”.
( pl. –chi ) sm. Vischio.
v. ind. pres. II p. s. Tu vedi “ La vìdi sòreta ? ”.
sf. sing. e pl. Vigna.
(pl. –i) sm Ramoscello di salice molto flessibile usato per legare i tralci della vite e confezionare i cesti.
( pl. –e ) sf. Giunco. “ Co a vinciarélla se cce fa i cané∫tri e lle friscèlle ”.
( pl –i ) sm. Vino. “ Come trinca co llu vìnu ”.
( pl. –e ) sf. Viola.
agg. m. e f. sing. e pl. Viola.  – chiàru lilla.
( sing. –a ) agg. f. pl. ( m. –u, -i ). Viola. “ E corpétte chi lle tenéa viòla, chi bbrù ”.
( pl. –e ) sf. Vipera.
( pl. –i ) sf. Vite.
( pl. –e ) sf. v. golìa.
Pr. II p. pl. Voi. “ Voi séte casùcce, séte bbellùcce ”.
( sing. –a ) sf. pl. Uose, gambiere di stoffa alte fin sotto al ginocchio, separate dalle scarpe, simili ad alte ghette. A lato veniva applicata una serie di bottoni. “ Allora sci ∫téeno e vòse, co na bbottoniéra qua ”.
( pl. –ccia ) sm. v. ràcciu. “ Me ss-è ruttu nu vràcciu ”.
( pl. –i ) sf. Voce. “ Parléanu a vvosce bbassa ”.

Z  z
zanzàrra
zàppu
zeppolétta
ziccunìru
zìemu
zìetu
zinalόne
zinfasò
zìnne
zippulìttu
zìu
zòccole
ʓàmpa
ʓappatèrra
ʓappenu
ʓìgomu
ʓuccherièra
ʓuppa

( pl. –e ) sf. Zanzara.
(pl. –i) sm Maschio della capra.
(pl.-e) agg. f. Persona che ha da ridire su tutto e su tutti.
(pl. –i) agg. m. Persona dalla carnagione scura.
Mio zio.
Tuo zio.
( pl. –ùni ) sm. Il vestito dei bambini, indossato il giorno del battesimo, bianco, ricamato a mano.
avv. Alla rinfusa.
( sing. –a ) sf. pl. Seno. “ Che zzinne che tté ”.
(pl. –i) agg.m. Attaccabrighe, litigioso.
( pl. –i ) sm. Zio.
( sing. –a ) sf. pl. Topi di fogna.
( pl. –e ) sf. 1. Zampa. 2. Gamba.
sm. termine dispregiativo per indicare il contadino.
v. ind. pres. III p. pl. tr. Essi zappano. “ Mo non zàppenu ppiù ”.
( pl. –i ) sm. Zigomo.
( pl. –e ) sf. Zuccheriera.
( pl. –e ) sf. Zuppa.

Appendice












BIBLIOGRAFIA
Abbate E.

Almagià R.

Camera di Commercio Industria e Artigianato.

Campanelli B.


Cicerone M. T.

Colantoni L.

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Livio T.

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Gli Equi o un periodo di storia antica degli Italiani, Firenze 1866.

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Ab Urbe condita.

Memorie storiche della regione equicola, ora Cicolano, Rieti 1907.

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Epitome.

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Gli Statuti del Cicolano e lo itinerario di Corradino di Svevia, in “ Convegno storico abruzzese-molisano. Atti e memorie ”.  I, Casalborbino 1933.

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( RF. ) o Liber gemmiagraphus sive cleronomialis Ecclesiae Farfensis, di Gregorio di Catino, 5 voll. , a cura di Giorgi I. e Balzani U. , roma 1879 – 1892.

INDICE

CAP.

CAP.
CAP.








CAP.

CAP.

CAP.


CAP.
CAP.






CAP.
CAP.




CAP.
CAP.







CAP.











CAP.









CAP.




CAP.



























I

II
II








II

III

IV


V
V






VI
VI




VII
VII







VII











VII









VII




VIII






























1
2
3
4
5
6
7
8
9








1
2
3
4
5
6


1
2
3



1
1.2
1.3
1.4
1.5
1.6
1.7

2
2.1
2.2
2.3
2.4
2.5
2.6
2.7
2.8
2.9
2.10

3
3.1
3.2
3.3
3.4
3.5
3.6
3.7
3.8

4
4.1
4.2
4.3


Il Cicolano:  Aspetto Fisico

Il Cicolano: Cenni Storici
Gli Equicoli
Castaldato Cicolano
Il Cicolano e i Franchi
Le Invasioni Saracene
Abruzzo Citeriore – Abruzzo Ulteriore
Baroni Mareri
I Conti di Cicoli
La Rinascita del Cicolano
Il Brigandaggio
Conclusione

Strutture Economiche e Produttive del Cicolano

Presentazione del Punto di inchiesta:
S. Lucia di Fiamignano

La Scelta degli Informatori
Considerazioni Generali
Sesso
Età
Grado di Istruzione
Provenienza
Gli Informatori

Trascrizione dei Suoni
Suoni Vocalici
Suoni Consonantici
Sonorizzazioni e Desonorizzazioni ( Assordimenti )


Fenomeni Linguistici
Vocalismo
Dittongamenti
Metafonesi
Distinzione Tra –U ed –O Finali
Assenza di Anafonesi
Casi Particolari del Vocalismo Tonico
Casi Particolari del Vocalismo Finale

Consonantismo
Esiti di B E V
Esiti di D
Esiti di G
Esiti di C
Esiti di L
Rotacismo
Palatalizzazione di S Preconsonantica
Sonorizzazione delle Consonanti Sorde dopo Nasale
Assordimento delle Consonanti Sonore
Assimilazione

Fenomeni Generali
Aferesi
Apocope
Epentesi
Epitesi
Attrazione
Raddoppiamenti Consonantici Interni
Raddoppiamenti Sintattici
Scempiamenti Interni

Morfologia
Plurali Particolari
Aggettivi Unigeneri
Neutro di Materia

Dizionario, Lessico
A
B
C
D
E
F
G
I
L
M
N
O
P
Q
R
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